Quello che prima era un fenomeno in ascesa è ormai diventato una realtà. E anche il mondo della ristorazione si adegua. Stiamo parlando dei pagamenti elettronici che, causa pandemia ed esplosione del concetto di contactless (letteralmente, senza contatto) hanno spinto numerosi italiani a dotarsi di bancomat, carte di credito, prepagate e app per smartphone. Risultato? Anche il mondo dei pubblici esercizi ha dovuto cambiare passo migliorando i servizi e minimizzando oneri e costi. Come hanno spiegato quelli di Fipe durante un approfondimento tenuto a Host, l'evento internazionale dedicato a ristorazione e accoglienza in corso a Fiera Milano a Rho fino al 26 ottobre.
L'evento della Fipe a Host dedicato ai pagamenti digitali in bar e ristoranti
Per bar e ristoranti un gap infrastrutturale da colmare
Certo, l'accelerazione dei pagamenti digitali in Italia rimane comunque un fatto recente. Tanto che gli italiani rimangono tra i peggiori pagatori digitali d'Europa. Ma ora che sono stati compiuti i primi passi nessuno vuole più tornare indietro. Di conseguenza, ristoranti e bar devono velocizzare i tempi per chiudere quel gap infrastrutturale che rischia di fargli perdere il treno della ripresa dei consumi. Lo sa bene Fipe - Federazione pubblici esercizi che ha dedicato una sessione di approfondimento sul tema dei pagamenti elettronici.
Negli ultimi 10 anni Pos cresciuto del +139%
«I dati di Banca d’Italia parlano chiaro. Nel 2020 gli italiani hanno effettuato 3,7 miliardi di transazioni digitali, tra carte di credito e debito, per una spesa totale di 210 miliardi. Senza dimenticare che negli ultimi 10 anni il numero di Pos in circolazione è cresciuto del +139%, arrivando a 3,6 milioni di apparecchi installati, mentre tra carte di credito e debito in mano agli italiani ci sono 75 milioni di strumenti di pagamento. Di fronte a tutto questo, il mondo della ristorazione è chiamato ad accelerare perché il digitale anche nei pagamenti è oramai un trend inarrestabile. Ma occorrono Pos evoluti e sistemi di cassa integrati perché i pagamenti, soprattutto per consumi veloci e di piccolo importo, devono essere veloci. Da qui la necessità di rafforzare gli incentivi per la digitalizzazione e per contenere i costi delle commissioni», ha raccontato Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio.
Servono software di cassa aggiornati e meno oneri per gli esercenti
Un primo step è già stato fatto durante il lockdown quando numerosi esercizi commerciali hanno dovuto adottare (e imparare) sistemi per la gestione delle vendite online così da sfruttare l'unico canale di vendita disponibile: il delivery. Ma il margine di crescita, anche per quanto riguarda i pagamenti in loco, sono evidenti. Da dove cominciare quindi? Secondo la Fipe la necessità numero uno è quella di aggiornare i software di cassa per fare in modo che dialoghino in maniera semplice e immediata con i sistemi di pagamento digitale.
A seguire bisogna intervenire sui sistemi di archiviazione e condivisione delle fatture elettroniche, strumento sempre più richiesto (tanto che c'è già chi propone lo scontrino digitale al posto della vecchia ricevuta d'acquisto cartacea). Infine, c'è da mettere in atto un'azione comune affinché si arrivi a una riduzione degli oneri a carico degli esercenti così da favorire ulteriormente l'adozioni di soluzioni smart.
Secondo la Fipe servono sistemi di cassa evoluti, integrati e con meno oneri all'esercente
«Quest’anno - ha aggiunto Sbraga - il Governo ha raccolto il nostro invito a ridurre temporaneamente le commissioni sui pagamenti elettronici prevedendo un credito di imposta che arriva fino al 100% delle commissioni pagate. La misura vale solo per le imprese più piccole e andrebbe riconosciuto anche per le altre. Bisogna, inoltre, rafforzare gli incentivi per l’acquisto dei Pos evoluti e non».