Di certo il fine è nobile: salvare gli oceani cambiando le nostre abitudini di vita. Che in pratica significa stabilire e introdurre restrizioni su determinati prodotti monouso di plastica e imballaggi che rientrano tra i dieci prodotti inquinanti più spesso rinvenuti sulle spiagge europee. Ed è questo l’obiettivo della direttiva Ue antiplastica Sup (Single use plastic), adottata il 21 maggio 2019 all’unanimità dal Consiglio (tutti gli Stati membri erano d’accordo), che entrerà in vigore il 3 luglio 2021.
Ma c’è un però: questo passaggio importante va gestito e preparato al meglio. Perché il rovescio della medaglia è che la transizione green colpirà numerosi settori industriali con costi sociali rilevanti. In Italia, come spiegato da Confindustria, il comparto occupa 50mila lavoratori. E il governo ha protestato con Bruxelles. Più “entusiasta” la scuola italiana: Barbara Floridia, sottosegretaria all’Istruzione M5S, presenterà il piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole insieme al ministro Patrizio Bianchi: tra i punti, appunto, le mense plastic free con cibi a km 0.
Piatti e posate di plastica vietati dal 3 luglio
La classificazione della plastica
Ma andiamo con ordine. La direttiva europea divide i prodotti in tre categorie:
- prodotti, come posate, piatti, cannucce, bastoncini cotonati, contenitori e bicchieri in polistirene, per i quali esistono già delle alternative in commercio, che da luglio non potranno essere più usati;
- prodotti, come tazze, bicchieri, contenitori per il cibo, bicchieri di carta rivestiti di plastica, per i quali non esistono ancora alternative senza plastica e per i quali non è prevista né la proibizione immediata né l’addio (phasing out) con una scadenza definita;
- prodotti i quali la direttiva impone particolari requisiti tecnici, di etichettatura e specifiche responsabilità di sensibilizzazione e di raccolta differenziata (ma non spariscono dal mercato).
L’adeguamento per gli Stati Ue
Classificati i prodotti, cosa devono fare gli Stati membri? Come spiega la direttiva,
gli Stati Ue devono adottare «le misure necessarie per conseguire una riduzione ambiziosa e duratura del consumo dei prodotti di plastica monouso»per i quali al momento non esiste un’alternativa in commercio «in modo da portare a una sostanziale inversione delle crescenti tendenze di consumo».
Nei prodotti misti il calcolo sarà fatto sul peso
Gli Stati membri hanno tempo fino al 3 luglio per preparare una descrizione delle misure adottate in questo senso.
È in corso di definizione, su iniziativa della Commissione e in consultazione con gli Stati membri, un criterio di calcolo per gli obiettivi di riduzione che sia basato sulla quantità reale di plastica contenuta nei prodotti monouso misti, basato sul peso. Questo sarebbe più proporzionale rispetto al reale impatto ambientale di prodotti misti, con poca o pochissima plastica. In pratica, per una tazza da caffè di carta plastificata sarà calcolato solo il peso relativo alla plastica e non alla carta. L’obiettivo della direttiva, infatti, non è mettere in ginocchio un settore industriale ma ridurre l’uso di plastica inquinante.
Nel 2027 la rivalutazione
Entro il 2026 si farà il confronto con il 2022, per vedere i risultati.
Mentre nel 2027 la direttiva e il suo funzionamento saranno rivisti, sulla base di risultati di riduzione dell’utilizzo di prodotti in plastica monouso. In quella occasione sarà riconsiderata anche la plastica biodegradabile, attualmente inclusa nella direttiva senza differenziazione. Quanto ai prodotti di carta ricoperti di plastica, già nel 2019 quando la direttiva fu approvata, erano stati considerati come prodotti di plastica. Le recenti linee guida non sono intervenute su questo punto.