Il settore dell’enoturismo è in espansione; può fare da volano al turismo italiano e rilanciarlo dopo due anni di grande crisi. Per questo il mondo del vino ha rivolto alle istituzioni un accorato appello: "creare un Osservatorio permanente", un ente che possa fornire alle cantine dati precisi che siano supporto agli investimenti e che permettano di realizzare un piano di promozione e comunicazione nazionale sul turismo in vigna e in cantina. Per l’occasione a Roma è stato inoltre presentato il manuale “Viaggio nell’Italia del vino Osservatorio Enoturismo: normative, buone pratiche e nuovi trend”. Dallo studio sono emerse cinque parole chiave su cui puntare per il rilancio del settore: comunicazione, formazione, promozione, digitalizzazione e monitoraggio.
Il viaggio nell’Italia del vino per un Osservatorio sull’enoturismo
Il volume “Viaggio nell'Italia del vino Osservatorio Enoturismo: normative, buone pratiche e nuovi trend", scritto dal senatore Dario Stefàno e da Donatella Cinelli Colombini con le Associazioni Città del Vino e Le Donne del Vino, presentato a Palazzo Giustiniani, dimostra come l'enoturismo sia in forte crescita e che proprio per questo si avverta l'esigenza di spingere su aspetti chiave come comunicazione, formazione e promozione ma anche digitalizzazione e monitoraggio.
Alla presentazione del libro è così emerso l'appello delle cantine alle istituzioni per la nascita di un Osservatorio permanente che monitori e fornisca dati utili.
Il Governo era presente all’incontro con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, con il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, con l’Ad di Enit Roberta Garibaldi. C’erano poi il presidente nazionale di Assoenologi Riccardo Cotarella, quello dell' Associazione Nazionale Città del Vino Angelo Radica, nonché Denis Pantini e Roberta Gabrielli di Nomisma.
I numeri del volume
Il testo elabora infatti i dati emersi dall'indagine Nomisma-Wine Monitor svolta in 150 cantine di 92 Comuni e dimostra come sia necessario far emergere le potenzialità del mondo del vino anche nel settore enoturistico, con un piano di comunicazione e promozione nazionale. Serve infatti uno strumento per compiere un salto di qualità e che comprenda corsi di formazione per gli addetti alle cantine e maggiore digitalizzazione nelle aree rurali.
Lo studio analizza dall’incidenza delle attività di accoglienza sul fatturato delle cantine per aree geografiche, alla comunicazione aziendale dedicata, dalla provenienza al target degli enoturisti, dalle esperienze enoiche proposte alla spesa dell’enoturista, dai servizi delle cantine alle azioni svolte dai Comuni, dai punti di forza alle aree di miglioramento.
«Dall’indagine è emerso come la crescita dell’enoturismo in Italia possa essere ricondotta a cinque parole chiave in grado di riassumere esigenze e priorità per lo sviluppo di tale attività – hanno dichiarato Denis Pantini e Roberta Gabrielli di “Nomisma-Wine Monitor” – vale a dire promozione, comunicazione, formazione, digitalizzazione e monitoraggio, quest’ultimo obiettivo traducibile in un Osservatorio permanente in Italia in grado appunto di monitorare, analizzare e indirizzare i risvolti di un fenomeno dalle enormi potenzialità socio-economiche non solo per le imprese vitivinicole ma per interi sistemi locali e territoriali del Bel Paese».
L’appello: «Serve un monitoraggio costante»
Un'indagine, che è la prima su un numero rilevante di attori dell’offerta enoturistica e che - come ha sottolineato Dario Stefàno - «offre spunti di riflessione e input di tipo più pragmatico, utili ai produttori per scegliere come agire, ma anche ai soggetti istituzionali e dei servizi che intendono supportare la crescita esponenziale di questo comparto e per i giovani che vogliono affacciarsi a questo mondo con competenza. Serve un monitoraggio costante e tecnico su questo tema, in chiave di programmazione e strategia».
Per la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati - "Il vino è il prodotto della terra che più racconta il territorio, il paesaggio, il mosaico di colori e di profumi del nostro Paese ma anche le energie umane e la passione nel produrlo. E questo avviene sia nel mondo artigianale che nelle grandi cantine. Fare vino è un mestiere che si è fatto arte. La filiera è esempio di sostenibilità e modello di sviluppo economico e sociale anche nel momento attuale di fragilità per l'emergenza sanitaria accentuata dalla crisi economica e dalla siccità, Dobbiamo ritrovare fiducia nell'Italia del vino e riflettere sulle migliori strategie anche legislative con sinergia per un maggiore sviluppo e nuove opportunità".
