Le ferie si stanno via via esaurendo e il ritorno sul posto di lavoro diventa la normalità per moltissimi italiani. A differenza dello scorso anno, però, stavolta non c’è l’illusione che la pandemia sia sparita mentre è ormai assodato, come più volte sostenuto anche da Italia a Tavola, che solo il vaccino rappresenti l’unica difesa sicura dal virus in nostro possesso. Per questo, fra dipendenti e datori di lavoro, ritorna una domanda: che fare con i lavoratori no-vax? Rischiano il licenziamento? Un chiarimento sul tema arriva dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo (Cedu) di Strasburgo: in assenza di una norma ad hoc sull’obbligatorietà vaccinale per tutti i lavoratori, il licenziamento non è un’opzione.
Green pass per tutti: solo così si potrà garantire sicurezza a lavoratori, clienti e utenti
Senza obbligo vaccinale, niente licenziamento
Per quanto riguarda gli effetti sul nostro Paese, la decisione della Cedu significa che, a legislazione vigente, i provvedimenti che si possono adottare nei confronti del dipendente no-vax non contemplano il licenziamento. A suo carico si possono prendere solo provvedimenti indiretti come il cambio di mansione, il trasferimento in un altro settore o la sospensione della retribuzione. A patto, ovviamente, di non rientrare in quelle categorie per cui l’obbligo vaccinale è già stato introdotto dal nostro Paese: scuola, trasporti e sanità. Come accaduto ai 672 vigili del fuori francesi che avevano fatto ricorso contro la legge transalpina che impone loro l'obbligo di essere vaccinati contro il Covid-19. Ricorso rigettato dalla Cedu il 25 agosto.
Il green pass è ormai una normalità, ora serve reciprocità
Detto ciò, la realtà restituisce una fotografia ben più sfaccettata di cui il green pass è elemento ricorrente. Richiesto per cenare all’interno delle sale del ristorante, per accedere a terme e spa, per pranzare in mensa e pure (dall’1 settembre) per salire su aerei, treni ad alta velocità, traghetti e bus a lunga percorrenza. Insomma, da qualsiasi angolatura lo si guardi, il green pass è ormai diventato a tutti gli effetti quel lasciapassare di cui, su queste pagine, avevamo già parlato con largo anticipo. Ma questo non basta: per evitare un autunno di sofferenze e limitazioni (come sta già accadendo in Sicilia, per esempio) è tempo di fare un passo in più. Per il settore Horeca, la direzione è quella già indicata, per esempio, da Fipe e Confesercenti: introdurre l’obbligo vaccinale per tutti quei lavoratori in stretto contatto con il pubblico. In questo modo si raggiungerebbe un duplice obiettivo: trasformare bar, ristoranti e hotel in delle vere e proprie bolle covid-free (di cui sarebbero evitate le eventuali chiusure) e ripristinare un sentimento di reciproca fiducia fra cliente ed esercente che fa tanto bene al business.
L'idea è anche quella di mettere fine a una selva di contraddizioni che clienti, utenti e lavoratori vivono ogni giorno sulla propria pelle. Un esempio? Per l'alta velocità serve il green pass la cui regolarità viene verificata dal controllore. Per i regionali, su cui si muovono migliaia di pendolari spesso in condizioni di disagio, nessun controllo. E che dire della scuola? Obbligo per professori e personale scolastico ma non per gli studenti dai 12 anni in su (età da cui è possibile ricevere la somministrazione del vaccino). Infine, il tema delle mense che si lega a stretto giro con quello del lavoro: per lavorare in catena di montaggio, a fianco del collega, non serve il green pass mentre diventa obbligatorio in pausa pranzo.
Il Governo si muove per l'obbligo del green pass per i dipendenti pubblici
A guidare questo cambio di passo, ora che ci si avvicina sempre più alla famosa soglia dell’immunità di gregge nazionale, dovrebbe essere innanzitutto lo Stato. E su questo fronte, qualcosa già si sta muovendo. Il ministro della Salute, Roberto Speranza ha aperto alla possibilità di estendere l’utilizzo del green pass, e quindi della vaccinazione obbligatoria, a partire da ottobre ai dipendenti della pubblica amministrazione. Una data entro la quale, secondo il piano del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta dovrebbe via via ridursi il ricorso allo smart working con il contestuale ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici. Eventualità che, inesorabilmente, dovrà risolvere il quesito sulla sicurezza sul posto di lavoro: come garantirlo se non attraverso l’attestazione dell’avvenuta vaccinazione?