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Per la flat tax l’Italia attende un sì dall’Europa

Per l’incremento della soglia della flat tax da 65mila a 85mila euro manca ancora l’ok dell’Ue. L'Italia chiede all'Ue di anticipare una misura che è già prevista da una direttiva europea, ma a partire dal 2025

 
29 novembre 2022 | 11:11

Per la flat tax l’Italia attende un sì dall’Europa

Per l’incremento della soglia della flat tax da 65mila a 85mila euro manca ancora l’ok dell’Ue. L'Italia chiede all'Ue di anticipare una misura che è già prevista da una direttiva europea, ma a partire dal 2025

29 novembre 2022 | 11:11
 

Non solo sui Pos, anche sulla Flat tax il Governo Meloni è in attesa di un sì dall’Europa. E se la decisione del Governo di innalzare a 60 euro il tetto entro il quale un commerciante può rifiutare un pagamento elettronico non è piaciuta a Bruxelles, che l'ha “congelata”, ora ci si domanda se anche la nuova tassa piatta potrebbe essere a rischio per il 2023. Come sappiamo, il Governo vuole che la tassa piatta del 15% (che richiama cioè a una tassa facile e comprensibile) sia utilizzabile anche da chi ha un fatturato fino a 85mila euro (e in parte anche oltre), a partire dal periodo d’imposta 2023. Ma qui c’è il ma: tale incremento sarà subordinato «al rilascio di una specifica misura di deroga da parte delle competenti autorità europee. Tale richiesta, presentata il 4 novembre, è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee». In pratica l’Italia è inattesa di sapere se avrà l’ok da parte dell’Europa ad anticipare di due anni una misura che è già da una direttiva europea, ma a partire, appunto, dal 2025.

L'Italia chiede dunque l'autorizzazione ad anticipare sulla flat tax Flat tax nel 2023? Per il via si attende un ok dall’Europa

L'Italia chiede dunque l'autorizzazione ad anticipare sulla flat tax


Flat tax nel 2023 voluta dal Governo Meloni

Intanto andiamo con ordine e vediamo come potrebbe essere la flat tax che il Governo Meloni vuole a partire dal prossimo anno: per autonomi e partite Iva sarà applicata l’aliquota del 15% sugli incrementi di utile fino a 40mila euro rispetto ai maggiori utili registrati nella media dei tre anni precedenti. Il testo della bozza dice: «I contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni possono applicare, in luogo delle aliquote per scaglioni» Irpef «un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali calcolata con un’aliquota del 15% su una base imponibile, comunque non superiore a 40mila euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare». L’innalzamento della soglia della tassa salirà fino a 85mila euro (rispetto agli attuali 65 mila). La misura prevede che fino a 100mila euro il contribuente possa proseguire con il regime forfetario per l’anno in corso, ma perde il beneficio dall’anno successivo. Mentre per cifre sopra ai 100mila euro, già dal 2023 l’agevolazione andrà persa.

 


Si attende l’ok dell’Europa ad anticipare

Ma come dicevamo ma per l’incremento manca ancora l’ok dell’Ue (la richiesta di deroga, presentata il 4 novembre «è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee»). Si attendono segnali...

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