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La rinascita degli agriturismi. Il segreto? Un'offerta sempre più ampia

L'Istat ha analizzato nel dettaglio il 2021 degli agriturismi italiani. Gli arrivi hanno superato i 3 milioni, con il ritorno degli stranieri. Le strutture che hanno retto al meglio sono quelle multifunzionali

 
22 novembre 2022 | 16:27

La rinascita degli agriturismi. Il segreto? Un'offerta sempre più ampia

L'Istat ha analizzato nel dettaglio il 2021 degli agriturismi italiani. Gli arrivi hanno superato i 3 milioni, con il ritorno degli stranieri. Le strutture che hanno retto al meglio sono quelle multifunzionali

22 novembre 2022 | 16:27
 

La pandemia ha sconvolto il mondo e con esso il modo di fare turismo. Da questa tempesta gli agriturismi sembrano però esserne usciti non solo vivi, ma addirittura rinforzati. Il motivo? L’agriturismo, indipendentemente dalla sua ubicazione geografica, rappresenta da sempre un “luogo” dove è possibile scoprire “sapori”, usi e costumi delle tradizioni locali che per molti versi rappresentano l’intelaiatura della storia nazionale. In tale ottica, l’agriturismo alimenta, ed è a sua volta alimentato, da uno specifico modello culturale che fa della “sicurezza” e della “sostenibilità” due delle parole d’ordine che, ancora di più dopo la crisi sanitaria dovuta alla pandemia, fanno da guida alle strategie degli imprenditori che operano in questo settore.

A confermarlo ci sono i dati raccolti da Istat, che ha analizzato nel dettaglio l'andamento del 2021 degli agriturismi italiani. Ne è emerso un quadro positivo, caratterizzato dal ritorno degli stranieri e dalla crescita del valore economico delle aziende agrituristiche, e una "via italiana" per uscire dalla crisi post Covid: la multifunzionalità

Un agriturismo tra le colline  La rinascita degli agriturismi. Il segreto? Un'offerta sempre più ampia

Un agriturismo tra le colline

Agriturismi, una crescita costante 

Tra il 2011 e il 2021, le strutture agrituristiche sono aumentate del 24,4%. Il tasso medio annuo di crescita è del 2,0% e varia dall’1,3% del Nord-est al 2,6% del Centro. Rispetto allo scorso anno le nuove aziende sono 330. Se si considerano solo le strutture con alloggio che, per numero e importanza economica, formano il core di questo settore, la crescita rispetto al 2011 è del 23,2%, con un tasso medio annuo di crescita dell’1,9%.

Il valore economico delle aziende agrituristiche 

Nel 2021 il valore corrente della produzione agrituristica è di poco superiore a 1.162 milioni di euro e contribuisce per il 3,3% alla formazione del valore economico dell’intero settore agricolo nel quale le aziende agrituristiche incidono per il 2,2%.

Rispetto al 2020 il valore economico delle aziende agrituristiche cresce del 44,8% ma rimane ancora sotto il livello pre-pandemia del 2019 (-26%). L’incremento varia dal 51,7% del Nord-est al 44,8% del Nord-ovest, del Sud e delle Isole, fino al 38,3% del Centro.

 

 

Dopo la pandemia tornano gli stranieri negli agriturismi 

Nel 2021 gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i 3 milioni registrando un forte recupero rispetto al 2020 (+36,9%), ma non rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia, quando gli arrivi erano stati 3,2 milioni. Gli agrituristi italiani aumentano del 23,6% e quelli stranieri del 68% (669mila nel 2020,1,2 milioni nel 2021). Complessivamente, nello stesso periodo, gli arrivi sono aumentati del 41,2%: l’incremento per gli italiani è del 32,1%, per gli stranieri del 62,9%. L’incidenza dei turisti ospitati dalle aziende agrituristiche sul totale dei turisti è del 3,8%, percentuale che sale al 4,1% per gli agrituristi stranieri.

Le strutture del Centro e quelle del Nord-est, con il 41,3% e il 31,5% di agrituristi, si confermano le più attrattive; spiccano la Toscana (28,8%) e la provincia autonoma di Bolzano (12,1%). Rispetto al 2020, gli arrivi variano tra il +24,1% del Nord-ovest e il +43,6% delle Isole.

In particolare, gli agrituristi dall’estero ospitati nelle strutture del Sud e del Centro sono più del doppio rispetto al 2020 (rispettivamente +109% e +107%). D’altra parte, sul fronte interno, l’aumento più significativo di agrituristi italiani si registra nelle Isole (+31,7%) e nel Sud (+21,9%).

