Il fuori casa torna ad avere un suo fascino. Certo non ancora paragonabile a quello del pre-pandemia, ma di gran lunga più accattivante di quanto si è verificato negli ultimi due anni di pandemia. Secondo l’ultimo PwC 2021 Global Consumer Insights Pulse Survey (realizzato dall'omonima società di consulenza PricewaterhouseCoopers) i consumatori tornano sempre di più allo shopping in negozio e aumentano intrattenimento e viaggi fuori casa: il 61% è ottimista sul futuro. Dati positivi che sono confermati anche dall’ultimo osservatorio di Confimprese relativo al mese di ottobre: +19,8% di consumi rispetto ad ottobre 2020 e -6% sul 2019.
Decolla il desiderio di viaggiare
La fiducia fa bene ai mercati
Al di là dei numeri, è proprio il grado di fiducia che fa ben sperare i mercati. Del resto, non è un dato irrilevante questo poiché consente di iniziare a fare qualche piccolo programma. Il sondaggio Pwc, che ha coinvolto 9.370 consumatori in 26 paesi, ha rilevato delle differenze sul grado di fiducia: chi è vaccinato è molto più ottimista sul futuro (66% dei parzialmente vaccinati) rispetto a chi deve ancora ricevere il vaccino (43% non vaccinati). Anche le modalità di lavoro hanno influenzato i livelli di ottimismo: chi lavora da casa o in modo ibrido è più ottimista (68%) rispetto a chi lavora fuori casa (58%).
Fiducia significa: maggiore spesa
Va da sé che una maggiore fiducia, porta anche una spesa maggiore che, poi, a conti fatti, è quella che più interessa per far quadrare i bilanci:
- Gli acquisti in negozio sono in ripresa: il 48% visita un negozio fisico almeno una volta alla settimana e il 72% afferma di essere propenso a visitare un centro commerciale nei prossimi 6 mesi.
- I consumatori prevedono anche di spendere di più in generi alimentari (41%), moda (33%) e salute e bellezza (30%) dando così un ulteriore impulso alla ripresa economica.
- Circa un terzo dei consumatori a livello globale (31%) prevede di aumentare la spesa per viaggi nei prossimi sei mesi, e l'82% di questi è almeno parzialmente vaccinato.
Erika Andreetta, consumer markets consulting leader, PwC Italia, spiega: «Il fatto che i cittadini si sentano più ottimisti è promettente. Inoltre, è particolarmente importante che i leader aziendali prendano in considerazione i fattori che influenzano l'ottimismo e che si possono controllare o influenzare, come il lavoro agile e le vaccinazioni. Le politiche che facilitano la salute e il benessere sui luoghi di lavoro non solo aiuteranno le aziende a riscrivere il contratto sociale con le proprie persone, ma potrebbero anche creare una reazione a catena di attività e spese che producono maggiori benefici per le imprese».
Carrello della spesa a +1,4%
Bisogna però anche considerare che un conto è la fiducia nel voler uscire e spendere, un conto è quanto si può spendere. Il costo della vita che, soprattutto a causa del boom delle bollette energetiche, sta lievitando rischia di alleggerire ancor di più il portafogli degli italiani. Federdistribuzione evidenzia una nuova avanzata per il tasso di inflazione che registra un incremento del +3,8% dell’indice generale, come riscontrato dei dati relativi ai prezzi al consumo provvisori di novembre diffusi da Istat. Il rialzo dei beni energetici, +30,7% su base tendenziale, si conferma fattore principale della crescita mentre il “carrello della spesa” fa segnare una variazione su base annua del +1,4%. Un margine lieve, contenuto, rispetto allo scenario generale che può far sorridere anche se, va detto, c'è comunque un segno "+" con il quale fare i conti.
Ad ottobre dati incoraggianti
Guardando a quanto accaduto il mese scorso e riaprendo dunque il report di Confimprese per capire da quale livello bisogna partire per fare previsioni sul futuro, emerge che nel mese di ottobre 2021, rispetto a ottobre 2020, tutti i tre settori analizzati dall’Osservatorio Confimprese-EY hanno beneficiato di un’ulteriore spinta verso la piena operatività mostrando incrementi importanti. A cominciare dalla ristorazione +29,5%, che ha beneficiato delle condizioni climatiche favorevoli e dei dehor, passando per abbigliamento/accessori +20,8%, per finire con il non food, che mostra una crescita molto più contenuta rispetto ai mesi precedenti e chiude a + 2,4%. Il benchmark sul 2019 sul mese è ancora in rosso con indici negativi per abbigliamento/accessori -7,9% e per ristorazione -7,6%. Solo il non food mostra una discreta tenuta e chiude a +3,3%.
Meno timori nel tornare nei negozi
Come cambiano i modelli di acquisto
Ma quali sono e quali saranno le abitudini di acquisto? I baby boomer sono cresciuti con gli acquisti in negozio, tuttavia il sondaggio ha rilevato che la Gen Z, con un’età compresa tra i 18 e i 22 anni, ha la stessa probabilità (45%) dei boomer (44%) di fare acquisti in negozio negli ultimi 12 mesi.
Il sondaggio ha anche rilevato una maggiore propensione verso i dispositivi mobile per lo shopping online. Circa la metà (41%) degli intervistati fa acquisti tramite smartphone almeno una volta alla settimana rispetto al 30% nel 2020 e al 17% nel 2018. Inoltre, i millennial sono particolarmente orientati verso lo shopping da mobile: il 50% acquista tramite smartphone almeno una volta alla settimana.
Non si placa il boom dell'online
Per i consumatori, ora più che mai, la sostenibilità è un fattore chiave nelle decisioni d’acquisto. Il 52% degli intervistati dichiara di essere più “ecologico” rispetto a sei mesi fa. La metà degli intervistati (51%) afferma anche di prendere in considerazione se il prodotto che intende acquistare ha un'origine tracciabile e trasparente. Ma il prezzo e la convenienza rimangono i fattori più importanti per i consumatori. Circa il 70% di intervistati dà priorità all'offerta migliore quando fa acquisti in negozio o online e più della metà afferma che un servizio di consegna o ritiro efficiente è sempre o molto spesso rilevante.
La protezione dei dati è al primo posto
Anche se generalmente le aziende possono contare sul fatto che i consumatori credono al loro impegno nel rispettare i propri scopi e le proprie promesse, questa fiducia è fragile. I dati mostrano che in tutti i settori, più di un consumatore su dieci non crede che le aziende stiano rispettando i propri valori o mantenendo ciò che hanno promesso. Il livello di sfiducia è maggiore tra i consumatori più giovani: tre intervistati su 10 (28%) della Generazione Z affermano che le aziende "non stanno facendo la cosa giusta".
La fiducia dei consumatori è principalmente influenzata dal modo in cui le aziende utilizzano i dati. L'83% ha dichiarato che le pratiche di protezione dei dati influenzano la loro fiducia in un'azienda e circa la metà dei consumatori globali (47%) afferma che l'uso dei propri dati è per loro diventata una priorità assoluta. Questo è ora considerato molto più importante che ricevere una customer experience “su misura”, un fattore che si colloca al 22%. Tre consumatori su cinque (59%) ritengono di essere diventati più protettivi nei confronti dei propri dati negli ultimi 6 mesi, e quasi la stessa percentuale (55%) ha affermato di non essere disposta a scambiare i propri dati per un compenso o uno sconto.