La
piazza si riempie ancora. I ristoratori sono tornati. Ma a differenza delle
manifestazioni piene di tensione dei giorni scorsi, stavolta l’ordine e l’organizzazione di
Fipe-Confcommercio hanno prevalso e incanalato rabbia e frustrazione verso uno sbocco più istituzionale ma non per questo meno acceso e cogente in termini di richieste al Governo. Lo si capisce già mentre si attende
l’inizio ufficiale dell’Assemblea Straordinaria convocata dalla Federazione italiana pubblici esercizi per chiedere al Governo maggiori certezze sulle
strategie di riapertura delle attività economiche. In ballo, la tenuta di un comparto importante anche per il turismo e la prossima stagione estiva.
Il pubblico, ordinato, per l'assemblea straordinaria di Fipe a roma
Calugi: le chiusure dimostrano la gestione inefficace dell'emergenza
«Siamo fuori tempo massimo, per questo siamo qui. Non possiamo più assistere da
testimoni impotenti mentre le nostre imprese rischiano di fallire. Nessuno al mondo può permettersi di decidere la vita e la morte di un’
impresa e di un progetto di vita. Siamo tutti qui in modo coordinato e ordinato per metterci la faccia. Non è più accettabile rimanere chiusi per
decreto e constatare che morti e contagi continuano ad aumentare. Ecco perché è l’ora di prendere atto che c’è un modello di gestione dell’emergenza sanitaria inefficace e inefficiente che ha creato la crisi di un solo settore senza risolvere alcun problema», ha spiegato subito
Aldo Cursano, presidente Fipe Toscana e presidente vicario nazionale.
Aldo Cursano, presidente vicario di Fipe
Ristoranti, un unico coro: vogliamo riaprire
Insomma, le chiusure “mirate” non convincono. Anche perché espongono ristoranti, bar, discoteche, imprese di catering e banqueting a
conseguenze disastrose per la sopravvivenza dei vari comparti. Il tutto a fronte di
ristori considerati esigui mentre
continuano a correre costi fissi, bollette, tasse. Unica consolazione arriva dall'ipotesi di uno scostamento di bilancio da 40 miliardi con ristori in due mensilità da distribuire
sottoforma di Ristori Bis. Ecco, allora, che l’unica via possibile è quella di una ripresa rapida. «Ho un ristorante, un bar e una discoteca. Tutti chiusi. Sono qui per manifestare perché voglio una data certa, vicina, per riprogrammare la riapertura. Non possiamo più sostenere economicamente e mentale mente questa situazione», ha affermato
Moreno Ianda, presidente di Fipe Pistoia. Stessa situazione anche per
Sofia Cavallo, proprietaria di due ristoranti, un bar e una pizzeria a Imola: «Mi aspetto che i nostri lavoratori ricomincino al più presto perché la situazione sappiamo tutti come si sta evolvendo. Molte attività forse chiuderanno».
Programmazione essenziale
Quello che più preme è la possibilità di
programmare la propria attività. Si vogliono finalmente mettere da parte
stop&go che penalizzano il settore dell’
ospitalità, costretto a riaccendere di volta in volta i motori, con i relativi costi. «Sono 14 mesi che viviamo lo stesso disagio. Ci aspettiamo un piano di ripartenza e di sviluppo,
una data o delle date per poter programmare. Non basta alzare la
serranda per poter ritornare a lavorare. Ci sono fornitori e collaboratori da organizzare. Soprattutto a fronte di una ristorazione che è gioco forza cambiata a causa della pandemia. Noi ci metteremo comunque lo stesso cuore, la stessa passione, la stessa attenzione. Aspetti che fanno bene anche all’attrattività turistica dell’intero Paese», ha affermato
Valentina Picca Bianchi, presidente Donne imprenditrici di Fipe.
