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Consumi a picco, si torna al 1995. Solo la spesa dei turisti in vacanza ci può salvare

Secondo il report di Confcommercio dedicato al periodo 2019-21, nell'anno della pandemia le spese per consumi hanno perso 126 miliardi di euro. Pesa il crollo delle spese dei vacanzieri: -27 miliardi di euro

 
18 giugno 2021 | 12:57

Consumi a picco, si torna al 1995. Solo la spesa dei turisti in vacanza ci può salvare

Secondo il report di Confcommercio dedicato al periodo 2019-21, nell'anno della pandemia le spese per consumi hanno perso 126 miliardi di euro. Pesa il crollo delle spese dei vacanzieri: -27 miliardi di euro

18 giugno 2021 | 12:57
 

Sono stati 126 i miliardi di euro persi a livello di consumo nel 2020, pari al -11,7% rispetto allo scorso anno. Si tratta del dato peggiore dal secondo dopoguerra. A testimoniarlo è il report di Confcommercio sul periodo 2019-21 in cui si sottolinea come il crollo della domanda abbia comportato una perdita di oltre duemila euro a testa rispetto al 2019, riportanto i consumi al livello del 1995. Una retrocessione su cui pesa in modo innegabile, per un Paese da sempre votato al turismo, anche il blocco dei flussi di vacanzieri la cui spesa in vacanza si è ridotta del -60,4% per una perdita di circa 27 miliardi di euro, di cui 23 nelle sole regioni del Centro-Nord.

Nel 2020 la spesa per consumi degli italiani si è ridotta del -11,7% rispetto al 2019 Consumi a picco, si torna al 1995 Solo i turisti ci possono salvare
Nel 2020 la spesa per consumi degli italiani si è ridotta del -11,7% rispetto al 2019


Carlo Cangalli: «La ripresa è già iniziata, ma turismo e cultura torneranno a livelli pre-Covid nel 2023»

Una fotografia spietata che spiega bene quale sia stato l'impatto della pandemia sulle nostre abitudini. Anche se non mancano le buone notizie. Con l'avanzamento della campagna vaccinale e l'allentamento delle varie restrizioni imposte per decreto, nel secondo trimestre del 2021 si vedono i primi segnali di ripresa: +14,2% di consumi  a maggio. «L'economia italiana si è rimessa in moto ma a velocità different. Ci sono Regioni e settori come il turismo e la cultura che torneranno ai livelli pre-Covid solo nel 2023 e molte imprese sono a rischio. Per questo è necessario proseguire nella politica dei sostegni mentre il piano di ripresa deve risolvere i problemi strutturali e favorire la crescita più robusta del nostro Paese», ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Nel 2020, il Mezzogiorno ha tenuto più del Centro-Nord

Per riuscire nella ripresa, quindi, vale la pena approfondire il punto di partenza dell'Italia a livello di consumi. Detto della riduzione che ha portato le lancette del tempo indietro di 15 anni, nel 2020 la pesante flessione della spesa ha visto il Mezzogiorno come zona più resiliente rispetto al Centro-Nord. La contrazione più significativa della domanda si registrano in Veneto (-15,3%), in Valle D'Aosta (-15,1%), in Friuli-Venezia Giulia (-13,7%) e in Sardegna (-13%). Per contro riduzioni inferiori al 9% si stimano in Trentino Alto Adige, Abruzzo, Basilicata e Puglia. Per interpretare queste stime, si può fare riferimento alla quota della spesa degli stranieri sugli specifici territori regionali: quote maggiori implicano maggiori cadute dei consumi, mitigate, nel caso del Trentino Alto Adige dalla crescita dei residenti, in controtendenza netta con il dato nazionale.

Il ruolo preponderante della spesa dei turisti stranieri

Emerge, quindi, come la spesa sostenuta dagli stranieri, che nel 2019 rappresentava oltre il 4% dei consumi sul territorio nazionale, sia una leva fondamentale per il Pil italiano. Peccato che nel 2020 la caduta sia stata significativa: circa 27 miliardi di euro in meno. Il fenomeno, pur diffuso, ha colpito in misura più rilevante le regioni del Centro-Nord (-23 miliardi circa), territori nei quali l’incidenza di questa voce sulla spesa è storicamente più elevata.

