Con l’estate in arrivo c’è un tema che si fa sempre più caldo: quello delle gare per le concessioni balneari. Il governo sta lavorando sulla definizione di un periodo transitorio fino al 31 dicembre 2025, rispetto al termine delle proroghe attualmente fissato a fine 2023, prima di riassegnare le concessioni balneari tramite gare pubbliche. Un periodo che il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha definito ragionevole.
Sulle concessioni il Governo studia la proroga al 2025
Impossibile fare tutto in un anno
Questa, dunque, la linea sul cui si sta muovendo il ministero del Turismo, anche se la strada è tutt’altro che semplice in quanto serve avere un via libera, almeno informale, dalla Commissione europea. Ma non solo: va studiata la compatibilità con la sentenza del Consiglio di Stato che aveva limitato al 2023 le possibili proroghe rispetto alla scadenza fissata dal governo Conte-1 al 2033. In ogni caso la correzione è comunque in esame.
In questo modo, come riporta il Sole 24 Ore, si accoglierebbero in parte le richieste parlamentari di modificare l’emendamento governativo che fissa i criteri della delega per l’impostazione delle nuove gare, portando come tesi la difficoltà di rispettare i tempi: i decreti delegati arriverebbero, infatti, solo entro dicembre e resterebbe soltanto un anno per completare le procedure di gara in tutti i Comuni, senza considerare la necessità di completare la mappatura delle attuali concessioni. «Avere un solo anno per completare le procedure, in tutti i Comuni italiani, relative alle manifestazioni di interesse per le concessioni balneari, diventa complicato», ha detto chiaramente Garavaglia.
L’ipotesi transizione lunga
La transizione lunga sembra, dunque, essere l’unico modo per uscire dall’impasse in cui si trova il Ddl. Anche se ciò, al tempo stesso, sarebbe un colpo significativo all’intero provvedimento, che già rischia di essere ridimensionato nella delega per la riforma dei servizi pubblici locali.
La correzione allo studio cancella l’obbligo per gli enti locali di motivare in anticipo, all’Antitrust, la scelta di gestire i servizi in-house quindi senza gara. Resterebbe solo la motivazione ex post, già prevista e poco efficace ai fini concorrenziali.
La maggioranza, però, propone addirittura una motivazione a doppio senso: gli enti locali dovrebbero motivare non solo l’in-house ma anche la scelta opposta di mettere i servizi a gara.
Il fronte degli indennizzi
Un altro tema su cui al momento si sta lavorando è quello degli indennizzi: gli imprenditori che hanno investito sulla base della scadenza al 2033, poi annullata, chiedono, infatti, che in caso di passaggio di mano della concessione, l’eventuale subentrante riconosca economicamente l’intero valore aziendale dell’impresa privata. Ma il difficile è definire dei criteri oggettivi per calcolarlo. Senza dimenticare che la Commissione europea ha più volte espresso perplessità su questo meccanismo, giudicandolo una forma indebita di vantaggio per i concessionari uscenti.
Insomma… per il momento, stessa spiaggia, stessi dubbi.