La stretta sulle regole per contrastare la pandemia accelera dopo il confronto fra Governo e Regioni. Nell'incontro del 22 novembre, i governatori si sono schierati compatti sulla linea dura, ossia: super green pass valido solo dopo la vaccinazione o la guarigione dal Covid per entrare in bar, ristoranti, musei, cinema, teatri, discoteche e in tutti i luoghi di socialità e consumo al chiuso. «Le chiusure generalizzate dopo le vaccinazioni non sarebbero sopportabili. chi è vaccinato deve avere minori restrizioni», la sintesi di Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni. Linea che il ministro della Salute Roberto Speranza ha avvallato confermando l'anticipo del richiamo: non più dopo sei ma cinque mesi dall'ultima inoculazione. Primi passi di una stretta che punta a salvare il Natale e a non chiudere le attività economiche, a partire da quelle dell'Horeca.
Il governo è chiamato a prendere una decisione sull'introduzione del super green pass, valido solo se vaccinati o guariti dal Covid
Bar e ristoranti, si entra solo con il green pass da vaccinati o guariti
La revisione delle regole di accesso ai luoghi pubblici rimane il fronte più caldo. La parola finale dovrebbe arrivare con il Consiglio dei ministri di mercoledì o giovedì. Le Regioni spingono perché venga adottata la soluzione 2G tedesca (dove le G stanno per vaccinati o guariti dal Covid), il cosiddetto super green pass. Detto diversamente, sarebbe preclusa ai non vaccinati la possibilità di ottenere la certificazione verde tramite il tampone e quindi di frequentare bar e ristoranti al chiuso, palestre, piscine, stadi, cinema, teatri, discoteche, musei e impianti sciistici. Da decidere ancora eventuali restrizioni anche per le attività all’aperto (come le manifestazioni di protesta no-green pass, per esempio). Insomma, il tampone non basterebbe più per andare a cenare in una sala di un ristorante oppure bere il caffè seduto al tavolino di una caffetteria. Rimane da approfondire il tema del consumo al banco.
Più restrizioni per i non vaccinati?
Per andare al lavoro e accedere alle attività essenziali (farmacia, supermercato, ecc) basterà invece il risultato negativo del tampone.
Zone colorate: limitazioni per i non vaccinati dall'arancione
La stretta sul green pass e i divieti per i non vaccinati dovrebbero scattare, però, solo con il cambio di colore. O almeno questo è l’indirizzo del Governo per cui le limitazioni entrerebbero in vigore solo con il passaggio in zona arancione. Ma il dibattito è aperto. L’ala più “rigorista” propone che le limitazioni ai non vaccinati siano applicate già in zona bianca. In ogni caso, con l'introduzione del super green pass anche il sistema dei colori sarebbe in parte superato dalla differenziazione delle limitazioni a seconda che si sia vaccinati o guariti oppure solo tamponati.
Richiamo vaccinale a 5 mesi anziché 6
La novità più sostanziale emersa dall'incontro con le Regioni è la decisione presa dal Governo e comunicata dal ministro alla Salute, Roberto Speranza di abbassare le tempistiche del richiamo: non più 6 ma 5 mesi fra un'inoculazione e l'altra. Decisione presa per contrastare il decadimento della protezione immunitaria (che dopo sei mesi cala con percentuali dal 70 al 35%) e accelerare il processo delle terze dosi (il 22 novembre sono state aperte le prenotazioni per gli over 40).
Obbligo di terza dose per i sanitari
Nel prossimo decreto sarà contenuto anche l'obbligo di terza dose per alcune categorie professionali. Di sicuro ci saranno i componenti del personale sanitario e i lavoratori che a vario titolo operano all’interno delle Residenze per anziani (Rsa). Ancora da valutare l’estensione dello stesso obbligo al personale scolastico, alle forze dell’ordini e ai dipendenti della Pubblica amministrazione a contatto con il pubblico.
Vaccino obbligatorio per tutti? Riflessioni sul modello austriaco
Tutto ciò al netto della possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale tout court (come deciso dall’Austria a partire da febbraio 2022). Decisione che verrà presa guardando alla soglia di occupazione delle terapie intensive (l’aggiornamento dei dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali al 21 novembre segnala un 6% a livello nazionale).