Si riduce il divario tra italiani e stranieri ospitati nelle strutture agrituristiche: nel 2021 il rapporto tra agrituristi italiani e stranieri è di 17 a 10 (era di 23 a 10 nell’anno precedente); in particolare di 10 a 1 per il Molise e di 8 a 1 per Lazio e Basilicata, che sono le regioni con le aziende meno selezionate dai clienti. Le presenze superano i 12 milioni (+36,9% rispetto il 2020) e nel 53% dei casi si tratta di italiani (erano il 61% nel 2020).

La permanenza media (numero di notte trascorse) è circa 3,4 giorni per gli italiani e 5 giorni per gli stranieri (prima della pandemia 4,6 giorni per gli stranieri e 3 per gli italiani).

Resta aperto chi offre più servizi ai clienti 

Tra il 2011 e il 2021 le nuove attività aperte sono state 18.547 contro 13.270 cessazioni, con un saldo positivo di oltre 5.200 strutture. Sia i tassi di attivazione (aziende attivate nell’anno di riferimento/totale aziende presenti nello stesso anno) che quelli di cessazione (aziende cessate nell’anno di riferimento/totale aziende presenti nello stesso anno) registrano i valori più alti nel 2015 (rispettivamente 11,4% e 9,2%) mentre nel 2021 i due tassi scendono a 4,4% e 3,2% (7,4% e 5,5% nel 2020). Sul territorio le attivazioni variano tra l’1,8% del Sud e l’8,4% delle Isole, le cessazioni tra lo 0,8% delle Isole e il 4,1% del Centro.

Ma perché queste attività chiudono? Il rischio di cessazione dipende anche dalla capacità del conduttore di intercettare e adeguare l’offerta di servizi alla domanda. Oltre all’alloggio, alla ristorazione e alla degustazione, che rappresentano l’offerta base, sono state rilevate altre sette tipologie di servizi (escursionismo, equitazione, fattorie didattiche, mountain bike, osservazioni naturalistiche, sport, trekking). Queste attività, che sono le più diffuse nel “mondo” delle aziende agrituristiche italiane, sono per molti versi connesse alle peculiarità geografiche e alle tradizioni delle diverse località che ospitano le strutture e, al contempo, ne connotano sia la specificità economico-commerciale che quella socio-culturale.

Sembra interessante mettere a fuoco alcuni aspetti della relazione tra articolazione dei servizi offerti dalle aziende agrituristiche e la permanenza delle stesse sul mercato. Anche in questo caso è opportuno analizzare la dinamica demografica di queste aziende nel lungo periodo.

Delle 13.270 aziende agrituristiche cessate negli ultimi 11 anni, circa il 25% aveva una bassa offerta economico-commerciale (nessuno o un solo servizio), oltre il 90% non offriva alloggio, ristorazione e degustazione e poco più dell’80% offriva non più di 3 servizi (offerta medio-bassa). Tra queste strutture solo 15 avevano un’offerta medio-alta (6-7 servizi) e alta (8-10 servizi).

Nel 2021 le aziende agrituristiche che hanno cessato l’attività sono 818 (1.385 nel 2020). Il 91,3% di queste strutture non offriva alloggio, ristorazione e degustazione.

La permanenza media sul mercato è di 14 anni e varia tra i 12 anni nel Sud e i 16 nel Nord-est. Le imprese attive nel 2021 hanno una vita media di poco inferiore a 11 anni. Le aziende più longeve sono quelle nel Nord-est, con 12 anni, quelle meno longeve sono invece localizzate nelle Isole, con una vita media di 9 anni.

Vacanze in agriturismo  La rinascita degli agriturismi. Il segreto? Un'offerta sempre più ampia

Vacanze in agriturismo

La "via italiana" per uscire dalla crisi: essere multifunzionali 

L’agriturismo come “luogo” è il risultato di un lungo processo di radicamento territoriale e di innovazione imprenditoriale. In tal senso, la multifunzionalità è innanzitutto una strategia economico-imprenditoriale che ha notevoli ricadute sia in campo sociale (si pensi alle fattorie didattiche), sia in quello ecologico-naturalista. La multifunzionalità sembra quindi caratterizzare questo settore, rendendolo ancora più peculiare nel panorama internazionale e sembra essere una delle “vie italiane” alla modernizzazione dell’intero comparto agricolo.

Nel 2021 le aziende agrituristiche che offrono almeno 3 servizi (multifunzionali) sono 9.559 (+21,3% rispetto al 2011) e rappresentano il 37,6% delle strutture attive. Quelle che svolgono almeno due attività (bifunzionali) o una sola attività (monofunzionali) sono rispettivamente il 42,4% e il 19,9%. Dal 2011 il tasso medio annuo di crescita di queste ultime è dell’1%, mentre è pari rispettivamente al 2,3% e al 2,2% quello delle bifunzionali e delle multifunzionali.

