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Il Governo si impegna sulla formazione. La ristorazione ha bisogno di professionisti

Finalmente il tema della formazione professionale dei lavoratori del settore turistico è entrato nell’agenda dell’esecutivo. La presenza di personale qualificato può fare la differenza e garantire un futuro al comparto. Vanno poi modificati i codici Ateco, per distinguere i locali dal punto di vista merceologico

di Alberto Lupini
direttore
07 ottobre 2021 | 12:57
Il Governo si impegna sulla formazione. La ristorazione ha bisogno di professionisti
Il Governo si impegna sulla formazione. La ristorazione ha bisogno di professionisti

Il Governo si impegna sulla formazione. La ristorazione ha bisogno di professionisti

Finalmente il tema della formazione professionale dei lavoratori del settore turistico è entrato nell’agenda dell’esecutivo. La presenza di personale qualificato può fare la differenza e garantire un futuro al comparto. Vanno poi modificati i codici Ateco, per distinguere i locali dal punto di vista merceologico

di Alberto Lupini
direttore
07 ottobre 2021 | 12:57
 

Il ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti, lo sostiene da tempo. Quello del Turismo, Garavaglia, lo ha indicato come obiettivo prioritario al Forum della Fipe, e due giorni dopo quello delle Politiche agricole, Patuanelli, ha condiviso le richieste delle associazioni dei cuochi. Insomma, il tema della formazione professionale per il mondo della ristorazione e dell’ospitalità sembra finalmente entrato nell’agenda del Governo. Al punto da avere conquistato anche dei finanziamenti ad hoc nel Pnrr.

Ci sarebbe da stupirsi del contrario dopo la crisi del mondo dell’Horeca per le conseguenze della pandemia, ma visto il generale disinteresse per anni della classe politica verso il turismo, già il solo prendere impegni di questo tipo è un fatto importante. Anche se, va detto, nessuno di questi ministri ha purtroppo le deleghe per occuparsi di una materia fondamentale come la formazione professionale...

 

 

È tempo di passare dalle parole ai fatti

Sulla necessità di riformare il sistema degli istituti alberghieri (nonché istituire nuovi corsi di laurea in accoglienza) Italia a Tavola è peraltro da tempo in prima fila, e non possiamo quindi che auspicare che dalle parole si passi rapidamente ai fatti dopo queste condivisioni.

Ma non ci si può certo fermare qui. C’è tutto il tema delle regole di questo comparto, che vanno riviste. A partire dal riconoscimento delle diverse professioni: dai cuochi ai sommelier, dal personale di sala ai barman. Solo così sarà possibile ridare valore al lavoro nei pubblici esercizi e negli hotel, puntando sulla professionalità.

Il Governo si impegna sulla formazione. La ristorazione ha bisogno di professionisti

La presenza di personale qualificato può fare la differenza e garantire un futuro al turismo

 

La presenza di personale qualificato può fare la differenza

Per garantire i consumatori è infatti fondamentale che le aziende che si occupano di somministrazione di cibo e bevande abbiano in organico dei professionisti riconosciuti da albi od esami, e non improvvisati che tentano una nuova avventura lavorativa senza alcuna preparazione. Al di là dei fondamentali investimenti per innovare molti locali, è proprio la presenza di personale qualificato che può fare la differenza e garantire un futuro al comparto del turismo. L’Italia può anche essere il sogno o la meta più cliccata al mondo, ma se non riusciamo a far fare un salto di qualità alla nostra offerta, rischieremo di perdere quella sfida internazionale che, sulla carta, ci dovrebbe invece vedere vincitori.

 

 

Ristoranti di fascia alta e "kebabbari" non possono essere equiparati...

E il riconoscimento della professione (per cui da tempo si battono associazioni come la Fic o l’Ais) è certamente più importante del tema, pure centrale, delle modifiche dei codici Ateco che, se slegato da una ridefinizione giuridica di tutte le categorie che hanno a che fare con la trasformazione del cibo, rischierebbe di essere solo un intervento che interesserebbe, forse, solo i ristoranti della fascia alta del mercato, i quali giustamente non vogliono stare nello stesso gruppo merceologico di chi prepara kebab o non fa somministrazione al tavolo.

 

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