Con il super green pass il tampone non basterà più per entrare al ristorante
Durata del green pass verso la riduzione a 9 o 6 mesi
Evidenze scientifiche alla mano, cambia anche la durata della validità del green pass. Ma di quanto stiamo parlando? Attualmente la certificazione vale 12 mesi, ma è già deciso che verrà abbreviata. Molto probabilmente a 9 mesi, ma nel Comitato tecnico scientifico c’è chi propone addirittura l’accorciamento a 6 mesi. Contestualmente, è in corso anche una discussione sulla validità dei tamponi molecolari e antigenici.
Tamponi, scende la validità
Le tempistiche che si stanno valutando prevederebbero una riduzione del tampone molecolare a 48 ore (invece delle attuali 72) e dell’antigenico a 24 (rispetto alle attuali 48). Indicazione che avrà un impatto soprattutto sulla popolazione di lavoratori non-vaccinati in relazione all’ingresso sul luogo di lavoro.
Il nodo del trasporto pubblico locale
Più complessa, invece, la questione dei trasporti. Le Regioni hanno chiesto una stretta anche in questo ambito con l'introduzione del super green pass per chi vuole salire su bus, tram e metro del trasporto pubblico locale. Proposta che deve tutavia scontrarsi con le difficoltà logistiche dei controlli rilevate dai sindaci e dal ministro competente, Riccardo Giovannini. Nessun cambiamento, invece, per i trasporti a lunga percorrenza come aerei, treni ad alta velocità e traghetti per cui basterà il risultato del tampone.
Green pass anche per il trasporto pubblico locale? Difficoltà logistiche sui controlli
Un Natale con la mascherina?
Al tema del cambio di colore si associa anche quello della reintroduzione della mascherina all'aperto. L'obbligo scatta dalla zona arancione in poi. Ma alcuni governatori premono perché con l'avvicinarsi delle festività natalizie se ne re-introduca l'utilizzo su tutto il territorio nazionale.
Stato di emergenza, si va verso la proroga
Decisione che va di pari passo con quella sullo stato di emergenza che dà i poteri al Governo per rendere subito esecutive le proprie decisioni. La deadline è fissata per il 30 gennaio 2022. Ma pare scontata una sua estensione, almeno fino al termine della campagna di richiamo (tempo stimato: tre mesi).
Bastano le ipotesi di modifica che scatta subito il dibattito
Come detto in apertura, il punto sull'aggiornamento delle regole anti-contagio sarà posto solo nel Consiglio dei ministri che licenzierà il nuovo decreto. Ma bastano già le ipotesi di modifica a far scattare il dibattito. Fra le voci critiche c'è quella del filosofo Massimo Cacciari (che da subito si è espresso a favore dell'obbligo vaccinale piuttosto che l'introduzione del green pass): «Questa nuova stretta è un passo gravissimo, di una palese incostituzionalità, che non è sostenuto dai dati che abbiamo. Non si può continuare così, trascurando ogni attenzione a cure mediche tradizionali, dovremmo iniziare a pensare ad una strategia di convivenza con il virus. Oppure dobbiamo continuare a vaccinarci per sempre?», ha affermato su Radio Cusano Campus.
Una risposta arriva da Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, componente del Comitato tecnico scientifico sul Corriere della Sera: «Se possiamo permetterci ancora il lusso di condurre una vita sociale senza troppi vincoli e se l’economia ha ripreso quota non è per fortuna ma per l’estesa campagna di vaccinazione portata avanti dalla struttura del generale Figliuolo negli ultimi otto mesi. I dati parlano chiaro. Chi governa comprende che è il momento di stringere e di muoversi uniti per il Paese con una decisa campagna per le terze dosi e con l’introduzione di un passaporto verde più rigido per i non vaccinati. La pandemia sta marciando ma potremmo dare ancora una volta l’esempio al resto d’Europa che forse ha commesso troppi errori di sottovalutazione».
«Mi auguro che la situazione migliori con il forte impegno sulle terze dosi, sul far superare la paura a chi non è ancora vaccinato per garantire salute, lavoro e socialità», si è invece augurato Fedriga al Tg2 Post. Come? Anche tornando «alle vecchie pratiche dei tamponi agli aeroporti e dei controlli per chi arriva dai Paesi più in difficoltà. Anche la Germania li fa, non vedo quale possa essere il problema. Lì c’è una frontiera sanitaria, e ho chiesto al governo che venga imposta di nuovo anche qui», ha affermato Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.