Nel 2021 l’incidenza maggiore di aziende agrituristiche multifunzionali si registra nelle Isole (51,5%), seguono Nord-ovest (42%), Sud (39,9%), Centro (36,4%) e Nord-est (32,5%).

Il tasso medio annuo di crescita delle attività multifunzionali nel periodo 2011-2021 è per le Isole del 5,4%, per il Nord-ovest del 4,3%, per il Sud del 4%, per il Centro del 2,6% e dell’1,3% per il Nord-est.

Tra le aziende agrituristiche che offrono alloggio il 48,1% è di tipo multifunzionale, quota che sale al 57% e al 61,5% tra le strutture che fanno servizio di ristorazione e degustazione, arriva oltre l’80% per le fattorie didattiche e supera il 90% per le altre attività.

Territorio che vai, offerta che trovi 

La diversificazione dei servizi rimane un elemento strategico per l’attività agrituristica, ne sono una dimostrazione le performance di crescita del settore. Rispetto al 2020 le strutture che offrono la tradizionale attività di alloggio sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,8%) mentre quelle con ristorazione sono cresciute del 2,8%. Il maggiore incremento (+5,5%) si registra nelle strutture che offrono “altre attività”, comprendenti equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport e attività varie. In particolare cresce l’offerta di mountain bike (+9,5%), osservazioni naturalistiche (+7,9%) ed escursioni (+7%).

Le tre attività che maggiormente connotano le aziende agrituristiche sul territorio sono per il Nord-ovest le fattorie didattiche (30,1%), l’alloggio (26,4%) e l’equitazione (22,3%); per il Nord-est l’alloggio (38,6%), la degustazione (35,1%) e la ristorazione (33,2%); per il Centro il trekking (47,8%), la ristorazione (44,4%) e la mountain bike (40,7%); per il Sud l’escursionismo (22%), l’equitazione (18,6%) e le attività sportive (18,2%); per le Isole l’osservazione naturalistica (34,9%), il trekking (28,5%) e l’equitazione (22,1%).

La Sicilia si conferma al primo posto nell’offerta di servizi di equitazione (coprendo il 16% dell’offerta nazionale di maneggio) e di escursioni (con una quota del 20% sottrae il primato detenuto fino al 2020 dalla Provincia autonoma di Bolzano). L’Umbria continua a primeggiare per offerta di trekking (22%), mountain bike (19%) e attività sportive (21%); Piemonte e Lombardia sono le regioni con il maggior numero di fattorie didattiche (insieme coprono il 26% dell’offerta nazionale); la Toscana punta invece su “attività varie” (25%).

Alcune province tendono a specializzarsi nell’offerta di specifiche tipologie di servizi: a Palermo il 62% delle aziende offre equitazione e il 97% escursioni, a Napoli il 74% propone osservazioni naturalistiche, a Catania il 97% mette a disposizione attività sportive, a Catania e Ragusa il 96% offre attività varie, a Caserta il 59% organizza trekking.

L'agriturismo italiano: in collina nel Centro Italia 

La crescita del numero di aziende agrituristiche si attesta a +1,3% a livello nazionale rispetto al 2020, con differenze nelle diverse ripartizioni geografiche. Come nel 2020 l’aumento maggiore riguarda il Mezzogiorno (+3,7% rispetto all’anno precedente) e in particolare la Sicilia (+16,1%). il numero di aziende è sostanzialmente stabile al Centro (+0,3%) con l’eccezione delle Marche dove la crescita è molto più consistente (+3,1%). Al Nord la dinamica è positiva e in linea con la media nazionale (+1,1%) con performance particolarmente positive in Friuli-Venezia Giulia (+4,3%) e nella Provincia autonoma di Trento (+3,3).

Stabile la distribuzione di queste strutture per zona altimetrica, il 53,3% è ubicato in zona collinare. La Toscana, con 4.292 aziende agrituristiche, detiene il 32% delle 13.525 strutture collinari.

Il 30% delle aziende agrituristiche si trova invece in zone montuose: spicca in particolare la Provincia autonoma di Bolzano con le sue 3.253 aziende, che coprono il 42% del totale delle 7.788 strutture ubicate in montagna.

Il restante 16,1% delle strutture si situa in pianura (4.076 in totale), con Puglia ed Emilia-Romagna in testa (rispettivamente 559 e 467 aziende agrituristiche).  

