Mancano pochi giorni all'entrata in vigore dell'obbligo di mostrare il green pass per accedere al ristorante e pranzare o cenare in sala. Dal 6 agosto, infatti, la certificazione verde diventa un lasciapassare per l'utilizzo di numerose attività e servizi, alcuni dei quali (come la scuola e i trasporti pubblici locali) ancora in discussione all'interno della maggioranza. A questo si aggiunge il tema dei controlli del green pass affidati ai titolari delle attività e dei servizi sottoposti all'obbligo. Tema che, tuttavia, rischia di mettere in difficoltà ristorazione e alberghi.
Dal 6 agosto è richiesto l'obbligo di esibire il green pass per accedere al ristorante al chiuso
Aldo Cursano (Fipe): «Faremo il possibile, ma serve l'autocertificazione per responsabilizzare i clienti»
Sul punto la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) si è espressa tramite le parole del vice presidente Aldo Cursano: «A partire dal 6 agosto, i gestori di bar e ristoranti faranno quanto possibile per favorire il controllo del green pass di chi vorrà accedere agli spazi al chiuso, ma serve la possibilità di utilizzare l’autocertificazione per responsabilizzare i clienti». Detto diversamente: se il titolare di un ristorante potrà controllare le informazioni del green pass attraverso l'app VerificaC19, la Fipe chiede che la responsabilità di tale controllo sia condivisa con i clienti. Molti dei quali, soprattutto le famiglie con figli minorenni in età vaccinale (12-17 anni), rischierebbero altrimenti di non potersi godere un momento di socialità. «Noi faremo ancora una volta la nostra parte con grande senso di responsabilità e spirito di sacrificio, nonostante la consapevolezza che la norma rischia di impedire l’accesso ai locali di una fetta consistente di popolazione che è ancora in attesa di ricevere la prima dose di vaccino. Non per una scelta individuale, sia chiaro, ma per i tempi tecnici di una campagna vaccinale che ancora non si è conclusa», ha aggiunto Cursano.
Una soluzione per tutti, hotel compresi
Detto ciò, quello che va evitato secondo Cursano «è che si prevedano deroghe all'obbligo di ingresso con il green pass. Se il Governo ha deciso di utilizzare questo strumento per contenere la circolazione del virus, la norma deve essere applicata in tutti i luoghi in cui si somministrano cibi e bevande. Senza eccezioni. Altrimenti, si finirebbe per introdurre una ulteriore discriminazione, penalizzando alcune imprese e favorendone altre». Il riferimento indiretto è ai ristoranti all'interno degli hotel. In questo caso, secondo le attuali disposizioni, per i clienti che soggiornano presso una struttura alberghiera non è previsto l'obbligo del green pass. Allo stesso modo, non è richiesta alcuna certificazione verde per utilizzare i servizi di ristorazione compresi o meno nel pacchetto del soggiorno. Per colazioni, pranzi e cene solo i clienti esterni dovranno dimostrare di avere il green pass per entrare. Una situazione che riporta indietro la memoria al primo lockdown quando i ristoranti e i bar erano chiusi mentre gli hotel, aperti, potevano continuare a soddisfare le esigenze dei (pochissimi) clienti. Il rischio è che su questo tema si riaccenda una polemica che non farebbe bene all'intero sistema dell'accoglienza italiana.
La soluzione potrebbe essere quella di garantire un'adeguata copertura vaccinale dei lavoratori, almeno; così da creare quell'immunità di gregge tanto rincorsa dall'intero Paese ma che potrebbe essere velocemente raggiunta fra la forza lavoro dei pubblici esercizi. «La nostra Federazione è da sempre a favore dei vaccini, e anche l’eventuale introduzione dell’obbligo di green pass per i dipendenti - ha affermato il presidente di Fipe, Lino Stoppani - Tuttavia è assolutamente necessario intervenire su due aspetti fondamentali. Uno riguarda i tempi di introduzione di tale misura: bisognerà dare il tempo di vaccinarsi a tutti quelli che non lo hanno ancora fatto. La campagna vaccinale richiede tempi tecnici che dipendono dai protocolli sanitari e dalla logistica, è quindi inimmaginabile pensare di poter pretendere la carta verde per tutti i lavoratori del nostro comparto già da fine agosto e con così poco preavviso. Altra questione fondamentale riguarda la gestione di quei dipendenti che decideranno liberamente di non vaccinarsi. A questo proposito servono indicazioni precise e un quadro normativo molto chiaro per aiutare gli imprenditori a capire come comportarsi in situazioni del genere. Dobbiamo evitare in ogni modo che gravino sulle attività ulteriori oneri economici, organizzativi e amministrativi».
Come si farà nelle sagre?
Allo stesso modo, la questione del green pass dovrà trovare una sua soluzione anche per quanto riguarda sagre e feste di paese in cui, molto spesso, la componente food è imprescindibile per il successo di una manifestazione. Ma sotto i gazebo e i tendoni, chi controllerà il rispetto del green pass degli avventori che si fermeranno a mangiare? E soprattutto, sarà richiesto? La soluzione migliore sarebbe quella di estendere a tutte le attività che offrono un servizio di ristorazione le stesse regole. In questo modo, come più volte sottolineato da Italia a Tavola, un principio di reciprocità fra cliente e operatore professionale permettere di costruire quella bolla, sanitaria e di fiducia, essenziale per far ripartire i consumi in sicurezza.
I cinque punti di Garavaglia
Alle preoccupazioni di ristoratori e albergatori ha risposto il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia. Il leghista ha proposto di introdurre cinque punti per agevolare turisti, clienti e operatori. «Misure improntate al pragmatismo e alla semplificazione», ha dichiarato Garavaglia. Eccoli di seguito:
- Esenzione del green pass per i minorenni;
- Autocertificazione per i clienti di bar e ristoranti;
- Esenzione del green pass per fiere e sagre all'aperto;
- Esenzione del green pass per i servizi interni agli alberghi;
- Nessun vincolo per i mezzi di trasporto.