Le manager del vino: punto di forza del mercato dell’enoturismo
Donatella Cinelli Colombini, autrice già di un primo manuale sull'enoturismo scritto a quattro mani con il senatore Dario Stèfano, autrice della sezione sulle buone pratiche enoturistiche post pandemia, ha sottolineato il carattere rivoluzionario dell’indagine che, per la prima volta, fotografa secondo i generi i ruoli nella filiera produttiva del vino: «Le donne sono il 14% di chi lavora in vigna e in cantina - ha detto - Ma rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nel marketing e comunicazione (80%) del commerciale (51%) e del turismo (76%). Sono le donne a trasformare il vino in euro. Bisogna dare loro più valore perchè significa dar valore all'Italia. Con Stefàno con questo libro volevamo dare un esempio di quella che dovrebbe essere una cabina di regia sulle reali richieste della domanda di enoturismo e suggerire le buone pratiche alle aziende».
Commenta Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia: «Il libro certifica l'impegno delle Donne del Vino in un settore tanto strategico perla loro capacità di promozione culturale e fattiva di un nuovo ruolo, che è una messa in evidenza delle nostre eccellenze con lo sguardo femminile. È in linea anche con la prima strategia nazionale per la parità di genere che riconosce nell'ambito agricolo femminile uno degli asset di investimento come quelli previsti dal PNRR».
Il ministro del Turismo Garavaglia: «Dobbiamo capire il profilo dell’enoturista tipico»
L’indagine Nomisma analizza vari aspetti: dall’incidenza delle attività di accoglienza sul fatturato delle cantine per aree geografiche, alla comunicazione aziendale dedicata, dalla provenienza al target degli enoturisti, dalle esperienze enoiche proposte alla spesa dell’enoturista, dai servizi a servizio alle azioni svolte dai Comuni, dai punti di forza alle aree di miglioramento. «Ma bisogna rivedere l'organizzazione e capire quale enoturista è da intercettare - ha detto il ministro del Turismo Massino Garavaglia - E cosa facciamo noi delle istituzioni? Anche se quest’anno abbiamo dati positivi, non dobbiamo accontentarci perchè il vino è territorio, ma anche opportunità. Per la prima volta in Italia, avremo il Congresso Mondiale dell’Enoturismo ad Alba. E a Sorrento abbiamo ospitato 160 giovani stranieri nel congresso mondiale del Turismo Accessibile, e li abbiamo ascoltati sui temi della sostenibilità e dell'accessibilità. Importante raccontare anche a loro cosa c'è dietro a una bottiglia di vino».
Il ministro Patuanelli: «Dobbiamo lavorare su formazione, promozione, innovazione e sostenibilità»
«L’enoturismo è motore consolidato di sviluppo del turismo anche nelle aree rurali e permette di valorizzare le zone meno conosciute del territorio, favorendo una forma di turismo lento sempre più apprezzato in Italia e all’estero. Lo ha detto Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che ha evidenziato la nostra ricchezza varietale di 582 vitigni contro i 210 dei francesi. «Ma per rafforzarne la forza attrattiva - ha sottolineato - dobbiamo lavorare su formazione, promozione, innovazione e sostenibilità. Importante però sia recepito da tutte le regioni il decreto ministeriale sull'enoturismo del 2019 per condividere obiettivi e strategie comuni e una visione omogenea del territorio e dei servizi. Proprio per questo credo che un osservatorio per l’enoturismo a livello centrale possa rappresentare un’occasione per mettere a sistema le diverse competenze e gli strumenti a disposizione nonché le opportunità derivanti dalla PAC e dal PNRR per progettare in maniera condivisa il percorso di sviluppo del settore».
Per Roberta Garibaldi, AD di Enit: «Il consolidamento del posizionamento del turismo legato al vino richiede un assetto istituzionale che non solo ne preservi e custodisca le peculiarità, ma che ne estenda la portata. Enit per conto di due ministeri: del Turismo e delle Politiche Agricole sta curando le linee strategiche sul turismo enogastronomico anche in vista del congresso di Alba». Angelo Radica, presidente Associazione Nazionale Città del Vino ha elogiato il volume precisando che la rete che comprende 480 città fin dalla sua fondazione 18 anni fa svolge un ruolo di analisi del comparto, volendo essere una road map, una guida. «Ma questo rapporto - ha detto - si arricchisce con i temi della formazione e dell'accessibilità anche immateriale, attraverso la digitalizzazione».
Assoenologi: «Il vino è cultura e tanta passione, dobbiamo tutelarlo»
Per Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi: «Il vino non è una bevanda. È un elemento di cultura, di passione, di amore e simbolo del nostro Paese agricolo. Tutte le regioni hanno il loro dialetto vitivinicolo. Resto ancora sorpreso da tutta questa ricchezza inesauribile che purtroppo pecchiamo nel raccontarla perchè l'aspetto sensoriale non basta, completa solo il cerchio. Il vino senza comunicazione è insignificante. L’uva è frutto della natura, il vino è opera dell’uomo e della sua scienza. È l’unico prodotto dell’agricoltura che invecchia e migliora. Il vino ha in sé qualcosa di spirituale».