Con circa 25mila aziende e oltre un miliardo di euro di fatturato all’anno (senza considerare l’indotto), l’agriturismo italiano è uno dei settori trainanti del turismo negli ultimi dieci anni. Eppure, come quasi tutti i settori, anche questo ha dovuto fare i conti con il Covid. In attesa di vedere come andrà il 2021 con la stagione in arrivo (anche se la prima parte, con Pasqua, ormai è andata), si riparte, si fa per dire, dalle ceneri del 2020, anno nel quale, dati Rete Rurale Nazione, rispetto al 2019 il 91% delle imprese ha dichiarato di aver avuto cancellazioni.
L'agriturismo ambito dagli italiani
Cresce l'interesse dei turisti di prossimità per i prodotti del territorio
La metà delle aziende ha poi registrato una diminuzione della vendita dei
prodotti, ma anche una forte riduzione delle richieste dei
servizi offerti (per il 68%), tra i quali soprattutto la
ristorazione. Il 45% delle imprese avrebbe subito un calo di ordini, mentre il 91 per cento avrebbe subito cancellazioni. Tuttavia sarebbe cresciuta la domanda di
prodotti (+22%) e di prenotazioni (+30%) da parte di nuovi turisti italiani, entro il raggio di 150 Km. Crescita anche per acquisti di prodotti (+18%) e di prenotazioni (+21%) da parte di
turisti fidelizzati che già conoscevano l’agriturismo.
«Eppure non basta a sopravvivere a un’altra annata - dice
Manuel Lombardi, imprenditore in
Campania - abbiamo diritto a un trattamento diverso anche perché agriturismo vuol dire turismo di prossimità nelle
campagne e garanzia delle distanze sociali, evitando l’affollamento».
Manuel Lombardi
Alla scoperta di nuovi mercati
Il 37% del campione intervistato ha interpretato la
crisi in maniera positiva vedendola come una occasione per scoprire nuovi mercati, mentre circa il 44% non si è fatto scoraggiare, limitando tuttavia le spese correnti. Il 56% delle imprese ha predisposto già entro la primavera 2021 nuovi
servizi rispetto al passato. «Dopo un 2020 da dimenticare per una struttura come la nostra che si basa su un
turismo internazionale, stiamo cercando di ripartire per il 2021 anche diversificando il target - spiega
Cecilia Della Giovampaola, imprenditrice agrituristica in Toscana - nonostante i positivi segnali di ripresa, i piccoli aiuti dello
Stato non possono garantire una continuità, speriamo quindi nella ripartenza del turismo entro l’estate».
Cecilia Della GiovampaolaAnche in
Sardegna, il cambio di colore di inizio primavera ha inciso e non poco. «Occorre sottolineare che gli agriturismo, soprattutto con l'arrivo della primavera e del bel tempo, garantiscono ampi spazi e fanno dell'
aria aperta e contatto con la natura il proprio punto di forza», sottolinea
Michelina Mulas, imprenditrice in Sardegna.
Michelina Mulas
Le associazioni agrituristiche sul piede di guerra
Ripristinare il
bonus vacanze nel secondo semestre del 2021 e rinnovare la cambiale agraria; rivedere le restrizioni sugli orari di apertura e sospendere il canone Rai speciale, ma soprattutto
passare dai ristori a veri e propri "fondi per la ricostruzione". Sono alcune delle misure richieste da Turismo Verde, l'associazione per la promozione degli agriturismi di
Cia-Agricoltori Italiani, in una lettera inviata qualche giorno fa al ministro delle Politiche agricole,
Stefano Patuanelli. La Coldiretti dal canto suo, con l’associazione Terranostra-Campagna Amica, chiede una rapida riorganizzazione delle riaperture, l’asporto e la vendita on line, dicono infatti dall’associazione, non bastano più a sostenere le strutture sempre più in crisi. Intanto gli italiani tornano a sognare la campagna.
Cosa sognano gli italiani
Costretti in
casa, gli italiani sognano una
vacanza (47%), anche piccola, assai più che cene al ristorante (26%) o serate al cinema (16%). Lo dice un recentissimo sondaggio condotto dal portale internazionale
Airbnb in collaborazione con Agriturist di Confagricoltura.
Tranquillità, digital detox, sostenibilità: il turismo rurale mette d’accordo tutti. Secondo il sondaggio infatti, il 34% dei
viaggiatori considera prioritari fattori come il distanziamento e la pulizia, percentuale che sale anche al 42% tra gli over 55.
Altro trend che si riconferma è la
ricerca di luoghi isolati e tranquilli: un break in montagna o in campagna sarebbe l’ideale per il 28% degli italiani. Anche la scelta del tipo di sistemazione va in questa direzione: il 28% degli intervistati opterebbe per una casa al mare, il 19% per un agriturismo, che conquista il 26% delle preferenze tra chi ha superato i 55 anni. Un soggiorno a contatto con la
natura sembra essere ciò che cercano molti italiani, per i motivi più diversi. Voglia di isolamento e tranquillità accomunano infatti i più maturi in cerca di sicurezza, ma anche i più inclini a
disconnettersi per regalarsi un po’ di digital detox (il 29% del campione, e il 32% delle donne coinvolte nel sondaggio). Non manca, infine, chi è attratto soprattutto dalla
sostenibilità: il 30% degli intervistati pagherebbe fino al 10% in più per una sistemazione green.
I numeri dell’agriturismo italiano
Le aziende agrituristiche autorizzate sono 24.576 (+4,1% rispetto al 2018). La
crescita maggiore nell’ultimo anno si è registrata nel Centro Italia (+8,7%). Sotto l’aspetto della diffusione territoriale, i Comuni con almeno un agriturismo nel 2019 sono 4.958, pari al 62,6% del totale (nel 2011 erano il 58%). Nel 2019 la produzione economica dell’agriturismo incide per il 2,6% sul totale dell’intero comparto agricolo. Il
valore corrente della produzione agrituristica nel 2019 è di poco superiore a 1,5 miliardi di euro (+3,3% rispetto al 2018 e + 37% rispetto al 2007). Oltre il 77% del valore economico è generato degli agriturismi delle Regioni del Centro e del Nord-est. Per quanto riguarda le presenze negli agriturismi, gli arrivi nel 2019 hanno superato i 3,7 milioni (+0,4 milioni rispetto allo scorso anno), di questi 1,9 milioni sono di nazionalità italiana. Il 72% degli agrituristi ha scelto le strutture del Centro e del Nord-est e,
in particolare, della Toscana (23%) e della provincia autonoma di Bolzano (16%). Il numero di aziende a conduzione femminile è pari a 8.566 (35%), percentuale che sale al 46,8% nel Sud.