Sapevamo che non sarebbe stato ancora un Natale tranquillo, ma ora ne abbiamo la certezza. Ieri, 10 dicembre, sono state superate due soglie che destano molta preoccupazione: 20.497 nuovi positivi (mai così tanti da aprile) e 118 decessi per Covid, il numero più alto da fine maggio. Ora, in Italia, l’incidenza per centomila abitanti è a 176. La media nazionale di posti letto occupati in terapia intensiva è all’8,5%, negli altri reparti al 9,9%. Con significative differenze a livello territoriale. A infettarsi di più gli under 20 e i 30-49enni. E per Giorgio Sestili, fisico divulgatore scientifico che ha analizzato l’evoluzione delle curve dei dati dell’epidemia, a Natale avremo «il picco con 30mila contagi. Poi dipenderà da noi e voglio essere ottimista». Nel mentre in zona gialla, dove già si trovano il Friuli-Venezia Giulia, da due settimane, e la Provincia autonoma di Bolzano, da una, arriva da lunedì 13 anche la Calabria che sfora tutti i parametri: incidenza (119) e ricoveri (11,8% in rianimazione, 16,8% in area medica).
In 24 ore più di 20 mila contagiati
Salva la Provincia di Trento, allarme in Veneto
Si salva, per ora, la Provincia autonoma di Trento, con i valori a un soffio dalla soglia. Da lunedì 20, sotto Natale, potrebbero però essere in giallo anche Veneto e Liguria: i presidenti Luca Zaia e Giovanni Toti l’hanno già messo in conto e hanno avvertito i concittadini. «Abbiamo più di 4mila contagiati – ha detto Zaia - intervenendo a Sabato anch'io su Rai Radio1 – Però il vero tema è che ci vorrebbe un po' di impegno a leggere le percentuali sui tamponi. Il Veneto è la regione che fa più tamponi in Italia. La media nazionale dei positivi sui tamponi è del 2,9%, il Veneto ha il 3,1%, l'Emilia-Romagna il 4,8%, la Calabria il 6,4, le Marche il 7».
A rischio anche Lazio, Marche e Valle d’Aosta
Ci sono poi altre cinque regioni che, secondo il monitoraggio dell’Iss, si trovano in una condizione di «alta probabilità di progressione a rischio alto»: Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Liguria e Veneto.
Sicilia, scattano nuove zone arancioni
Con oltre mille nuovi casi, è boom di contagi anche in Sicilia. I positivi registrati nell'ultimo giorno sono 1.143. È il dato più alto dell'ultimo periodo. In testa alla classifica con più casi vi sono i vasti territori di Catania e di Messina. Sei le vittime. I dati sul contagio mostrano una crescita progressiva. Continuano a moltiplicarsi i casi di focolai diffusi sui territori dell'Isola. E da domani, domenica 12 dicembre, scattano nuove zone arancioni nei Comuni di San Michele di Ganzaria, nella provincia di Catania, e Itala, nel Messinese. L'ordinanza firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci, su proposta del dipartimento regionale Asoe, prevede che restino in zona arancione sino al 20 dicembre. Disposta anche la prosecuzione delle misure restrittive anti-Covid per un altro comune etneo, Militello in Val di Catania.
Ancora 6,1 milioni di non vaccinati
Tra le “brutte notizie” anche i dati sui vaccini. Ci sono ancora 6,1 milioni di non vaccinati: in percentuale sono soprattutto 12-19enni, in termini assoluti pesano il milione e 290 mila tra i 40 e i 49 anni e il milione e 180 mila tra i 50 e i 59. Mentre positivo è l’incremento spiccato dei richiami: oltre quota 10 milioni le iniezioni fatte. Dal 13 al 26 dicembre, secondo il target fissato dal commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, le Regioni sono chiamate a somministrare 6,3 milioni di dosi di vaccino. L’obiettivo è, infatti, quello di contenere gli effetti della pandemia sul sistema ospedaliero.
L’Iss: vaccino, efficacia al 39% dopo 5 mesi
E proprio la terza dose diventa cruciale, visto che secondo il report dell’Iss, dopo cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale anti Covid (dunque dopo due dosi dei vaccini Pfizer, Moderna o AstraZeneca, o dopo una di vaccino Johnson & Johnson) l’efficacia nel «prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% a 39%». Rimane comunque alta l’efficacia nel prevenire i casi più severi di malattia: è del 93% in chi è vaccinato da meno di 5 mesi, e cala all’84% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi. L’efficacia nel prevenire la diagnosi e casi di malattia severa sale, invece, rispettivamente al 77% e al 93% nei soggetti vaccinati con la terza dose.
Il rischio di morire di un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a un vaccinato con la terza dose
Rischio di morte 16 volte più alto per i no vax
Il rischio di morire di un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a un vaccinato con la terza dose; è di 11,1 volte maggiore di un vaccinato da meno di 5 mesi; è di 6,9 volte superiore a quello di un vaccinato da più di 5 mesi che non ha ancora ricevuto la terza dose.
In Ue, l’Italia è l’unico Paese che «desta bassa preoccupazione
Una buona notizia però c’è: nel quadro europeo, dove ieri è stata la Gran Bretagna a superare il suo record di contagi da gennaio (58.194), l’Italia è l’unico Paese che «desta bassa preoccupazione», secondo l’Ecdc, ente comunitario di vigilanza sulle malattie. E che l’Rt, a 1,18, sia in lieve diminuzione.
Possibile proroga dello stato di emergenza
Nel mentre a causa anche della variante Omicron (finora i casi in Italia sono 23), potrebbe esserci una proroga dello stato di emergenza, in scadenza il 31 dicembre, a marzo o forse fino ad aprile. Da gennaio, al termine dei due anni dalla prima emanazione, sarà però necessario disporre l’emergenza con un passaggio in Parlamento.