Stagione sciistica a corrente alternata. Gli operatori lo sapevano: nonostante la riapertura delle piste, dopo lo stop dello scorso anno, non poteva ancora essere un inverno come gli altri a livello di presenze. Gli stranieri latitano, colpa anche dell'obbligo di tamponi alla frontiera e delle modifiche apportate al Super green pass, obbligatorio per accedere alle piste. A tenere a galla i comprensori ci pensano però il turismo di prossimità e quello delle seconde case.
Senza turisti stranieri: colpa di tamponi e Green pass
È ancora presto per fare bilancio, ma le sensazioni di chi fa questo mestiere da tempo difficilmente mentono. Il quadro quindi è chiaro, anche se ancora senza il conforto dei numeri. Sulle montagne italiane mancano i turisti stranieri. I motivi sono diversi. Di certo un ruolo importante lo giocano le limitazioni in ingresso al nostro Paese. Ancora oggi e almeno fino alla prossima settimana, quando scadrà l'ordinanza, per entrare in Italia è necessario un tampone. La speranza e l'auspicio è che la norma cambi.
Non solo però. Secondo molti operatori del turismo c'è anche il Green pass a fungere da freno. In Italia dall'1 febbraio durerà sei mesi, nel resto d'Europa però non è così. «L'asimmetria di durata dei Green pass a livello europeo è un grande problema e ci sta penalizzando - ha sottolineato Michele Bertolini, direttore del Consorzio Ponte di Legno-Tonale - Per quanto riguarda gli stranieri, in generale molte disdette dell'ultimo minuto sono anche dovute a contagi e quarantene. Le strutture ricettive sono in difficoltà».
Vaccini e famiglie
Un altro problema, sempre legato alla carta verde, è invece l'obbligo di accompagnamento di minori non vaccinati da parte dei genitori e non di qualsiasi altro parente. Se in Italia la campagna vaccinale per i più piccoli è in stato avanzato, lo stesso non si può dire per altri Paesi europei, dove in alcuni casi non è stata nemmeno consigliata.
«Qui in Italia chi ha più di dodici anni viene trattato alla stregua di un adulto, sotto questo punto di vista - ha evidenziato Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) - All'estero in questo momento non è così e questo ha causato molte cancellazioni. Gli stranieri rappresentano il 50% del nostro fatturato, per cui si configura un danno enorme. Ne ho parlato con il ministro del Turismo Massima Garavaglia per chiedere di intervenire dal punto di vista legislativo».
Valeria Ghezzi
Il costo dell'energia
Ghezzi ha anche portato alla luce un ulteriore problema da affrontare per gli operatori. «Gli impianti, anche se in teoria non lo sono, di fatto sono considerati aziende energivore e quindi rischiano di dover utilizzare ed esaurire i ristori per coprire l'aumento dei costi dell'energia delle ultime settimane».
La conferma dalle Dolomiti
È tipico, dopo le vacanze di Natale, assistere a un calo di presenze in montagna. L'italiano è infatti molto legato ai periodi canonici di vacanza. Solitamente questo vuoto viene colmato, appunto, dagli stranieri. Il 2022, come detto, non sembra purtroppo seguire questo trend. «Il calo delle presenze di solito veniva controbianciato dall’arrivo degli stranieri - ha confermato il direttore marketing del consorzio Dolomiti superski Marco Pappalardo - In particolare dalla Russia e dai paesi dell’Est dove il Natale ortodosso si festeggia ai primi di gennaio. Quest’anno, invece, la presenza di questi turisti non c’è stata, sebbene in parte calmierata da un maggiore afflusso di presenze dai paesi dell’area germanofona. In realtà c’è molta attesa, in tanti ci scrivono per sapere come sta andando l’emergenza pandemica. Purtroppo la questione legata al Green pass per i minori ci sta penalizzando parecchio».
La salvezza è il mercato interno
Se guardando oltre i confini la situazione è complessa, un sorriso sembra riuscire a portarlo il mercato interno. A colmare il vuoto lasciato dagli stranieri ci stanno pensando il turismo di prossimità e quello legato alle seconde case.
«I dati di metà gennaio ci dicono che siamo quasi tornati ai livelli pre pandemici – ha spiegato Ferruccio Fournier, presidente dell'Avif (Associazione Valdostana impianti a fune) – Per fortuna quest’anno abbiamo avuto un buon innevamento delle piste. Ma soprattutto finora siamo riusciti a evitare la zona rossa, che ci avrebbe sicuramente tagliato le gambe (attualmente la Regione si trova in zona arancione). Stiamo sopravvivendo grazie al turismo di prossimità. A mancare, purtroppo, sono gli stranieri. Gennaio e febbraio sono infatti i mesi più “caldi”. Abitualmente in questo periodo venivano a frotte, specialmente dall’Inghilterra e dal Nord Europa, ma anche dai paesi asiatici, come il Giappone e la Cina; invece quest’anno ce ne sono davvero pochi. D’altronde l’incertezza e il picco di contagi causato dall’emergenza pandemica hanno scoraggiato molti utenti. In ogni modo la sicurezza sugli impianti è garantita e continuano anche i controlli a campione effettuati in prevalenza dalle Forze dell’ordine».
Uno spiraglio di luce
Nonostante tutte le difficoltà, il presidente Valeria Ghezzi è comunque riuscita a dare un segnale di speranza. «Non farei mai a cambio tra questa situazione e quella che abbiamo vissuto lo scorso anno - ha concluso - Almeno adesso siamo aperti».