Sono pronti a tenere chiusi gli ombrelloni, anche per qualche giorno, nonostante si è ormai in piena stagione estiva, se prima non riceveranno risposte chiare. La scelta di rinviare la questione relativa agli indennizzi destinati ai gestori in caso dovessero perdere le concessioni balneari, ha lasciato delusi e amareggiati gli operatori del settore.
Ce l’hanno con i membri della maggioranza, che per non scontentare il premier Mario Draghi, che minacciava di apporre il voto di fiducia al Ddl Concorrenza (nel quale è inserito anche l'articolo sulle concessioni balnearie), hanno deciso di non decidere, rinviando di fatto la parte più importante della questione. Il Disegno di legge Concorrenza dovrebbe infatti essere approvato lunedì 30 maggio, mentre la questione legata alle norme per regolare gli indennizzi verrà discussa nei futuri decreti.
La volontà degli addetti ai lavori è di ottenere subito un tavolo di confronto con i politici e i rappresentanti delle varie commissioni. E se così non fosse scatterà la protesta. Lunedì 30 maggio il Sindacato italiano balneari (Sib) ha convocato una riunione al termine della quale si deciderà se chiudere spiagge, ombrelloni e lettini.
I balneari bocciano l’accordo del Governo e sono pronti a chiudere le spiagge
L’emendamento di maggioranza al Ddl Concorrenza è una scelta di compromesso non risolutiva. Gli attuali gestori delle concessioni balneari non sanno infatti come verranno regolati gli indennizzi, previsti in caso di perdita della concessione, a carico del subentrante, quando verranno indette le nuove gare, che dovranno partire entro il 2023.
«Le imprese del comparto balneare al momento restano così in una grave situazione di incertezza». È quanto ha riportato Fiba Confesercenti in una nota, esprimendo la sua delusione in merito al provvedimento scaturito dopo tante ore di dibattito parlamentare.
«Il Governo - si legge nella nota - ha deciso di non decidere rimettendo nelle mani di futuri decreti legislativi le sorti del nostro settore. Non è sicuramente il provvedimento di cui avevamo bisogno. Avevamo chiesto invece un intervento equilibrato che prevedesse la mappatura delle spiagge, la possibilità di avere la prelazione a parità di offerta e il riconoscimento del valore degli investimenti e dell’avviamento. L’unico aspetto positivo, l’inserimento nel decreto degli indennizzi per i concessionari uscenti. Tuttavia, rimaniamo in un limbo di indeterminatezza insostenibile per le imprese e le famiglie. È doveroso garantire il tempo necessario per permettere al settore di organizzarsi: anticipare la scadenza delle concessioni dal 2033 al 2023 è stato un bel salto indietro, la nostra vita imprenditoriale è stata improvvisamente accorciata di dieci anni».
La richiesta: «subito un tavolo di confronto»
I balneari vogliono quindi avere le idee chiare al più presto e vogliono quindi un confronto immediato.
«Quello che chiediamo è un tavolo di confronto serio sui decreti attuativi, ma non escludiamo forme di protesta radicali che possono andare da mezza giornata di chiusura degli ombrelloni a due o tre giorni di serrata», ha dichiarato Maurizio Rustignoli, presidente delle imprese balneari di Fiba Confesercenti al Corriere della sera. «Chiudere è la cosa più mortificante per un imprenditore, però in una situazione in cui non si riesce ad avere un’interlocuzione con la Presidenza del Consiglio non rimane altro da fare».
Il Sindacato balneari: «Non siamo stati ascoltati»
Il Sindacato balneari ha indetto una riunione lunedì 30 maggio nella quale si deciderà se indire o meno la serrata degli ombrelloni. «Le richieste delle organizzazioni sindacali e le considerazioni delle Regioni e dei Comuni, che pure sono le uniche istituzioni competenti in materia e saranno chiamate ad applicare disposizioni confuse pasticciate, sono rimaste inascoltate. Nessuno dei 226 subemendamenti presentati da ogni forza parlamentare è stato preso in considerazione o almeno discusso», ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari.