A Ferragosto, secondo uno studio della Fondazione studi consulenti del lavoro, a fronte di una richiesta di quasi 50mila lavoratori stagionali, all'appello ne mancano circa 22mila; pari al 46% del totale. Nell’estate della ripartenza, dopo il blocco causato dall’epidemia di Covid-19, c'è difficoltà a reperire lavoratori stagionali. È una problematica che da tempo stanno vivendo le imprese, ma che si è ulteriormente acuita questa estate. ra le imprese colpite ci sono quelle del turismo e le aziende agricole. In realtà il fenomeno riguarda ormai tutti i settori.
Per la Fondazione, a rendere ancora tutto più complicato per gli imprenditori, c'è anche la nuova procedura informativa da trasmettere ai neo assunti, entrata in vigore con il decreto Trasparenza. La prima voce di protesta è stata quella del presidente di Confagricoltura Massimo Giansanti: «Ringraziamo il ministero del Lavoro Andrea Orlando per la circolare licenziata sui nuovi obblighi in materia di informazioni da fornire ai lavoratori all’atto dell’assunzione - ha dichiarato ironicamente Giansanti - Avevamo chiesto una proroga. A questo punto, dobbiamo rilevare che restano irrisolti i problemi aggiuntivi a carico delle imprese agricole nel corso di un’annata assolutamente eccezionale».
Lavoro, a Ferragosto mancano 22mila lavoratori stagionali
In particolare, in questo periodo dell'anno la criticità nel trovare personale riguarda le imprese turistiche e quelle agricole (è iniziata la raccolta della frutta e degli ortaggi), ma in realtà è tutto il mondo del lavoro a percepire la carenza di lavoratori stagionali. Secondo una ricerca della Fondazione studi consulenti del lavoro su una richiesta complessiva di 50mila stagionali, all'appello ne mancano ancora 22mila (pari al 46% del totale).
La carenza di cuochi, camerieri e addetti agli stabilimenti balneari (ad agosto la percentuale è del 32%) rappresenta una fetta importante di un fenomeno diffuso, tuttavia, anche tra gli altri profili (operai specializzati in edilizia, conduttori di mezzi di trasporti, tecnici dell’ingegneria) e che risulta molto complesso e difficile da incasellare per i molteplici fattori che lo determinano
Ma non è l'unica criticità: c'è anche la burocrazia. Il datore di lavoro che riuscisse nell'"impresa" di reperire cuochi, camerieri, bagnini e coltivatori si troverebbe alle prese, in fase di assunzione, con una corposa informativa da compilare e trasmettere al lavoratore, come prevede il decreto Trasparenza di recepimento della Direttiva comunitaria 1152/2019.
Le proteste di Confagricoltura: «Grazie ministro Orlando...»
Le proteste per la nuova misura introdotta nel decreto Trasparenza non sono marcate. Tra i primi a manifestate il proprio dissenso Massimo Giansanti, presidente di Confagricoltura: Ringraziamo il ministero del Lavoro per la circolare licenziata sui nuovi obblighi in materia di informazioni da fornire ai lavoratori all’atto dell’assunzione - ha detto con fare ironico - Avevamo chiesto una proroga. A questo punto, dobbiamo rilevare che restano sostanzialmente irrisolti i problemi aggiuntivi a carico delle imprese agricole nel corso di un’annata assolutamente eccezionale. Non intendiamo certo contestare gli obiettivi del decreto legislativo che, peraltro, trova fondamento in una direttiva dell’Unione Europea. Resta il fatto che le imprese agricole sono chiamate a far fronte a nuovi oneri burocratici relativi, in particolare, ai lavoratori stagionali, mentre la siccità ha imposto una revisione urgente dei programmi di assunzione per anticipare le operazioni di raccolta e salvaguardare le produzioni».
Giansanti ha spiegato che l'associazione «sta fornendo la massima assistenza alle nostre strutture territoriali – sottolinea il presidente di Confagricoltura – per evitare l’irrogazione delle sanzioni previste in caso di mancato o parziale adempimento degli obblighi, con l’auspicio che le autorità competenti tengano conto delle difficoltà operative che stiamo affrontando. Superata questa fase decisamente critica, presenteremo alcune proposte di semplificazione degli obblighi in questione che, a nostro avviso, dovrebbero essere inquadrati nell’ambito dei contratti collettivi per assicurare il rispetto di tutti i diritti dei lavoratori».
La mancanza di profili per le imprese rischia di aggravarsi drammaticamente
Il fenomeno della carenza di profili, monitorato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, costituisce una tendenza che caratterizzerà il mercato del lavoro nei prossimi sei mesi e che rischia di far mancare all'appello 1 milione e 350mila lavoratori entro il 2026, a fronte di una domanda di 4,3 milioni di posti da occupare.
Un dato importante che certifica un fenomeno più generale di allontanamento dal lavoro che ha diverse cause, tra cui il rifiuto di lavori a bassa remunerazione, l’aumento del numero dei percettori di sussidi pubblici, come il Reddito di Cittadinanza, durante la pandemia o, più semplicemente, un cambiamento delle priorità di vita che ha portato le persone a privilegiare il benessere individuale