In linea generale, si nota una profonda sofferenza nelle regioni in cui il turismo ha connotati meno stagionali e dove le città d’arte costituiscono un polo d’attrazione, soprattutto in primavera ed in autunno, come Lazio, Toscana, Campania, Sicilia, Veneto e Lombardia. In termini percentuali la caduta più significativa si è registrata nel Lazio (-75,2%) a cui si contrappone la quasi tenuta della Valle d’Aosta (-6,9%) regione in cui il turismo straniero, però, svolge un ruolo cruciale, osservandosi una quota sui consumi interni della Regione del 14,5%.

I vacanzieri stranieri, che valgono il 4% del Pil, hanno lasciato sul terreno il 60,4% della spesa Consumi a picco, si torna al 1995 Solo i turisti ci possono salvare
I vacanzieri stranieri, che valgono il 4% del Pil, hanno lasciato sul terreno il 60,4% della spesa


Nel 2021 atteso il rimbalzo: +3,8% di consumi (ma non basta per il pieno recupero)

Detto tutto ciò, e seguendo l'invito del presidente Sangalli di guardare avanti, per il 2021 si prevede una crescita dei consumi interni del +3,8%, con l’avvertenza che i rischi di una sovrastima sono oggi inferiori ai rischi di una sottostima della crescita effettiva della spesa sul territorio. Anche se permangono ancora profonde incognite sui tempi in cui il turismo internazionale potrà riprendere in modo significativo, data la situazione mondiale, e questo condizionerà le potenzialità di recupero a breve di molti territori (che, tuttavia, dal 17 giugno possono contare anche sul green pass nazionale che dall'1 luiglio sarà integrato con quello europeo).

In ogni caso, il rimbalzo dell’anno in corso permetterà di recuperare solo una frazione esigua di quanto perso nel 2020. Più difficile sarà il recupero del Mezzogiorno, area nella quale la domanda per consumi è stimata crescere del 3,2%. Si ripropone il consueto problema del Sud meno pronto rispetto al resto del Paese a sfruttare l'inversione della curva dei consumi.

Al momento, il recupero puramente statistico continua a interessare in misura principale il settore dei servizi, per i quali la variazione su base annua si attesta al +42%. Nonostante i dati dell’ultimo trimestre, il livello della domanda per molti dei settori che compongono l’aggregato è ancora molto distante dai livelli pre-crisi, con riduzioni che superano il 50% nel confronto con maggio 2019. Anche in alcuni ambiti della domanda di beni, in particolare abbigliamento e calzature, gli importanti incrementi tendenziali degli ultimi mesi hanno solo attenuato le perdite.

Le riaperture delle attività e il venir meno di molte delle restrizioni alla mobilità hanno determinato a maggio 2021 un incremento, su base annua, dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc) del 14,2%. Il dato, più contenuto rispetto ai valori dell’ultimo bimestre, riflette il confronto con un mese in cui, lo scorso anno, l’Italia usciva gradatamente dalla fase di lockdown rigido. Va detto che, al netto dei fattori stagionali, a maggio si rileva, dopo alcuni mesi di persistente riduzione, una variazione congiunturale positiva di una certa entità (+8,1%) che lascia sperare nell’inizio di una fase meno difficile per i consumi, anche se il gap con i livelli pre-Covid rimane molto ampio, soprattutto per i servizi.

Prezzi al consumo in leggero rialzo per il mese di giugno: +0,2%

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di giugno 2021 un aumento dello 0,2% in termini congiunturali e dell’1,4% su base annua, confermando la tendenza a un moderato incremento dell’inflazione, fenomeno che potrebbe subire un ulteriore accelerazione già nei prossimi mesi estivi in considerazione dell’impatto che potrebbero avere i rialzi delle materie prime sui prezzi finali. 

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