Potrebbe presto aggiungersi un nuovo capitolo nella "guerra" tra alberghi e aziende che operano nel settore degli affitti brevi tramite i portali online, sollevato dal Corriere della Sera.
L'ultimo caso riguarda un emendamento all'esame nel Decreto Taglia prezzi. È stato presentato dal senatore di Forza Italia Massimo Mallegni, albergatore di professione. La modifica al testo di legge dispone che i portali, come AirBnb o Booking, che offrono un servizio di prenotazione turistica online, debbano applicare un tetto massimo dell'8% al prezzo inserito. Il provvedimento taglierebbe di fatto drasticamente i guadagni delle piattaforme digitali.
Sarebbe di fatto il primo provvedimento in Europa e si presterebbe a possibili ricorsi perché limiterebbe la libertà di iniziativa economica e di impresa, oltre che la libera concorrenza. Un provvedimento che le agenzie internazionali specializzate nel settore degli affitti brevi non esiterebbero a impugnare.
Prenotazioni turistiche online: proposto un tetto sulle commissioni
All'esame del decreto legge Taglia prezzi c'è un emendamento proposto dal senatore di Forza Italia Massimo Mallegni, alberatore di Pietrasanta. La modifica dispone che aziende come AirBnb e Booking, che offrono un servizio di prenotazione turistica online debbanno applicare a ogni prenotazione una percentuale massima dell'8% sul prezzo. L'idea dell'emendamento nasce di fatto per spezzare il monopolio che i portali avrebbero ormai assunto grazie al fato che ormai la maggior parte delle prenotazioni avviene tramite la Rete.
Sull'emendamento c'è già l'ombra di un ricorso
Se la proposta di Mallegni venisse approvata si tratterebbe della prima in Europa. Le grandi piattaforme europee potrebbero però fare ricorso all'Antitrust o alla Corte di giustizia europea in quanto l'emendamento limitarebbe la libertà di iniziativa economica e di impresa, oltre che la libera concorrenza.
Gli ultimi contenziosi
Un recente contenzioso che ha coinvolto un'azienda specializzata del settore e le istituzioni riguarda AirBnb. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che AirBnb dovrà comunicare alle autorità tributarie di Bruxelles alcuni dati relativi agli affitti delle sue strutture.
La vicenda risale al 2017, quando le autorità tributarie della regione di Bruxelles avevano chiesto alla compagnia specializzata negli affitti brevi di comunicare le informazioni turistiche avvenute in quell'anno. Airbnb si era opposta e aveva fatto ricorso alla Corte costituzionale belga. Il Tribunale a sua volta si era rivolto alla Corte europea.
Per Airbnb la richiesta di Bruxelles violerebbe le regole europee sulla libera prestazione dei servizi. Alla fine la Corte di giustizia europea ha dichiarato che la legge belga non è contraria al diritto comunitario e ha quindi dato torto ad Airbnb. Ora la questione verrà sottoposta alla corte costituzionale belga, perché si pronunci in merito.
La sentenza potrebbe avere conseguenze anche in altre nazioni europee in quanto nel diritto dell’Ue la direttiva sul commercio elettronico non si applica alle norme fiscali, che sono invece quelle coinvolte nelle vicenda di Airbnb.
C'è poi il caso di Roma con Airbnb ha dovuto versare 70mila euro al Comune di Roma che aveva fatto ricorso alla Corte dei conti.
Nel 2020 azienda e Comune avevano firmato un accordo per raccogliere la tassa di soggiorno e la comunicazione dei dati sulle locazioni. Alla fine Roma aveva ricevuto 5,9 milioni di tasse di soggiorno, ma non i dati. Da qui la richiesta di rivolgersi alla Corte dei conti e alla recente ammissione da parte di Airbnb di aver fatto un errore di calcolo sui precedenti versamenti.