Valentina Picca Bianchi, presidente di Donne imprenditrici di Fipe
Agganciare la (prossima) ripresa del turismo
Tempistiche certe, o per lo meno prevedibili, permetterebbero anche ai pubblici esercizi di sfruttare
la prossima stagione estiva e turistica. Come nel caso dei locali sardi: «Noi in
Sardegna viviamo il picco nella stagione estiva. Lo scorso anno, per esempio, quando è stato possibile riaprire eravamo già al 18 maggio, con una stagione molto incerta di fronte e abbiamo fatto il possibile. Ma la gente ha la necessità di programmare le proprie
vacanze già da ora perché, come abbiamo visto nel 2020, anche a fronte di una stagione davvero corta, la clientela ha risposto bene», ha raccontato
Gavina Braccu, proprietaria di un ristorante a Porto San Paolo nei pressi di Olbia e presidente della Fipe dell’area Gallura e Nord Sardegna.
Gavina Braccu, presidente Fipe dell'area Galluara e Sardegna del Nord
Discoteche chiuse da 14 mesi: il 40% rischia la chiusura definitiva
E poi ci sono i casi particolari. Come le
discoteche e i locali da ballo: «Con grande senso di responsabilità il settore che rappresento è chiuso ininterrottamente dal 23 febbraio dello scorso anno, prima che fosse emanato il lockdown dell’8 marzo. Abbiamo potuto riaprire questa estate ma solo il 10% delle aziende, quelle all’aperto, mentre il 90% è chiuso da 14 mesi. Certamente con le
aziende chiuse, con gli affitti da pagare, utenze e pochi ristori ricevuti dal Governo il 30% delle attività ormai ha chiuso completamente. Un ulteriore 40% chiuderà qualora non dovessero aprire questa estate, di fatto azzerando il settore dell’
intrattenimento in Italia. Cosa chiediamo? Innanzitutto, una data certa per la ripartenza, con tutte le cautele naturalmente per la sicurezza sanitaria; chiediamo non ristori perché sappiamo che il governo non ne ha ma
sgravi fiscali per la ripartenza almeno per quelle aziende che sopravviveranno a questa pandemia; e chiediamo la concessione di
crediti garantiti dallo stato a lungo termine», ha specificato
Maurizio Pasca, presidente di
Silb - Associazione italiana delle imprese di intrattenimento, da ballo e di spettacolo.
«Catering e baqueting sicuri, fermali è illogico»
Posizione simile, ovvero unica, anche per chi si occupa di
banqueting e
catering. «Purtroppo, fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna linea guida su quello che potremmo fare in futuro. Pensate che io ho dei
matrimoni già fissati per maggio, ma ancora non sappiamo se le persone si possono sposare, quanti potranno essere gli invitati e quali regole dovremmo seguire per svolgere l’evento in sicurezza. Insomma, siamo in grande difficoltà», ha detto
Dario Pistorio, presidente di Fipe Catania e proprietario di un ristorante e un’impresa di catering. Difficoltà generate anche da logiche poco chiare sugli stop alle attività: «Catering e banqueting, infatti, si svolgono in sicurezza grazie a numeri chiusi, partecipanti pre-registrati e controllati, tutti i protocolli implementati», ha sottolineato
Paolo Capurro, presidente
Anbc – Associazione nazionale banqueting e catering. Problemi che, a caduta, rischiano già di compromettere l’attività futura dei prossimi sei mesi, un anno.
Partecipanti all'assemblea straordinaria di Fipe a Roma
Che ne sarà dei giovani?
A pagare i vari ritardi sono in prima battuta i
giovani. Che siano imprenditori alla prima esperienza o eredi di tradizioni cuciniere tramandate da generazioni, non fa differenza. «Nella nostra categoria, i giovani rappresentano circa il 40% della forza lavoro, sia lato impresa che lato dipendenti. E siamo qui a
chiedere una data per il nostro futuro. Dobbiamo programmare per garantire, da un lato, la continuità di imprese magari avviate dai nostri nonni; dall’altro, dare le stesse possibilità anche alle nuove generazioni», ha affermato
Matteo Musacci, imprenditore di Ferrara e proprietario del ristorante e cocktail bar Apollo.
Moreno Ianda, ristoratori Pistoia, rompe piatti e suppellettili: «Se si muore, non servono più»
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