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A gennaio è proseguito il crollo dei consumi: male la ristorazione

I consumi italiani non ripartono. Dopo il drastico calo registrato a dicembre, anche gennaio certifica la crisi: -58,4% rispetto allo stesso mese del 2020 (quando ancora il Covid era un affare cinese).

 
17 febbraio 2021 | 11:34

A gennaio è proseguito il crollo dei consumi: male la ristorazione

I consumi italiani non ripartono. Dopo il drastico calo registrato a dicembre, anche gennaio certifica la crisi: -58,4% rispetto allo stesso mese del 2020 (quando ancora il Covid era un affare cinese).

17 febbraio 2021 | 11:34
 

I consumi italiani non ripartono. Dopo il drastico calo registrato a dicembre, quando nemmeno il periodo natalizio era riuscito a stimolare il mercato appesantito dalla pandemia, anche gennaio certifica la crisi: -58,4% rispetto allo stesso mese del 2020 (quando ancora il Covid era un affare cinese).

La ristorazione perde il 71,4% di consumi a gennaio 2021 - A gennaio continua il crollo dei consumi.Male la ristorazione

La ristorazione perde il 71,4% di consumi a gennaio 2021

I dati dei settori merceologici
Da quanto emerge dall’Osservatorio Confimprese-EY, il crollo più importante arriva dalla ristorazione che mette a segno un -71,4% dovuto al permanere di alcune limitazioni a livello regionale. A seguire, è l'abbigliamento il secondo peggiore comparto con un -59,7%, mentre il resto non-food si ferma a -27,7%. Dati che fanno del mese di gennaio la seconda peggior performance mensile dopo novembre 2020 (-66,7% su novembre 2019) e senza considerare il periodo del primo lockdown nazionale che ha toccato picchi negativi del -90%.

A gennaio, insomma, la situazione del retail appare sempre più drammatica, senza alcun segnale di miglioramento sul 2020. Tre le cause che hanno inciso sui comparti analizzati c'è da segnalae anche la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana (giunta al terzo mese), quella altrettanto pesante di bar e ristoranti alle ore 18 e l’Italia ancora divisa in zone rosse e arancioni, oltre a un diffuso pessimismo di imprese e consumatori. Tanto che nemmeno i saldi invernali sono riusciti a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi. La speranza di recuperare nel periodo natalizio non si è purtroppo concretizzata.

La crisi sui territori
A livello geografico, tutto il territorio italiano presenta andamenti simili sebbene la flessione più marcata si registra nell’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -63,6%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -59,4%, dall’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) che chiude il mese a -57%, per finire con l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con il -54,7%.

Più in particolare, per quanto riguarda le diverse regioni italiane, la maglia nera spetta alla Sicilia che, con un -75,8% di consumi, accusa il lockdown locale a cui è stata sottoposta l’isola all’inizio dell’anno mentre tutti gli altri territori andavano via via allentando le misure di restrizioni con il contestuale passaggio in zona gialla. Non è un caso che, in seconda e terza posizione, si trovano Veneto (-66,2%) ed Emilia-Romagna (-64,5%), le regioni dove nel mese di gennaio la curva dei contagi è salita maggiormente. Chiudono la bottom five negativa Umbria -62,1% e Friuli-Venezia Giulia -60,5%.

Andamento simile anche se si considerano le singole città. Nel mese di gennaio è Palermo la peggiore città d’Italia scivolata a -78,3%. Supera Venezia (-75,3%) e Firenze (-57,2%) che nei 10 mesi di pandemia, causa la loro collocazione di città d’arte a vocazione turistica, si sono contese lo scettro per performance negative.

I commenti
«Il 2021 parte sulla scia della pessima conclusione dell’anno precedente. La ristorazione paga il prezzo più alto in termini di fatturato, ma è probabilmente l’abbigliamento che potrebbe avere le criticità finanziarie più importanti – ha chiarito Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – La campagna saldi non è decollata e i negozi si troveranno con stock in eccedenza e tutte le forniture della stagione invernale da pagare. Diventano quindi sempre più urgenti misure di sostegno ai settori più colpiti e modifiche della illogica chiusura per evitare le conseguenze, potenzialmente irreversibili, sulle aziende retail e sulla loro forza lavoro».

Sulla stessa linea anche Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY: «Le restrizioni sulle aperture hanno penalizzato i saldi nelle regioni dove erano in vigore: gennaio registra infatti un calo del 40% in vendite assolute rispetto al mese precedente, percentuale che di solito si attesta intorno al 20-25%. Tuttavia, se dovessero permanere le condizioni attuali di progressiva riapertura degli esercizi commerciali, pensiamo che le vendite di febbraio possano vedere un trend in miglioramento».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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