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Fipe-sindacati: avviato il processo di revisione del contratto nazionale di lavoro

Con una lettera inviata alla Federazione dei pubblici esercizi Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno chiesto l'avvio della revisione del Ccnl in scadenza il 31 dicembre 2021. Ma c'è già frizione sul premio di produttività

 
16 luglio 2021 | 12:58

Fipe-sindacati: avviato il processo di revisione del contratto nazionale di lavoro

Con una lettera inviata alla Federazione dei pubblici esercizi Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno chiesto l'avvio della revisione del Ccnl in scadenza il 31 dicembre 2021. Ma c'è già frizione sul premio di produttività

16 luglio 2021 | 12:58
 

Con la richiesta pervenuta a Fipe-Confcommercio da parte delle sigle sindacali Filcams, Fisascat e Uiltucs ha preso avvio il processo di rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro dei settori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale e del turismo in scadenza il 31 dicembre 2021. Il tutto all’interno di un contesto che deve ancora scontare completamente l’impatto della pandemia e la conseguente chiusura degli esercizi commerciali.

Fipe e sindacati hanno dato avvio al rinnovo del Ccnl in scadenza il 31 dicembre 2021 Fipe-sindacati: avviato il processo di revisione del contratto nazionale di lavoro

Fipe e sindacati hanno dato avvio al rinnovo del Ccnl in scadenza il 31 dicembre 2021

 

I temi in discussione per la revisione del Ccnl

Gli argomenti sul tavolo non mancano. In generale, le sigle sindacali chiedono rafforzare le linee guida condivise su problematiche di comune interesse come, ad esempio, la riforma degli ammortizzatori sociali, la tutela del lavoro stagionale, le sfide della digitalizzazione e la conseguente disintermediazione fra domanda e offerta, la lotta al lavoro nero e alle forme irregolari di ospitalità. A questo si aggiunge la necessità di interloquire con le istituzioni per cogliere l’opportunità data dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e dal “Piano strategico del turismo”.

«In un mercato sempre più globalizzato, non si può prescindere da un lavoro di qualità, adeguatamente remunerato e garantito da adeguati livelli di tutela, perché la qualità delle condizioni normative e salariali di chi opera nel settore è strettamente correlata alla qualità di una offerta chiamata sempre più a rapportarsi con un mercato globale e competitivo», si legge nella lettera inviata a Fipe da parte di Filcams, Fisascat e Uiltucs.

Le richieste dei sindacati

Andando nel dettaglio, ecco le questioni più cogenti:

  • Sistema delle relazioni sindacali e governance settoriale – I sindacati di categoria chiedono un potenziamento a livello nazionale e decentrato dell’attuale impianto di relazioni sindacali. L’obiettivo è quello di fare fronte comune per assumere orientamenti condivisi sui temi in oggetto.
  • Bilateralità e welfare contrattuale – In considerazione della probabile riforma degli ammortizzatori sociali, i sindacati chiedono una riflessione sull’attuale sistema di interventi a favore dei lavoratori, a partire dal sostegno al reddito, anche in relazione ai periodi di sospensione del part time verticale ciclico.
  • Part time – E proprio il part time è la forma contrattuale su cui i rappresentanti dei lavoratori chiedono di fare chiarezza. Soprattutto per far emergere quei casi di part time involontario e a orario estremamente ridotto che sconta, lato dipendente, conseguenze in termini retributivi e previdenziali.
  • Contrattazione integrativa – La richiesta è quella di far valere maggiormente il secondo livello di contrattazione affinché, con maggiore flessibilità, vengano colte le specifiche evoluzioni nei territori e all’interno delle singole imprese.
  • Appalti ed esternalizzazioni – Va maggiormente tutelata e salvaguardata l’occupazione dei lavoratori in occasione di appalti/cambi gestione. In particolare, per quanto riguarda l’accesso alle gare indette dalla Pubblica Amministrazione, si vuole riaffermare il riferimento esclusivo al criterio di aggiudicazione sulla base dell’offerta economica più vantaggiosa, all’inserimento di clausole sociali cogenti e all’applicazione del Ccnl anche in caso di subappalto e/o subentro.
  • Salute, sicurezza e tutela della professionalità – Si chiedono, a integrazione di quanto già contrattualmente previsto, specifiche tutele e regole di prevenzione per i rischi derivanti da “disagio lavorativo” (stress lavoro correlato, mobbing, ecc.). Allo stesso modo, e per contrastare l’obsolescenza delle professionalità, vanno previsti interventi di riqualificazione anche attraverso un adeguato investimento da parte delle aziende sulla formazione e l’aggiornamento professionale.
  • Diritti individuali – In relazione alle novità a livello legislativo nazionale, i sindacati chiedono di approfondire le tutele individuali riguardanti i congedi per unioni civili, maternità, cura, assistenza dei figli con problemi di apprendimento e inserimento scolastico nonché una migliore conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. Infine, si chiede di recepire e ampliare i congedi per le donne vittima di violenza di genere oltre alle attività di diffusione della cultura del rispetto delle persone.
  • Salario – L’incremento della retribuzione di riferimento (livello 4) dovrà migliorare il potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, potenziare il ruolo della contrattazione nell’ottica della partecipazione e della conseguente redistribuzione dei risultati economici anche legati agli aumenti di produttività.

 

 

Lo scontro sul premio legato alla produttività

E proprio sul tema del salario si incontrano le prime frizioni fra rappresentati dei lavoratori e dei datori di lavoro. Il pomo della discordia è il cosiddetto “elemento economico di garanzia”. Detto diversamente, si tratta del premio legato alla produttività. Il 5 maggio, Fipe ha comunicato ai sindacati che avrebbe dato indicazione alle associazione e alle imprese associate di non corrispondere il premio (la cui erogazione era prevista per novembre 2021) da parte di quelle aziende che non abbiano nel frattempo definito un accordo di secondo livello sul tema della produttività. «Il contesto economico sfavorevolissimo ha, infatti, posto in evidenza l’impossibilità per il settore di svolgere un secondo livello di contrattazione», scrive la Fipe.


Il riferimento è alla crisi socio-economica scatenata dal Covid e sfrutta, secondo la Federazione datoriale, l’articolo 13, comma 13 del Ccnl sottoscritto a febbraio 2018 in cui si asserisce la deroga all’obbligo «a fronte di situazioni economiche di particolare rilievo e con riferimento a eventi esterni». A tal proposito, la posizione dei sindacati è chiara: atto grave dal momento che l’emolumento costituisce parte della retribuzione annua lorda stabilita dal Ccnl e impone ai lavoratori del settore una perdita di salario.


 

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