La densità delle strutture sull’intera superfice italiana è di 8,3 strutture per 100 km2 (era 6,7 nel 2011). La densità è particolarmente elevata nel Centro (16 aziende agrituristiche per 100 km2) dove è ancora una volta la Toscana, con ben 23 aziende per 100km2, a detenere il primato. Segue il Nord-est, con una densità di circa 12 strutture ogni 100 km2, dove la regione con più alta densità è il Trentino Alto-Adige (28 aziende agrituristiche per 100 km2).

Aumentano gli agro-ristoranti e calano le degustazioni 

Un ruolo importante nell'attività degli agriturismi lo svolge l'offerta gastronomica, che si articola in proposte di degustazione e ristoranti veri e propri. Nel 2021 si registra una flessione delle aziende agrituristiche con degustazione che, rispetto al 2020, segnano una diminuzione del 4,7% attestandosi a 6.111 unità, ovvero il 24,1% del totale di quelle presenti a livello nazionale (25,6% nel 2020). Il calo è generalizzato e interessa in particolare il Veneto e la Sicilia.

In relazione all’attività di degustazione si configura un  quadro territoriale nel quale aumenta il peso del Centro Italia (44,3% del totale) grazie soprattutto alla Toscana (27%). Segue il Mezzogiorno, in cui si localizza quasi il 30% delle aziende con degustazione, di cui oltre il 9% solo in Sicilia. Nel Nord-ovest si conferma, come per il 2020, la maggior presenza in Piemonte (12,4%), mentre nel Nord-est il Veneto perde la sua ‘predominanza’ a favore del Trentino-Alto Adige (6,4%).

Oltre la metà delle aziende agrituristiche (50,4%) svolge attività di ristorazione, con una crescita del 2,8% rispetto al 2020. Il Nord si posiziona al primo posto con il 42,5% delle aziende che svolgono questa attività, segue il Mezzogiorno con il 28,9% e il Centro con il 28,6%, dove si conferma il primato a livello nazionale della Toscana che, da sola, ospita il 15,6% di tutte le strutture con ristorazione.

Nel dettaglio, le aziende che offrono solo attività di ristorazione sono il 12,8% del totale delle aziende con ristorazione. Questa tipologia contraddistingue soprattutto il Nord (22,8%), in particolare il Nord-est (27,8%), con la predominanza del Veneto (43%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (39,343%) e dalla Provincia autonoma di Bolzano (36,1%).

A livello nazionale la percentuale di aziende che alla ristorazione associano il servizio di alloggio è pari al 72,7% del totale delle aziende con ristorazione. Questa quota raggiunge l’84,9% nel Centro, alimentata soprattutto da Umbria (98,7%) e Toscana (87,5%);  nel Mezzogiorno è all’84,3% e nelle Isole arriva all’86,1% grazie all’importante contributo della Sicilia (95%); infine il Nord con il 56,7%.

Le aziende che propongono ‘altre attività’ oltre alla ristorazione (equitazione, escursionismo, sport, corsi ecc.) sono quelle più in crescita assieme alla sola ristorazione. Nel 2021 rappresentano quasi il 60% delle strutture con ristorazione, ma al Centro si arriva al 65,3% e nel Mezzogiorno al 66,2% grazie, anche in questo caso, al rilevante contributo della Sicilia, in cui il 95,5% delle aziende con ristorazione presenti nella regione associa a questo servizio l’offerta di ‘altre attività’.

Negli agriturismi si dorme? 

Nel 2021 resta pressoché invariata, rispetto al 2020, la quota nazionale di aziende con servizio di alloggio rispetto al totale di quelle presenti a livello nazionale (81,8% nel 2020 e 81,3% nel 2021). Scendendo nel dettaglio territoriale, questa quota sfiora il 90% nel Centro (91,3% in Toscana), e l’85,6% nel Mezzogiorno grazie soprattutto al contributo delle Isole (88,1%), in particolare della Sicilia (94,2%). Ne consegue che la maggior presenza di strutture con alloggio continua a registrarsi, come nel 2020, nel Centro (40,1%), con il 23,8% in Toscana.

Il solo pernottamento è un’attività svolta dal 44,7% delle aziende con alloggio; il 45,7% associa al pernottamento la prima colazione, il 22,1% all’alloggio unisce la pensione completa mentre il 13,2% offre anche la mezza pensione.

Il quadro che emerge in chiave territoriale conferma lo scenario del 2020. Le regioni del Centro Italia si contraddistinguono per la prevalenza di strutture con alloggio che propongono il solo pernottamento (63,1%); quelle del Nord-ovest offrono anche la possibilità di fruire di servizi di pernottamento e prima colazione (64,8%); il Sud ospita molte strutture che all’alloggio coniugano la mezza pensione (34,1%) o la pensione completa (57,8%).

 

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