Il pagamento della Tari verrà prorogato, così vuole il viceministro dell'Economia e delle Finanze Laura Castelli, che ha spiegato: «Dobbiamo dare più tempo ai comuni per approvare le tariffe e i regolamenti della Tari. È una necessità su cui c'è grande sensibilità e ampia convergenza».
Laura Castelli - foto: Ansa
La proroga attesa entro la fine del mese
«Come Governo - ha continuato il vice Ministro - stiamo lavorando ad
una norma che adotteremo entro il 30 giugno, per
prorogare il termine al 31 luglio prossimo». La misura, a quanto si apprende, potrebbe essere contenuta nel Decreto atteso in Consiglio dei Ministri in programma la prossima settimana.
Nel 2020 troppi balzelli per le attività costrette a rimanere chiuse
Nel 2020, nonostante il blocco delle attività causa Covid e la conseguente drastica riduzione della quantità di
rifiuti prodotta (oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019), il costo totale della
Tari (la tassa sui rifiuti) ha raggiunto il livello record di 9,73 miliardi con un
incremento dell'80% negli ultimi 10 anni. E, manco a dirlo, ristoranti, pizzerie e pub
risultano fra i più tartassati.
A scattare la fotografia è stato
l'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, che parla di «un vero e proprio
paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, con costi ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali non corrisponde un'efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali». L'Ossrvatorio permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti pagata dalle imprese del terziario, ha passato al setaccio le delibere e i
regolamenti di tutti i Comuni capoluoghi di provincia oltre a più di 2.000 altri Comuni di piccole e medie dimensioni. Risultato?
Costi salatissimi.
I Comuni non si adeguano al nuovo sistema di calcolo
Certo, nel corso del 2020 segnato dalla pandemia, numerosi
enti locali hanno rivisto i livelli di tassazione ma l'approccio è stato eterogeneo: dalla riduzione alla sospensione, passando per diverse tempistiche di dilazionamento. Più diffuso, invece, il mancato
adeguamento al Metodo tariffario rifiuti (Mtr) pensato da
Arera (l’autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani) con l’obiettivo di evitare voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate e i reali rifiuti prodotti. Purtroppo, secondo l’analisi dell’Osservatorio, su 110 capoluoghi di provincia e Città Metropolitane, quasi l’80% dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo. Non va meglio nemmeno in quel 20% dei Comuni che hanno introdotto il nuovo schema: nel 58% dei casi il costo è
aumentato mediamente del +3,8%.