Le
Regioni hanno indicato la via: per le
riaperture si punta su protocolli, distanziamento e dehors. Prima data utile,
maggio (ma ci sono pressioni per riaprire magari dal 26 aprile). Anche se la decisione ultima sarà presa dopo la convocazione della
Cabina di regia sanitaria di venerdì 16 che dovrebbe dare il proprio parere in linea con l'andamento dell'
epidemia. In ogni caso, la
bozza c'è, e non ha mancato di sollevare dubbi, perplessità e auspici.
Occhio alle distanze, fra un tavolo e l'altro sono previsti due metri all'interno e uno all'esterno
Fedriga: «Istituzioni e cittadini devono muoversi di pari passo»
A far sentire la propria voce, e a
tirare le fila dell'incontro fra Regioni che ha preceduto quello con i rappresentanti del
Governo (in prima fila Mariastella Gelmini, ministra agli Affari regionali) tenutesi entrambi in 15 aprile, è stato
Massimiliano Fedriga, attuale presidente della Conferenza delle Regioni: «Ora è fondamentale che le istituzioni si muovano di
pari passo con i cittadini, superando
gradualmente la fase dei divieti e introducendo una nuova stagione di riaperture accompagnate da regole per evitare nuove impennate nella curva dei contagi». Insomma, maggio deve essere l'inizio della ripresa. Tanto che il collega leghista di Fedriga,
Matteo Salvini, ha subito rilanciato: «Se domani c'è la Cabina di regia per le settimana prossima si può riunire un
Consiglio dei Ministri che faccia un decreto per le riaperture, per tornare alla
vita».
Fiepet-Confesercenti: le nuove regole si traducono in nuove strette
Una
prospettiva che, a conti fatti, fa sorridere solo a metà le categorie più coinvolte, ossia tutti gli addetti di bar e ristoranti. Al centro della discussione, la questione del distanziamento: un metro per chi è seduto fuori, due fra i tavolini e al bancone. «
Bene ridiscutere di riaperture, ma non si comprende come le
nuove regole si traducano di fatto in una
nuova stretta. La distanza obbligatoria di due metri tra i tavoli ipotizzati sarebbe una restrizione inapplicabile per decine di migliaia di ristoranti», è la prima critica che arriva da
Fiepet Confesercenti per bocca del presidente
Giancarlo Biancheri. Secondo i calcoli Fiepet, inoltre,
circa il 60% dei locali non ha uno spazio esterno «e anche dove fosse fisicamente possibile implementare la misura, si ridurrebbe drasticamente la capacità di lavoro dei locali al chiuso, obbligandone migliaia alla chiusura definitiva», ha sottolineato Biancheri.
«È inaccettabile», ha tuonato
anche Pasquale Naccari, presidente di
Tni Italia. «Se, come si legge dalle agenzie, le aperture dovrebbero essere verso fine maggio siamo di fronte a un evidente segnale di chiusura nei confronti di tutte le attività commerciali. Ormai siamo allo sfascio, si riesce ad aprire più tardi dell'anno scorso, quando non si conosceva il virus e non c'erano i vaccini», ha attaccato Naccari.
Attesa per la decisione sulle riaperture. Prima data utile: maggio
Il turismo attende ancora: manca una data per programmare
Chi sembra ancora tagliato fuori dalla questione ripresa, è il turismo. «A metà aprile siamo ancora in attesa di un’indicazione certa sulla data delle riaperture, una condizione insostenibile soprattutto se pensiamo al turismo internazionale che il green pass dovrebbe riattivare a giugno», sottolineano da Confindustria Alberghi in una nota. La questione principale riguarda la programmazione della stagione turistica che, ovviamente, vive di date. E il balletto sul "pronti via" il cui ultimo passo è stata l'indicazione del 2 giugno da parte del ministro al Turismo, Massimo Garavaglia non fa che peggiorare la situazione.
Una condizione di stallo, in una crisi senza precedenti, che ha indotto le aziende di Confindustria Alberghi a scrivere una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi sottolineando l’importanza di intervenire subito su tre direttrici fondamentali: programmazione per le ripartenze, sostegni ad hoc per il settore e ripatrimonializzazione delle imprese. Interventi che dovrebbero consentire la ripresa di un settore che, a causa dell'emergenza e della sostanziale impossibilità di operare, ha ridotto di tre punti il Pil italiano. «Se si vuole salvaguardare il comparto ed evitare che la crisi covid si trasformi in una crisi strutturale occorre identificare una data certa e le modalità per programmare le attività. Non possiamo aspettare giugno per sapere cosa potrà fare in Italia chi avrà il green pass. Siamo già fortemente in ritardo rispetto ai nostri competitor e se non si interviene oggi rischiamo di dirottare clientela internazionale e la componente domestica verso altre destinazioni», la richiesta di Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente dell'Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Le parole di Sileri: vaccini e ricoveri i dati da monitorare
In mattinata, era stato Pierpaolo Sileri a tratteggiare gli scenari futuri. «Possiamo programmare riaperture dai primi di maggio», ha affermato ai microfoni di
Radio Cusano Campus. Ma con una sottolineatura importante: sempre sulla base dei
dati chiave che fotografano l'andamento dell'epidemia di Covid-19 in Italia. Detto diversamente, vaccinazioni e contagi.
«Il primo parametro da valutare è quello delle
ospedalizzazioni, su cui i dati mostrano un progressivo, seppur lento, miglioramento nei ricoveri per Covid. Questo è dovuto alle restrizioni maggiori durante le precedenti settimane, ma c'è anche la variabile della
vaccinazione. Questa combinazione di chiusura e di progressione della vaccinazione sta influendo sui dati delle ospedalizzazioni e questo effetto continuerà a crescere», ha annunciato Sileri. Con questi ritmi, l'obiettivo è giugnere a metà maggio con più di tre quarti di over 60 protetti. Il che significa ridurre il
rischio di eventuali ospedalizzazioni di pazienti deboli.
Per quanto riguarda i vaccini, strumenti essenziali per il buon esito dei piani del Governo, Sileri ha fatto il punto sulle ultime vicende che vede coinvolto, da ultimo, il siero di
Johnson & Johnson. Sospeso in America, secondo Sileri «è verosimile che venga posto un limite di età simile a quello di AstraZeneca, visto che le complicanze si sono osservate in soggetti giovani. Ma si tratta di complicanze rarissime e sproporzionate rispetto al vantaggio che offre il vaccino, soprattutto per i soggetti sopra i 50-60 anni. Non credo che questo ostacolerà il processo di vaccinazione».