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La Cina guarda al biologico. Una nicchia in forte ascesa con il made in Italy ricercatissimo

Circa l’1,2% della spesa alimentare era a marchio bio nel 2019, ma dal 2013 al 2018 le vendite sono cresciute del 233%. Ita.Bio è la piattaforma che fornisce supporto allo sviluppo del made in Italy “green”.

 
03 febbraio 2021 | 11:30

La Cina guarda al biologico. Una nicchia in forte ascesa con il made in Italy ricercatissimo

Circa l’1,2% della spesa alimentare era a marchio bio nel 2019, ma dal 2013 al 2018 le vendite sono cresciute del 233%. Ita.Bio è la piattaforma che fornisce supporto allo sviluppo del made in Italy “green”.

03 febbraio 2021 | 11:30
 

Con un valore di 8 miliardi di euro, la Cina rappresenta il quarto mercato al mondo per consumo di prodotti biologici, l’8% sul totale delle vendite globali di prodotti bio. Sebbene rappresenti ancora una nicchia di mercato (in Cina circa l’1,2% della spesa alimentare era a marchio bio nel 2019), il trend è in forte ascesa dal 2013 (+233% le vendite fino al 2018). Il Covid-19 ha rappresentato un fattore di accelerazione del consumatore per benessere, attenzione alla salute e ruolo del cibo per la sua salvaguardia, fattori che hanno impresso un importante effetto-traino per i prodotti biologici. Sono questi alcuni dei dati di cui si è discusso nei giorni scorsi nell’ambito del Focus Cina presentato in occasione del secondo webinar online del progetto Ita.Bio.

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa

L'attenzione alla salute e al ruolo del cibo hanno impresso un importante effetto-traino per i prodotti biologici

La piattaforma, promossa da Ice e Federbio e curata dalla società di consulenza Nomisma, ha l’obiettivo di fornire dati, informazioni e servizi a supporto dell’internazionalizzazione del biologico made in Italy. L’interesse verso il bio in Cina lo conferma il “segno più” che contraddistingue in modo trasversale tutti i numeri del settore: 3 milioni di ettari coltivati secondo il metodo biologico, in crescita del +188% in soli 8 anni, nonostante rappresentino ancora solo lo 0,6% sul totale della superficie agricola complessiva.

La richiesta di garanzie di sicurezza e salubrità
Un'attrazione però ancora molto concentrata nelle high-tier cities e nell’upper class, tanto che l’incidenza complessiva del bio sul totale del carrello è di 1,2% nel 2019 (era solo 0,7% nel 2014) e la spesa pro-capite per prodotti biologici non supera i 5,5 euro a persona (negli Stati Uniti è di 125 euro e in Italia 58 euro). Ma l’ascesa è veloce e il biologico risponde alla crescente richiesta delle famiglie cinesi di garanzia di sicurezza e salubrità del cibo (il 46% afferma che sarà sempre più attento alla qualità dei prodotti che mangia), tanto che il 61% prevede di incrementare la spesa per prodotti biologici da qui al 2025.

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa

A tal proposito, l’Italia risulta al primo posto tra i Paesi che producono i prodotti di maggiore qualità secondo il consumatore cinese, sia relativamente ai prodotti alimentari in generale (17% indica “Italia” quando pensa a un Paese produttore di eccellenze del food and beverage) che per quelli a marchio bio (18%).

La quota bio cresce tra chi è stato in Italia
Il 19% dei consumatori cinesi dichiara di aver acquistato almeno una volta nell’ultimo anno alimentari o bevande made in Italy a marchio bio. Tale propensione all’acquisto raddoppia tra chi ha avuto una esperienza di visita nel nostro Paese. Tra i turisti che negli ultimi anni sono stati in Italia, la quota di bio-users raggiunge il 28%. L’interesse per il bio made in Italy è più forte tra chi ha una maggiore propensione agli acquisti online, tra i più giovani e nell’upper class.

Ma quali sono i prodotti più promettenti per il bio made in Italy? Prodotti lattiero-caseari (in primis latte per l’infanzia), baby food, ma anche carne e derivati assieme a pasta e prodotti da forno sono le categorie per cui i consumatori cinesi cercano le garanzie del bio e quelle su cui l’italianità è un valore aggiunto.

