Da un lato, la costante salita dei contagi (dovuti soprattutto alla variante Delta, ormai sopra quota 30% dei positivi). Dall’altro, il modello francese relativamente all’utilizzo del green pass per accedere a bar, ristoranti, cinema, trasporto pubblico, ecc. Nel mezzo, l’apertura del generale Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, alle prese con l’ultimo miglio della campagna vaccinale: «Per quello che mi riguarda, specie per convincere gli ultimi irriducibili, lo utilizzerei [il green pass, ndr] per l’accesso ai servizi». Queste le coordinate su cui si muove la strategia di contrasto al Coronavirus che potrebbe passare da un’estensione del raggio d’azione della certificazione verde come sostenuto fin dall’inizio da Italia a Tavola. Opzione che non ha incontrato il favore dei pubblici esercizi: «Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività , dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio», ha affermato il direttore generale, Roberto Calugi.
Green pass per entrare al ristorante? In Francia da agosto. E l'Italia ci sta pensando
La campagna vaccinale prosegue, ma bisogna convincere «i rinunciatari»
Innanzitutto, la campagna vaccinale nazionale che, nonostante qualche rallentamento (dovuto, per esempio, alle limitazioni per l’utilizzo di AstraZeneca e il taglio del 5% delle dosi Pfizer), ormai ha raggiunto «58 milioni di inoculazioni con 24,2 milioni di cittadini completamente vaccinati, siamo intorno al 45%. Insieme alle Regioni stiamo mettendo a punto una serie di iniziative: pensiamo alle “notti magiche”, a open day e open night, ma ci deve essere anche maggior coinvolgimento dei medici di base, pediatri e farmacisti affinché rassicurino i rinunciatari», ha affermato Figliuolo al Tg2 Post. E se l’opera di persuasione non bastasse, si è pronti ad adottare il modello francese, spingendo così indirettamente i cittadini a vaccinarsi per ottenere il green pass, pena l’impossibilità di riappropriarsi appieno della propria quotidianità.
In Francia, green pass per accedere a musei, cinema, ristoranti, bar e trasporto pubblico
Il presidente francese, Emmanuel Macron il 12 luglio si è rivolto alla nazione spiegando la nuova fase di convivenza con il virus: «Se la scienza ci offre un’arma come la vaccinazione, dobbiamo usarla il più possibile. Vi aspettano nove milioni di dosi già pronte: francesi, fatevi vaccinare». Un richiamo alla solidarietà poco prima di fissare due date fondamentali: dal 15 settembre scatta la vaccinazione obbligatoria per medici, infermieri e operatori sanitari. Mentre dal 21 luglio «solo i vaccinati o le persone testate negative potranno entrare nei luoghi di cultura, per esempio cinema e musei, che accolgono più di 50 persone. Non si tratta ancora di una vaccinazione obbligatoria, ma l’importanza del pass sanitario verrà estesa», ha affermato Macron. E, ad agosto (dopo l’approvazione di una legge ad hoc) il green pass sarà richiesto anche per entrare in bar, ristoranti e mezzi di trasporto pubblico.
Prospettive che hanno smosso i francesi ancora indecisi che si sono precipitati a prenotare il vaccino. Su Doctolib, la principale piattaforma francese che permette di prenotare la somministrazione del vaccino, si sono registrate circa 7 milioni di connessioni in pochi minuti e 900mila cittadini sono riusciti a prendere un appuntamento.
Nel Governo c'è chi ha già detto "no" e anche i ristoratori sono contrari
«Una buona idea», come l’ha definita Figliuolo. Ma sul tema, all’interno della maggioranza, non tutti sono d’accordo. A metà maggio, il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgietti si era espresso negativamente: «Non sono molto favorevole all'utilizzo per accedere ai locali semmai lo vedo come unica via di fuga per le discoteche, per le quali ancora non c'è una data di ripartenza». Peccato che, nonostante un protocollo già validato dal Cts che prevede appunto l’utilizzo della certificazione verde per l’ingresso dei clienti, i locali da ballo restino ancora chiusi. Per lo scoramento degli operatori, scesi in piazza a Roma a inizio luglio e chiusi da ormai 17 mesi (senza considerare l’apertura estiva del 2020 che ha poi portato a un picco di contagi).
A dirsi contrari sono anche i locali pubblici associati a Fipe che, piuttosto, puntano sul completamento della campagna vaccinale: «Va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite», ha commentato Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio. Il rischio dell'introduzione del green pass per l'accesso a ristoranti e bar è che, al fine di raggiungere l'immunità di gregge, «si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività , dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio», ha concluso Calugi.
In Francia da agosto, dopo una legge ad hoc, servirà il green pass per accedere al ristorante
Ritornano quarantena e zona gialla? Sileri: «A oggi non c'è questo rischio». Ma si attende l'esito dei festeggiamenti per la Nazionale
Sempre restando sul tema degli strumenti per la lotta al virus e alla variante Delta, ritorna anche il tema “quarantena”. L’idea allo studio delle autorità è quella di imporre la misura restrittiva a chi fa ritorno da Spagna e Portogallo (che in queste settimane stanno vivendo una fase di recrudescenza della pandemia). Mentre il timore più grande riguarda l’esito dei festeggiamenti per la vittoria della Nazionale di calcio agli Europei. «Già fra 4 o 5 giorni, se osserveremo dei picchi di contagi nelle città dove ci sono stati comportamenti a rischio, vedremo se abbiamo rischiato troppo. Speriamo che avvenga quello che è accaduto con i festeggiamenti che ci sono stati quando a Napoli per la Coppa Italia o Milano quando l'Inter ha vinto lo scudetto: ci sono stati assembramenti simili, ma non si è osservato nessun picco di casi», ha affermato l'immunologo Sergio Abrignani, membro del Cts, durante la trasmissione Agorà estate, su Rai Tre. Intanto, secondo l’Ecdc (l’ente di prevenzione europeo) sono già 2.535 i casi verificati dall’inizio del torneo alle semifinali.
Infine, c’è il caso dei parametri per l’entrata in zona gialla dei territori che registrano un tasso di 50 contagiati ogni 100mila abitanti. Marche, Abruzzzo, Campania e Sicilia tremano, anche se dal Governo, per bocca del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri arriva la rassicurazione: «Al momento non vedo, con i numeri attuali, la necessità di un ritorno di alcune regioni in zona gialla. A oggi non c’è questo rischio, ma vediamo cosa accade nelle prossime settimane. Abbiamo numeri bassi e non vedo al momento neanche il ritorno di restrizioni».