Quando si pensa a Bologna non si può non immaginare la sua ricca tradizione enogastronomica. Che ora potrebbe ricevere un riconoscimento Unesco. Da Palazzo D’Accursio rilanciano, infatti, la volontà di ottenere il riconoscimento per l’arte e la tradizione delle sfogline. In prima linea è stato chiamato dal sindaco Virginio Merola, Franco Grillini «che si batte da tempo affinché a questa professione venga dato un giusto riconoscimento e che sull’argomento ha presentato in passato progetti di legge in Regione e in Parlamento».
Prende così un nuovo slancio il progetto, iniziato, più di due anni fa con Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura che già in passato aveva sostenuto la candidatura all’Unesco dell’arte delle sfogline da quando nel 2018 un ordine del giorno proposto dalla consigliera pd Raffaella Santi Casali è stato approvato all’unanimità dal parlamentino locale.
L'arte delle sfogline verso l'UnescoIn campo FedercuochiUna notizia che il mondo del food ha accolto con grane gioia. E così
Federcuochi aderisce all'appello e annuncia il suo impegno a lavorare al fianco del
Ministero per il riconoscimento di questa particolare
tradizione culinaria bolognese, che viene tramandata da secoli di
madre in
figlia.
«Questo è solo uno dei tanti progetti che intendiamo portare avanti con il Ministero della Cultura - conclude Federcuochi - il made in Italy è una realtà straordinaria, ricca di tradizioni e prodotti unici al mondo, un Paese dove la
cultura del mangiare e del fare da mangiare è un'arte millenaria e come tale ha pieno diritto di essere riconosciuta».
Cna Agroalimentare: Tutelare anche l’unicità di ciascuna sfoglinaFelice anche
Max Poggi, presidente di Cna Agroalimentare Bologna, il quale però precisa: «Va ribadito in primis che si tratta di un lavoro artigianale e questo aspetto di
unicità va rimarcato, in quanto ogni sfoglina deve avere la libertà di fare la sfoglia a modo suo o seguendo la
tradizione della sua
famiglia».
Per Cna Agroalimentare tutelare le sfogline significa inoltre dare la possibilità di «concretizzare azioni utili a tramandare il
mestiere» e per farlo è anche importante «riprendere il percorso delle
botteghe-
scuola artigiane, snellendo i vari lacciuoli burocratici che rappresentano un ostacolo», senza «imbrigliare la creatività delle nostre artigiane e dei nostri artigiani. Non si tratta di monumenti inanimati da salvaguardare, bensì di persone, da abilitare e far crescere dando dignità al loro lavoro e alla loro propensione al fare impresa».
Boom per la pasta fatta in casa. Con il ritorno dei giovaniE mai come in questo momento l’arte della
pasta fatta in
casa sta tornando di
moda. Con l’emergenza Covid più di una famiglia su quattro (26%) è, infatti, tornata a cimentarsi nella preparazione casalinga della pasta sotto la spinta del ritorno alla tradizione e del maggior tempo trascorso (indagine Coldiretti/Ixe’).
Il boom casalingo del fai da te che ha fatto volare i
consumi di
farina (+38%) e
uova (+14,5%) secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea e se in passato però erano soprattutto i più anziani ad usare il matterello adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione.
La candidatura Unesco è quindi il riconoscimento di una tradizione che resiste e si rafforza nel tempo spinta dalla prepotente successo della dieta mediterranea e della cucina italiana nel mondo.