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Recovery, 8 miliardi al turismo. Ma la ristorazione viene ancora dimenticata

La nuova architettura del Recovery Plan prevede un incremento dei fondi a Turismo e Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro. Un’ottima notizia, ma mancano fondi a bar e ristoranti. Fipe sottolinea infatti che la ristorazione è centrale rappresentando la seconda voce di spesa dei turisti (21 miliardi di euro).

di Federico Biffignandi
08 gennaio 2021 | 13:52
Recovery, 8 miliardi al turismo. Ma la ristorazione viene ancora dimenticata
Recovery, 8 miliardi al turismo. Ma la ristorazione viene ancora dimenticata

Recovery, 8 miliardi al turismo. Ma la ristorazione viene ancora dimenticata

La nuova architettura del Recovery Plan prevede un incremento dei fondi a Turismo e Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro. Un’ottima notizia, ma mancano fondi a bar e ristoranti. Fipe sottolinea infatti che la ristorazione è centrale rappresentando la seconda voce di spesa dei turisti (21 miliardi di euro).

di Federico Biffignandi
08 gennaio 2021 | 13:52
 

Il Recovery Plan prende forma e pure soldi in più. Nel bottino del Governo non compaiono solo i 196 miliardi della Recovery facility, potenziati dai 13 del fondo React Eu e dagli 1,2 del Fondo per la transizione equa. La dote per finanziare i progetti del nuovo Recovery plan che sarà analizzato dal prossimo consiglio dei ministri si gonfia infatti anche grazie all’aggiunta di 20 miliardi di fondi strutturali europei, esterni al perimetro dei prestiti e delle sovvenzioni a fondo perduto del Next Generation Eu.

Ristoranti in attesa di fondi - Recovery, 8 miliardi al turismo. Ristorazione ancora dimenticata

Ristoranti in attesa di fondi
Risorse per 222 miliardi
Le risorse totali per il piano passano così da 196 a oltre 222 miliardi. Con questa aggiunta la bozza tanto discussa viene rivista e i relativi fondi ridistribuiti tra le varie voci.  

A turismo e cultura, 8 miliardi
A trarre vantaggio da questa aggiunta sono turismo e cultura che riceveranno 8 miliardi: questa voce è “significativamente rafforzata” rispetto alla dotazione precedente di circa 3 miliardi con l’obiettivo di incrementare il livello di attrattività del Paese “attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici strategici”.

Il piano prevede la creazione di un fondo operativo di 500 milioni facendo leva sui fondi Pnrr per coinvolgere capitali europei - Bei/InvestEU – e di privati per aumentare la portata dell’intervento su infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici. Poi è stato inserito un progetto Cultura 4.0 per “promuovere l’integrazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura attraverso l’interazione tra le imprese creative ed artigianali con attività di formazione specialistica turistica, archeologica e di restauro”. Il disegno degli interventi “punterà a valorizzare in particolare la dimensione femminile, generazionale e territoriale del cluster, disegnando gli interventi in modo da destinare una quota significativa di risorse alle regioni del Mezzogiorno e agli ambiti di attività caratterizzati da un’incidenza relativamente elevata di professionalità femminile e giovanile”.

Fipe: Bene, ma la ristorazione merita di più
Soddisfatto ma con riserva il parere della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi: «La nuova architettura del Recovery Plan, cristallizzata nelle linee di indirizzo diffuse dal Mef, prevede un incremento dei fondi a sostegno del Turismo e della Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro. E questa è un’ottima notizia. Attenzione però a non dimenticarsi della ristorazione. Se così fosse, sarebbe un danno enorme, visto che questa con 21 miliardi di euro negli anni pre-pandemia rappresenta la seconda componente di spesa per i turisti e addirittura il servizio maggiormente apprezzato da parte degli stessi. Un’eccellenza assoluta che deve essere valorizzata soprattutto ora che il turismo necessita di un’azione di forte rilancio».

«Non dimentichiamoci – aggiunge Fipe – che uno degli obiettivi del Recovery Plan, così come disposto dall’Unione Europea, è quello di aumentare del 10% l’occupazione in Italia, oltre a promuovere la filiera agroalimentare e ridurre lo spreco di cibo. La ristorazione dà lavoro ogni anno a 1,3 milioni di persone, il 52% delle quali donne, e genera un valore aggiunto pari a 46 miliardi di euro. Un patrimonio da non disperdere ma, appunto, da valorizzare».

Gli altri aumenti
Altri campi che ne approfittano sono quelli delle Infrastrutture per una mobilità sostenibile i cui fondi passano da 27,7 a 32 i miliardi. Potenziate poi di ben 10 miliardi le politiche per il lavoro anche per “migliorare l’occupazione e l’occupabilità, soprattutto giovanile“, che Matteo Renzi aveva lamentato essere “grande assente” nella vecchia bozza. E quasi 9 miliardi in più vanno all’istruzione. Per tacitare eventuali nuove polemiche su un eccesso di centralizzazione, poi, si spiega che il piano dopo il passaggio in cdm sarà discusso con il Parlamento, gli enti locali e le “forze economiche e sociali“.

Balzello non indifferente anche per la Salute a cui vanno in totale 19,7 miliardi. Le nuove linee di indirizzo si limitano a spiegare che per la componente Assistenza di prossimità e telemedicina arrivano 7,9 miliardi (di cui 400 milioni dal ReactEu) rispetto ai 5 della precedente bozza ed è “finalizzata a potenziare e riorientare il Ssn verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali garantendo omogeneità nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza; a potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali”. Il capitolo Innovazione dell’assistenza sanitaria passa invece da 4 a 10,5 miliardi: è qui che è stato probabilmente trasferito lo stanziamento per gli ospedali visto che si fa riferimento a “rilevanti investimenti destinati all’ammodernamento delle apparecchiature e a realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili, anche al fine di diffondere strumenti e attività di telemedicina”.

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