Ultime ore, come da copione, per evitare una drammatica crisi di governo sulle concessioni balneari. giovedì mattina é previsto il voto in Senato ma mercoledì sera tutto era ancora in alto mare: non c’è ancora accordo nella maggioranza e il nodo resta sempre la definizione del «valore residuo» su cui si calcolano gli indennizzi.
Una prima bozza di accordo prevede che le spiagge siano messe a gara entro la fine del 2023, salvo quelle per le quali è in corso un contenzioso davanti ai tribunali. Per gli attuali gestori è previsto un indennizzo e proprio sul calcolo di questa cifra si è arenata la trattativa tra i partiti di maggioranza. Il centrodestra vuole aumentare la percentuale ( dal 40% del valore patrimoniale degli investimenti), mentre i 5 Stelle sono contrari.
Fin dall’inizio Forza Italia e Lega hanno chiesto di considerare il valore complessivo dell’impresa, che includesse quindi beni immobiliari e mobiliari, compreso l’avviamento commerciale. Ma nell’ultima versione proposta dal governo verrebbe considerato il valore dell’impresa al netto degli ammortamenti.
Sulla questione delle concessioni balneari, inserita nel ddl concorrenza, la scorsa settimana Mario Draghi aveva posto un out-out e aveva posto la scelta del voto di fiducia in mancanza di una intesa. E questo perché c’è il rischio che se non passa la riforma, l’Italia potrebbe perdere i 200 miliardi di finanziamenti europei del Pnrr.