Il green pass «non è un arbitrio, è una condizione per tenere aperte le attività economiche». Così il presidente del Consiglio Mario Draghi mette fine a giorni di discussioni: il green pass diventa il lasciapassare che tutti attendevano per accedere in sicurezza a diverse attività e servizi a partire dal 6 agosto. Fra questi, quelli di ristorazione: bar, ristoranti, pub, osterie dovranno accertare che i clienti (dai 12 anni in su) che vogliono consumare all’interno siano muniti della certificazione verde con una dose di vaccino già somministrata. Stessa cosa vale anche per i lavoratori che stanno in sala. Fa eccezione il consumo in piedi al bancone (per cui non è richiesto alcun "passaporto vaccinale"). Mentre per chi decide di sedersi all'aperto non ci sarà la richiesta di green pass. Anche per tutti gli altri settori come spettacoli all’aperto, centri termali, piscine, palestre, fiere, congressi, concorsi, teatri e cinema basterà solo certificare di aver ricevuto la prima dose per l'accesso.
Al ristorante anche il personale avrà l'obbligo di esibire il green pass
Green pass esteso: dal 6 agosto necessario per sedersi al ristorante al chiuso
Detto diversamente, con l'ultimo decreto legge addottato dal Governo, dal 6 agosto basterà la versione del green pass nazionale (che già ora viene consegnato dopo la prima inoculazione del vaccino, oppure a seguito di guarigione dal Covid oppure in base al risultato di un test antigenico o molecolare) per sedersi comodamente al ristorante o al bar. All'interno, i clienti troveranno degli operatori che saranno obbligati allo stesso grado di immunizzazione. La misura vale anche per:
- palestre e piscine
- spettacoli all'aperto
- terme
- fiere e congressi
- teatri e cinema (ma aumentano i posti a sedere disponibili: in zona bianca sono di 5.000 persone all'aperto e di 2.500 persone al chiuso).
- sagre
- sale gioco
- avvenimenti sportivi
- parchi tematici
- procedure concorsuali
Le regole di ingaggio relative all'utilizzo del green pass non valgono però per le discoteche che, anche a questo giro, restano con un pugno di mosche in mano. Nonostante l'estensione del certificato verde come peraltro previsto dai vari protocolli proposti dalle categorie di riferimento Silb, Fiavet e Assointrattenimento (green pass per accedere al locale e niente mascherina mentre si è in pista), i locali da ballo non riaprono. Nemmeno quelli all'aperto.
Cambio di passo di Fipe: prima no, poi sì al green pass nei pubblici esercizi
Ad accogliere con favore la notizia è la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi): «Con l’Italia in zona bianca, il green pass rappresenta uno strumento straordinario ed efficace sia per riaprire quelle attività al momento ancora chiuse, come le discoteche, sia per consentire l’accesso di un numero più ampio di persone in occasione di eventi culturali o spettacoli. Se invece i livelli di rischio, a cui si sta lavorando sulla base di nuovi parametri, dovessero cambiare in peggio allora, invece di tornare a misure restrittive non più sostenibili, si potrebbe introdurre il green pass per riservare l’accesso ad ogni attività esclusivamente alle persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Il green pass va, insomma, utilizzato in chiave positiva e non punitiva. È un cambio di prospettiva fondamentale in grado di garantire equilibrio e sicurezza sanitaria», ha affermato Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio.
Si tratta di un cambio di passo importante rispetto ai primi commenti sull'estensione del green pass che avevano visto la Federazione schierarsi contro l'adozione di tale misura non più tardi del 13 luglio, rilanciando poi le preoccupazioni per un appesantimento delle ripresa dei locali con famiglie costrette a dividersi o a rinunciare al fuoricasa sottolineando come ci siano ancora 4 milioni di giovani fra i 12 e 19 anni non ancora vaccinati. Eppure, proprio l'adozione di un utilizzo più esteso del green pass va nella direzione auspicata dalla Fipe, ossia il completamento della campagna vaccinale: «La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite», aveva sostenuto Roberto Calugi, direttore generale di Fipe.
La querelle politica: alla fine la mediazione è di Mario Draghi
Come sempre, a fare la sintesi delle diverse sensibilità sul tema, è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi. In mattinata, infatti, le posizioni erano ancora lontane. «A me interessa non rovinare la vita di milioni di italiani che ancora non sono coperti dal vaccino, molti non possono farlo per motivi di salute», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini ad Agorà Estate, su Rai3. Mentre sull'obbligatorietà del green pass la linea era quella del no: «Non scherziamo. Non possiamo fermare a metà luglio una stagione turistica che sta faticosamente ripartendo. Soprattutto in un momento in cui, anche se risalgono i contagi, le terapie intensive restano quasi vuote». Sulle posizioni opposte le "governative" Mariastella Gelmini («Il green pass serve per incentivare le vaccinazioni ed evitare possibili nuove chiusure») e Mara Carfagna («Non è una camicia di forza, ma uno strumento di libertà che consenta agli italiani di svolgere in sicurezza attività che oggi o non si possono svolgere o possono svolgersi ad altissimo rischio»). Da parte sua, invece, il ministro alla Salute, Roberto Speranza aveva sottolinato ancora una volta come il green pass serva «a mantenere tutta Italia in zona bianca, scongiurando il rischio determinato dall’aumento di contagi che alcune Regioni passino in zona gialla durante l’estate».
Nuove soglie per far scattare il passaggio di zona
Oltre all’estensione dell’utilizzo del green pass, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera anche alla revisione dei parametri che determinano le fasce di rischio dei territori. Per il passaggio da una zona colorata a un’altra non si terrà più in considerazione l’automatismo dei contagiati ogni 100mila abitanti ma il tasso di occupazione dei reparti ospedalieri: per restare in zona bianca non si devono superare il 10% di posti letto occupati in terapia intensiva e il 15% di quelli nei reparti ordinari. Oltre questi limiti si passa in zona gialla. La zona arancione, invece, scatterà con il 20% di terapie intensive occupate e il 30% di reparti ordinari. Zona rossa, infine, con il 30% di terapie intensive occupate e il 40% di reparti ordinari.
Stato di emergenza prorogato fino a fine 2021
L’altra grande questione sul tavolo è stata rappresentata dalla proroga dello stato di emergenza che avrebbe dovuto scadere alla fine di luglio. Il Cdm ha invece lo ha prorogato fino al 31 dicembre 2021. L’obiettivo del Governo è quello di assicurarsi uno spazio di manovra sufficiente per affrontare le eventuali criticità autunnali come la ripresa della scuola e l’aumento di utenti del trasporto pubblico locale.