La carenza del personale è una piaga che sta colpendo duramente ristorazione e accoglienza. Mancano, secondo il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, 250mila lavoratori e nessuno sembra riuscire a trovare una soluzione. Il problema sta colpendo, suo malgrado, anche la pasticceria.
A confermarlo è anche Paolo Sacchetti, vicepresidente dell'Accademia Maestri Pasticceri Italiani e pasticciere del Nuovo Mondo di Prato.
Paolo Sacchetti
Carenza di personale: il punto di vista di Paolo Sacchetti
«Anche per noi manca personale - sottolinea Sacchetti - Le colpe o le ragioni in questo caso non stanno mai da una parte sola».
Da dove partire? «Dallo sfruttamento dei ragazzi che uscivano dalle scuole - prosegue il pasticciere - Si è esagerato, con orari che li hanno scoraggiati nel proseguire in questa professione. Anche se il problema di fondo è un altro: le motivazioni».
Sacchetti attinge alla sua storia personale. Lui che non viene da una famiglia "con le mani in pasta", ma da una storia contadina. «Il sogno di tutti è mettersi in proprio - aggiunge - La mia generazione l'ha fatto, chi sfruttando il fatto di avere la pasticceria di famiglia, ma anche chi come me non l'aveva. Per farcela abbiamo fatto sacrifici, imparando il mestiere, pagati più o meno bene. Ora è tutto più difficile, per fare qualcosa da soli ci vogliono molti più soldi».
Lo Stato e la volontà
Un problema, quello di cui parla Sacchetti, che è sia economico sia burocratico. «I ragazzi che vengono in stage da noi vedono la fatica che facciamo e si accorgono che alla fine non rimane nulla, anche ai pasticcieri di successo, perché lo Stato si prende tutto. Serve ridurre il cuneo fiscale - spiega - Anche perché se ho la possibilità di mettere più soldi per il dipendente, è più facile che si senta incentivato a rimanere».
Un tema di certo non nuovo, anzi ricorrente. Così come quello legato all'atteggiamento dei giovani nei confronti del lavoro. «Ai ragazzi di oggi piace stare a casa nel fine settimana - evidenzia - Vogliono fare gli aperitivi e non lavorare nei fine settimana, come fosse una cosa dovuta. Ma dal niente non arriva niente. I miei genitori, che erano contadini e come tanti hanno contribuito a fare l'Italia, l'hanno fatta lavorando, non stando fermi».
E allora la soluzione qual è? «Far capire che è il momento di rimboccarsi le maniche e darsi da fare, altrimenti lo farà qualcun altro per loro - conclude Sacchetti - Chi ha più fame e più voglia. Così i nostri giovani avranno problemi a trovare lavoro».