Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 23 novembre 2024  | aggiornato alle 10:18 | 109182 articoli pubblicati

Siad
Siad

In bar e ristoranti meno dei 10% senza green pass

Le stime della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sono migliori di quelle di altri settori. Calugi: «Lavorare senza rischi è più forte di tutto il resto». Ma preoccupa l'impatto sulla scarsa manodopera

 
13 ottobre 2021 | 15:09

In bar e ristoranti meno dei 10% senza green pass

Le stime della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sono migliori di quelle di altri settori. Calugi: «Lavorare senza rischi è più forte di tutto il resto». Ma preoccupa l'impatto sulla scarsa manodopera

13 ottobre 2021 | 15:09
 

Il 15 ottobre (venerdì), giorno in cui scatta l'obbligo di green pass per l'accesso ai luoghi di lavoro, saranno circa 30-40mila i lavoratori dei pubblici esercizi sprovvisti della certificazione verde. A dirlo è la Fipe-Confcommercio, Federazione italiana pubblici esercizi, che stima in meno di un 10% del totale il personale di bar e ristoranti al momento senza lasciapassare sanitario. Una percentuale quasi dimezzata rispetto ad alla media nazionale che si registra in altri comparti. Ma non per questo meno preoccupante, soprattutto in un momento in cui la ricerca del personale rimane ancora complicata.

Secondo le stime Fipe, in bar e ristoranti ci sarebbero un massimo di 40mila lavoratori senza green pass In bar e ristoranti fino a 40mila addetti senza green pass, ma sono solo il 10% del totale

Secondo le stime Fipe, in bar e ristoranti ci sarebbero un massimo di 40mila lavoratori senza green pass

 

Roberto Calugi (Fipe): «Shock del lockdown ha scatenato reazione di auto protezione»

«Lo shock del primo e del secondo lockdown, che hanno visto decine di migliaia di dipendenti di bar e ristoranti restare senza lavoro per mesi, ha scatenato una reazione forte di auto protezione. Il risultato è che la stragrande maggioranza dei nostri collaboratori è corsa a vaccinarsi appena possibile. Il desiderio di lavorare senza rischi e con continuità si è rivelato più forte di qualsiasi altra considerazione», ha affermato il direttore generale di Fipe, Roberto Calugi. Certo, rimane la preoccupazione per i dipendenti non vaccinati che dovranno effettuare periodicamente i tamponi (ogni 48 ore per il tampone antigenico). Anche perché «dopo i chiari di luna del primo lockdown e i lunghi mesi di misure restrittive, abbiamo bisogno di ogni singolo lavoratore per poter offrire ai nostri clienti un servizio all’altezza», ha concluso Calugi. Su Italia a Tavola, infatti, abbiamo più volte rimarcato come l'Horeca sia alle prese con una penuria di manodopera tale da imporre una riflessione su tutta la catena del lavoro: dalle scuole alberghiere fino ai ristoranti, passando per associazioni ed enti professionali fino ad arrivare al Governo come tema posto sul piatto del primo Tavolo della gastronomia italiana.

 

 

Le piccole aziende sotto i 15 dipendenti possono sostituire il lavoratore no-green pass

Va ricordato che per le piccole imprese sotto i 15 dipendenti, come possono essere bar e ristoranti, il decreto che istituisce l'obbligo di green pass al lavoro dà la possibilità di sostituire il dipendente sprovvisto di certificazione verde. Dopo una tolleranza di cinque giorni dalla prima mancata esibizione del certificato verde (che conta come assenza ingiustificata), il datore di lavoro può sostituire il dipendente recalcitrante per un periodo di massimo 10 giorni, rinnovabile una sola volta. Una misura a favore delle piccole imprese che, altrimenti, sarebbero costrette a chiudere per mancanza di forza lavoro.

 

 

Trasporto merci e agricoltura in allarme

La situazione per quanto riguarda i pubblici esercizi però, come ricordato dalla Fipe, sembra gestibile. La percentuale del 10% senza green pass è ben inferiore rispetto, per esempio, al 40% di portuali che rischiano di bloccare il porto di Trieste (e tutti i flussi commerciali che passano di lì). Venerdì è previsto il primo blocco, sebbene una circolare del Viminale abbia invitato le aziende che gestiscono lo scalo marittimo a valutare di pagare i tamponi ai dipendenti; senza nessun obbligo (tanto che al porto di Palermo, di fronte a una situazione simile, l'azienda ha già fatto sapere che non si sobbarcherà i costi dei tamponi per i dipendenti no-green pass).

Criticità sono state sottolineate anche dagli autostrasportatori e dagli agricoltori. In entrambi i casi, il problema principale riguarda i lavoratori stranieri. Per il trasporto su gomma, in cui mancano all'appello circa 20-30mila autisti provenienti dall'est Europa e a cui vanno aggiunti quelli senza green pass, il rischio è che si perda il 50% di capacità di consegna. Sui campi coltivati, invece, senza una misura di flessibilità rischia di venir meno la forza lavoro su cui si fa affidamento per la vendemmia, la raccolta delle mele e delle olive.

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Caviar Giaveri
Madama Oliva

Molino Grassi
Col Vetoraz
Nomacorc Vinventions