Niente da fare, ogni decisione presa dal Governo penalizza i ristoratori. L'ultima riguarda lo smart working: nella bozza del Decreto proroghe giunta in Consiglio dei ministri si legge che salta l'obbligo dello smart working al 50% nella pubblica amministrazione. Cosa significa? Che ogni ente pubblico gestirà autonomamente i dipendenti, valutando a propria discrezione chi potrà lavorare da casa e chi in presenza. Dal 19 maggio 2020 (Dl 34/2020) il Governo aveva decretato per tutti gli enti l'obbligo di far lavorare da casa un dipendente su due. Mazzata per i ristoranti che, oltre a tutto il resto, avevano perso anche i "ricchi" pranzi di lavoro.
Stop alla pausa pranzo, ancora
Deroga allo smart working, addio pranzi di lavoro
Pranzi di lavoro che continueranno, verosimilmente, a mancare perchè è lecito pensare che negli accordi tra enti e dipendenti con l'intercessione dei sindacati esca la volontà di ridurre al minimo il lavoro in ufficio. Ufficialmente per limitare al massimo i contatti e quindi i contagi, ufficiosamente non è difficlle pensare che
c'è chi se ne approfitterà. Con l'arrivo dell'estate, in molti penseranno di "allungare le ferie" lavorando dalla spiaggia o da qualche
baita di montagna e non è difficile pensare che
la qualità del lavoro crolli, così come è stato in questo anno.
La macchina pubblica è per antonomasia (tutta italiana) farraginosa, piena di buchi, di voragini, di ostacoli, lungaggini e lentezze, figuriamoci in queste condizioni. E c'è la questione bar e ristoranti, che soffriranno.
La pause pranzo soprattutto negli ultimi anni era diventato un
format molto rodato, capace di portare movimento, clienti, incassi, lavoro. Ma dalla pandemia in poi, si è spento quasi tutto e rimarrà spento probabilmente fino a fine anno se sarà confermato quanto scritto nella bozza.
C'è da sperare che almeno nelle aziende private qualcosa cambi, c'è da sperare che le università tornino in presenza, ma basterà fare affidamento su questa ipotesi e su queste categorie? Forse, no.
Il Governo lascia fare alle amministrazioni locali
E il Governo non può sentirsi esente da colpe. L'essersi lavato le mani, perchè questo è, su una questione così importante che mette a repentaglio l'operatività della macchina Italia è una colpa grave nonostante sia filtrato che l’addio alle soglie minime, nelle intenzioni del governo,
non è un generalizzato richiamo al ritorno in ufficio, ma serve a dare alle amministrazioni, caratterizzate ciascuna da situazioni diverse,
l’autonomia per organizzarsi. In un’ottica che vuole parametrare le possibilità del lavoro agile a obiettivi di efficienza dei servizi.
La cancellazione delle soglie minime porterebbe con sé il
taglio anche dell’incentivo alla presentazione dei «Pola», i Piani organizzativi del lavoro agile che tante amministrazioni non hanno ancora definito: le norme in via di abrogazione infatti dimezzavano le quote obbligatorie di lavoro agile in caso di mancata presentazione del Pola.
Con l’addio alle soglie, ovviamente, tramonta anche il rischio dimezzamento.Nel pacchetto Pa anche il rinvio al 31 maggio del termine per bilanci preventivi, delibere tributarie (esclusa la Tari) e rendiconti degli enti locali e la proroga al 30 settembre della validità dei documenti e della carta d’identità scaduti dal 31 gennaio 2020.