Anche il mondo turistico come quello della ristorazione è tra le vittime preferite della criminalità organizzata che, infiltrandosi nel ricco business italiano, “fattura” oltre 2,2 miliardi di euro, di cui quasi il 40% nel Mezzogiorno. A evidenziarlo una ricerca realizzata da Demoskopika elaborando dati ufficiali o da fonti autorevoli anticipati dall'Ansa. Un allarme non nuovo che arriva pochi giorni dopo quello di Confcommercio secondo cui sono 40mila le imprese a rischio usura in Italia a causa di fatturati che crollano, mancanza di liquidità e difficoltà nell'accesso al credito. Il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia: «Il governo sta elaborando formule di finanziamento trasparente in grado di sostenere gli operatori colpiti dall'impatto economico del virus».
Business mafioso da 2,2 miliardi
L'allarme scoppiato già da un anno
Ma l’allarme è vecchio quanto lo scoppio della pandemia che, per altro, non ha fatto altro che fare da amplificatore di un fenomeno già in atto da anni.
Come Italia a Tavola infatti già ad aprile 2020 ci eravamo posti la preoccupazione di infiltrazioni
criminali nel sistema dei ristoranti e degli hotel. Tema che su due piedi scandalizzava tutti e rappresentava un tabù, ma che col passare del tempo è stato via-via sempre più confermato e sollevato. Venezia era stata tra le prime città a far capire che gli hotel della Laguna iniziavano già a ricevere offerte “indecenti” da soggetti sospetti. Le motivazioni sono ovviamente da ricondurre alla crisi generata dal Covid che ha
frantumato i fatturati, ridotto all'osso la liquidità e generato timore per l'incertezza di decisioni prese tardivamente, male e con poca lungimiranza
come accaduto con l'ultimo decreto.
L’indagine di Demoskopika entrando nel dettaglio evidenzia che alla sola 'ndrangheta si attribuisce il 40% del giro d'affari complessivo, e sono quasi 4.500 le aziende a maggior rischio di riciclaggio associato a
crisi di liquidità causata dalla pandemia. «Il turismo in ginocchio per il Covid fa gola ai sodalizi criminali», dice il presidente di Demoskopika,
Raffaele Rio.
I numeri e le regioni più a rischio
Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico:
Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. Sul versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio "basso" di infiltrazione economica:
Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.Se ammonta a
2,2 miliardi di euro la stima dei proventi della criminalità organizzata derivante dall'infiltrazione economica nel comparto turistico italiano, la parte del leone la fa la 'ndrangheta con un giro d'affari di 810 milioni, pari al 37% degli introiti complessivi. A seguire la camorra con 730 milioni (33%) e la mafia con 440 (20%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 220 (10%). Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 38% degli introiticriminali, pari a 825 milioni. A seguire il Centro con 515 milioni (23%), il Nord Ovest con 490 milioni (22%) e il Nord Est con 370 milioni (17%).
«L'indagine di Demoskopika sulle infiltrazioni mafiose nel turismo - dice all'Ansa il ministro del turismo Massimo Garavaglia - è preoccupante. È un fenomeno che
danneggia pesantemente il comparto composto da imprenditori seri, danneggiati dalla pandemia. Che soffrono così 2 volte il Covid, sugli affari e sulla concorrenza mafiosa.
Il governo sta elaborando formule di finanziamento trasparente in grado di sostenere gli operatori colpiti dall'impatto economico del virus, al fine di renderli impermeabili dalla contaminazione mafiosa. La ministra Lamorgese ha chiaro il quadro e credo stia già adottando iniziative volte a frenare questo tipo di infiltrazioni».
I dati di Bankitalia
Anche Bankitalia ha sottolineato che tra le imprese più colpite e a rischio ci sono proprio quelle del turismo. Non a caso nella lettera inviata al Presidente Draghi la scorsa settimana
Confindustria Alberghi ha sottolineato anche l’importanza di prevedere un pacchetto di misure ad hoc per sostenere la patrimonializzazione delle aziende con allungamento dei finanziamenti, garanzie agevolate e strumenti di finanza alternativa come bond o basket bond.
«Il mondo alberghiero - dichiara
Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - ha bisogno di un percorso di accompagnamento in attesa del ritorno alla normalità potendo disporre anche di interventi temporanei di riduzione della pressione fiscale e misure di decontribuzione per il lavoro. Stiamo facendo il massimo, molte aziende hanno visto crescere a dismisura il peso del proprio debito per non soccombere e il grido di
allarme lanciato da tempo e oggi sostenuto anche dai dati di Bankitalia dimostra con ancora più forza le nostre ragioni».