Una buona notizia per il Made in Italy: l’obbligo di indicare la provenienza dell’ingrediente principale dei prodotti in vendita, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta è stato prorogato. I ministri dell'Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Francesco Lollobrigida, delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci, hanno firmato, infatti, il decreto interministeriale che proroga fino al 31 dicembre 2023 i regimi sperimentali dell'indicazione di origine alla luce delle consultazioni in corso sulla modifica del regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo per le informazioni ai consumatori.
L'80% degli italiani verifica in etichetta gli ingredienti di cui si compongono gli alimenti da acquistare
Scelta importante a tutela dei consumatori
Un provvedimento, fortemente atteso e voluto anche dalla Coldiretti, che, sottolinea il ministro Lollobrigida, pone l'Italia all'avanguardia sulla trasparenza delle informazioni ai consumatori. Si tratta di assicurare un regime di etichettatura sull'origine dell'ingrediente primario per questi alimenti ancora per un anno, in attesa delle decisioni Ue. «Vogliamo che i cittadini siano sempre nelle condizioni di effettuare scelte consapevoli, complete anche di indicazioni chiare sull'origine delle materie prime degli alimenti - afferma Lollobrigida - L'attuazione del regolamento sulla provenienza delle materie prime ha dimostrato che l'indicazione obbligatoria risponde bene alle richieste dei consumatori e che la nostra nazione è all'avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni in etichetta. Come Masaf continuiamo a lavorare per difendere i nostri prodotti contro l'introduzione di sistemi di etichettatura fuorvianti e dannosi che eliminano l'elemento della qualità come metodo di discernimento di un prodotto e contro ogni cibo sintetico e creato in laboratorio».
Coldiretti: A Natale comprate italiano
Soddisfatta la Coldiretti che con il presidente Ettore Prandini lancia l’appello a compare italiano: «In questi giorni di festa chiediamo agli italiani di sostenere il consumo di prodotti alimentari Made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro ed il territorio nazionale in un momento di difficoltà» chiede Prandini nel sottolineare l’importanza di «aiutare una filiera che vale 580 miliardi di euro, dà lavoro a 4 milioni di persone in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 360mila locali della ristorazione».
«Una scelta garantita dal fatto che - continua Prandini - l’agricoltura italiana è leader europea per qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare con il primato Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (396), 526 vini Dop/Igp e 5.450 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori».
L’importanza dell’origine in etichetta
Per la Coldiretti, la firma del decreto interministeriale sull’etichettatura di origine rappresenta un passo determinante per impedire che vengano spacciati come Made in Italy prodotti ingredienti di bassa qualità provenienti dall’estero che non rispettano i rigidi paramenti di qualità di quelli nazionali. L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002. In questo modo si garantisce trasparenza sulla reale origine su prodotti base della dieta degli italiani che rappresentano circa ¾ della spesa, ma resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.
L’80% degli italiani guarda l’etichetta
Il provvedimento interministeriale risponde alle richieste di quell’80% di italiani che, secondo il rapporto Coldiretti/Censis, verifica in etichetta gli ingredienti di cui si compongono gli alimenti da acquistare. Poiché nel quotidiano l’alimentazione è uno dei motori del benessere soggettivo, gli italiani sono sempre a caccia delle informazioni che rendono possibile per un determinato prodotto alimentare la tracciabilità, intesa come la trasparenza su provenienze e connotati dei processi produttivi e distributivi.
L'Italia all'avanguardia sulla trasparenza delle informazioni ai consumatori
C’è anche la battagli ai cibi sintetici
L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha infatti il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’Ue poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei. Una battaglia che si affianca a quella contro i cibi sintetici, dalla carne al latte, dai formaggi al pesce, nettamente rifiutati da oltre 8 italiani su 10 (84%) che, secondo l’indagine Coldiretti/Censis, sono contrari all’idea di cibi prodotti in laboratorio da sostituire a quelli coltivati in agricoltura.