I dehors stanno ridisegnando i centri storici (e non solo) ma anche tutta l’offerta ristorativa italiana. Diventati necessari con la pandemia, sono stati incentivati grazie alle concessioni di spazi pubblici gratuiti. Oggi le amministrazioni comunali cercano di “guadagnare” qualcosina su queste concessioni, a parte Genova che invece le ha derogate ricevendo l’applauso della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) che invita tutti a seguire questo modello.
Ridare slancio a questo valore aggiunto cambia anche la faccia delle città e può aiutarle a farle ripartire anche in chiave turistica. Anche su questo tema, però, la Fipe ha dovuto far sentire la propria voce. La Federazione è intervenuta nell’audizione davanti alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, impegnata nell’esame del Decreto Attuazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) chiedendo - tramite il direttore generale Roberto Calugi - un maggiore coinvolgimento della ristorazione nel nuovo assetto turistico italiano.
Contestualmente anche Confindustria Alberghi ha fatto sentire la sua voce nella medesima sede, segnalando aspetti del piano che ancora sono insufficienti per sostenere gli alberghi e quindi tutta la filiera del turismo.
I dehors piacciono e vanno incentivati
Agli italiani piacciono ancora i dehors
Andando con ordine, il capitolo dehors. La piena ripresa occupazionale nel settore dei pubblici esercizi passa anche dai dehors. L’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio ha infatti condotto una ricerca su Roma che certifica come il 64% dei consumatori abbia preferito mangiare all’aperto in questi mesi e il 56% intenda continuare a farlo anche in pieno inverno. Sia per questione di sicurezza sanitaria, sia per un generale apprezzamento del consumo all’aperto.
Un dato che fa il paio con il boom di richieste di suolo pubblico inviate dai gestori dei locali al Campidoglio da maggio 2020: oggi 8 esercizi su 10 che dispongono di suolo pubblico lo hanno ottenuto o ampliato durante l’emergenza Covid, investendo in molti casi anche più di 5000 euro per allestirli.
Per il 70% dei cittadini i dehors di bar e ristoranti suscitano emozioni positive creano convivialità dove prima non c’era nulla, arredano l’ambiente, rendono più armonioso l’ambiente circostante e più sicuri gli spazi urbani e addirittura riqualificano il patrimonio edilizio. Certo, non manca anche qualche criticità per lo più connessa alla cronica carenza di parcheggi nelle nostre città e ad abusi nella gestione del suolo pubblico che rendono complicato il passaggio dei pedoni sui marciapiedi.
Cursano: Si segua il modello Genova
Da qui la richiesta della Fipe-Confcommercio di confermare la disponibilità del suolo pubblico anche per il 2022 mantenendo le agevolazioni economiche per consentire alle imprese di riprendere fiato dopo un 2020 e un 2021 in cui i livelli di fatturato restano ancora lontani dai livelli pre-Covid.
Aldo Cursano
«La soluzione migliore - ha precisato Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe - sarebbe quella di adottare in tutte le città italiane il modello Genova, dove il sindaco Bucci ha annunciato non solo di confermare l’utilizzo del suolo pubblico ma anche di continuare a renderlo gratuito. Una scelta coraggiosa che riconosce il valore dei dehors per l’attrattività della città e che va nella direzione di garantire maggior vitalità allo spazio urbano» e di conseguenza maggior sicurezza. E allo stesso tempo di valorizzare un settore di eccellenza, particolarmente apprezzato dai turisti, italiani e stranieri».
Calugi: La ristorazione sia al centro del Pnrr
In tema di turismo, invece, il direttore generale, Roberto Calugi ha posto al centro delle strategie bar e ristoranti: «Non si può dimenticare - ha sottolineato il direttore della Federazione italiana dei Pubblici esercizi - che, prima della pandemia, la spesa turistica per i servizi della sola ristorazione valeva 18,5 miliardi di euro (8,4 miliardi è la quota del turismo straniero), con un valore aggiunto di 7 miliardi. La ristorazione è determinante per l’attrattività turistica del nostro Paese non si può pensare di escluderla da un processo di ammodernamento e digitalizzazione. Se necessario vanno destinate maggiori risorse ma non si possono escludere alcuni settori a vantaggio di altri. Così si generano solamente inaccettabili asimmetrie concorrenziali».
Roberto Calugi
«La qualità del mangiare e del bere - ha aggiunto Calugi - è al secondo posto nella graduatoria delle ragioni ritenute più importanti dai turisti per visitare l’Italia ed è il primo motivo per il quale i turisti tornano nel nostro Paese, la volontà di sostenere lo sviluppo del comparto turistico, per questo le relative politiche devono necessariamente includere il settore della ristorazione».
Confindustria Alberghi: Nel Pnrr aiuti ancora insufficienti
Ristorazione, ma anche alberghi naturalmente, due realtà che più che mai devono sapersi sostenere a vicenda. Confindustria Alberghi è entrata nel merito di ciò che riguarda le strutture, per cui il Pnrr ha predisposto interventi mirati, ma ancora non sufficienti secondo l'associazione.
Sul credito d’imposta, per le ristrutturazioni, considerata la rilevanza dell’intervento, è stato evidenziato che lo stanziamento risulta insufficiente, considerata anche l’ampiezza della platea dei beneficiari. Se non saranno potenziate, le risorse oggi disponibili non potranno incidere rispetto agli obiettivi di crescita qualitativa del settore. Il rischio è che si realizzi una sorta di click day, come quello che già visto per il tax credit ristrutturazione, in cui i fondi si esaurirono in pochi secondi.
In merito agli interventi agevolabili sarebbe inoltre auspicabile poter considerare alcuni aspetti particolarmente rilevanti per il settore quali l’inserimento dell’acquisto di mobili e componenti d’arredo, come previsto nel vecchio tax credit.
Anche sulla fruizione del credito fiscale sarebbero necessari interventi di semplificazione e velocizzazione, puntando alla possibilità di un recupero immediato delle risorse considerate le difficoltà in termini di liquidità che le aziende stanno affrontando in questi mesi di crisi gravissima.
Per lo stesso motivo, l’anticipazione prevista per il contributo a fondo perduto, potrebbe essere alzata dall’attuale 30% ad almeno il 50% tanto più che la concessione è assistita da garanzie. Passaggio fondamentale è quello relativo agli aiuti di Stato come già sostenuto in una lettera inviata al Premier Draghi a fine ottobre.
Ci si aspettava che misure destinate al rilancio e finanziate dalla stessa Europa potessero avere una disciplina ad hoc per evitare delle limitazioni che rischiano di rendere inefficaci la misura.
Invece il temporary framework esaurirà i suoi effetti a fine giugno 2022. Al termine di questo periodo si tornerà al regime del de minimis che prevede un massimo di 200mila euro in 3 anni. E comunque dopo 18 mesi di crisi molte aziende, non solo grandi, ma anche medie e piccole hanno già utilizzato molta parte di quanto disponibile e paradossalmente proprio quelli che hanno sofferto maggiormente, saranno quelli più penalizzate nell’accesso alle risorse del Pnrr.
Queste alcune delle richieste presentate nel corso dell’audizione cui si aggiungono, tra le altre, le criticità legate al tax credit, alla classificazione alberghiera e la sezione speciale del fondo di garanzia per le quali l’Associazione confida in ulteriori interventi migliorativi in sede di discussione in aula.