Tra il 2008 e il 2019 nel centro storico di Milano i ristoranti tradizionali sono cresciuti del +65%, mentre take-away o pizzerie al taglio sono più che triplicati, +339,4%. Discorso simile a Genova, dove nel decennio 2008-2019 i locali senza somministrazione sono cresciuti del +115,7%, mentre i ristoranti solo del +33,7%. Risultato? Uno snaturamento dei centri storici delle principali città italiane che preoccupa non poco i rappresentanti dei pubblici esercizi. A partire dall'associazione "Gli Storici".
La sala del Caffè Concerto Paszkowsky, uno dei locali dell'associazione Gli Storici
L'audizione di Alessandro Cavo alla Camera
Da questa fotografia è partito Alessandro Cavo, presidente dell'associazione "Gli Storici", recentemente entrata a far parte di Fipe-Confcommercio (nella stessa occasione ha aderito anche Angem, l'associazione di categoria della ristorazione collettiva), nel corso dell'audizione davanti alla 10° Commissione attività produttive della Camera. Un'occasione per ribadire il ruolo dei pubblici esercizi storici (ossia quelli attivi da almeno 70 anni) all'interno del tessuto economico nazionale e fonte di attrattività turistica per i visitatori stranieri.
«Quelli che rappresentiamo sono locali che hanno letteralmente fatto la storia del nostro Paese. Luoghi attrattivi per turisti, italiani e internazionali, che vogliono vivere un’esperienza unica. Valorizzarli con politiche, fiscali e non solo, adeguate, è il solo modo per mantenerli in vita, garantendo alle nostre città un’offerta qualitativa sempre molto alta e, allo stesso tempo, conservando un romanticismo che non può passare attraverso i take away», ha affermato Cavo. Da qui la richiesta di un cambio di passo nelle politiche di sostegno a bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie tradizionali. Compresi quelli al di fuori dei grandi centri urbani.
Semplificare i rapporti con le Sopraintendenze
Non ultima, la richiesta di semplificare i rapporti con le Soprintendenze per snellire gli iter autorizzativi e burocratici, oltre ai costi elevati, per gli imprenditori che vogliono ristrutturare i propri locali, mantenendo naturalmente intatto lo spirito e lo stile originario. «Questi locali sono monumenti a tutti gli effetti - ha concluso Cavo - e come tali sono un patrimonio collettivo che deve essere adeguatamente valorizzato e promosso nel mondo. Non farlo significa provocare un danno alle generazioni passate, presenti e future».