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa
L’interesse per il bio è ancora molto concentrato nelle high-tier cities e nell’upper class

La piattaforma Ita.Bio è strategica

«La crescente propensione anche del mercato cinese verso alimenti di qualità italiana e biologici certificati rappresenta un’importante opportunità per l’agroalimentare italiano, con notevoli potenzialità di sviluppo nei prossimi anni che possono interessare anche le imprese ancora non certificate che vogliono diversificare la loro offerta e sviluppare nuovi mercati – ha dichiarato Paolo Carnemolla, segretario generale di Federbio - Per questo la disponibilità di una piattaforma come Ita.Bio è  strategica per il sistema Italia, considerando che il comparto biologico è regolato da norme e sistemi di certificazione che fuori dall’Ue e dagli accordi di equivalenza già sottoscritti necessitano di specifiche competenze, oltre che di relazioni dirette con i sistemi di certificazione in loco che, come nel caso della Cina, si rivelano spesso complessi e rigorosi. L’accordo già sottoscritto tramite FederBio Servizi con l’organismo di certificazione cinese China organic food certification center, il supporto di Bologna Fiere China e l’attività di analisi dei mercati svolta in collaborazione con Nomisma, integrata al sistema Ice e al desk dedicato attivato da Federbio, forniscono alle aziende italiane che vogliono avviare o consolidare la presenza sul mercato cinese, informazioni, assistenza e contatti utili per orientare con successo le proprie strategie commerciali e incrementare le esportazioni del bio made in Italy».

In rappresentanza del nostro mondo produttivo, hanno partecipato al webinar Alce Nero, Rigoni di Asiago e Barone Pizzini.

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa
Alce Nero è certificata China Organic dal 2009, marchio che attesta la certificazione di tutta la filiera più il sito produttivo

«Nel 2006 – ha ricordato Jennifer Preziosi, export area manager di Alce Nero – è nata Alce Nero Asia Ltd, joint venture con quote paritetiche tra Alce Nero e Denis Group che dal quartier generale di Singapore coordina le strategie di sviluppo del marchio in tutto il far east. La nostra mission è proporre cibi sempre più sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente come necessita` imprescindibile. Alce Nero Spa produce in Italia e Alce Nero Asia Ltd, attraverso le società operative e commerciali del Gruppo Denis importa, promuove e vende in loco. Alce Nero è oggi un marchio leader del biologico e made in Italy nel sud est asiatico. Il Giappone, in particolare, è il Paese, dopo l’Italia, in cui Alce Nero ha raggiunto i migliori risultati sia in termini di vendite, sia di notorietà».  La gamma di prodotti di Alce Nero comprende circa 400 referenze tra secco, fresco e congelato. Alce Nero è certificata China Organic dal 2009, marchio che attesta la certificazione di tutta la filiera (materie prime agricole) più il sito produttivo.

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa
I prodotti Rigoni di Asiago in Cina crescono in modo continuativo

«Produciamo 100% bio – ha sottolineato Cristina Rigoni, direttore vendite internazionale di Rigoni di Asiago – Abbiamo il controllo diretto della filiera che ci premette di gestire ogni fase del processo di lavorazione, dalla coltivazione della materia prima fino all’imballaggio del prodotto finito e alla sua distribuzione. La sfida che Rigoni di Asiago ha affrontato entrando nel mercato cinese riguarda in particolar modo i prodotti per la prima colazione, come le spalmabili. Una vera sfida in quanto la abitudini alimentari dei consumatori cinesi non prevedono l’utilizzo di panificati e complementari come confetture e creme dolci. Ma la garanzia delle materie prime, la sicurezza del brand made in Italy e la conferma della certificazione cinese hanno consentito ai nostri  prodotti di crescere in maniera continuativa. Con Fiordifrutta siamo stati il primo produttore europeo di confetture a ottenere nel 2018 la certificazione Bio China».

La Cina guarda al biologio Una nicchia in forte ascesa
Stefano Brescianini

«Quello del vino è un mercato complicato in Cina – ha annotato Stefano Brescianini, general manager della cantina biologica bresciana Barone Pizzini e presidente del Consorzio Franciacorta – Non è una bevanda tradizionale e manca la cultura vinicola. Anche il vino sparkling è in difficoltà, basti pensare che nel 2019 il Belgio ha consumato più Champagne della Cina. Il potenziale di crescita c’è, ma a lungo termine. Il vino è associato al lusso e il biologico è un valore aggiunto. Bisogna puntare sulle nuove generazioni con capacità di spesa e che hanno assimilato i costumi occidentali. È necessario armarsi di pazienza, energia e darsi da fare. Per il momento il mondo fashion può fare da traino e la collaborazione con gli influencer cinesi è un primo passo. Il futuro è lontano, ma ci sarà».  
 
Per informazioni: www.itabio.itwww.alcenero.combaronepizzini.it www.rigonidiasiago.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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