Fatto il Decreto, ecco le polemiche. I ristoratori si vedono costretti a fare i conti dei danni ad ogni annuncio sulle nuove restrizioni e a implorare più tempestività nella comunicazione in modo da poter programmare e progettare quel poco che si può. Non ci sono infatti solo i conti dei bilanci più spicci a preoccupare gli addetti ai lavori, ma anche le politiche adottate dal Governo costantemente a sfavore del settore.
Ristoratori contro le piattaforme di food delivery
Pasquale Naccari, portavoce di Tutela nazionale imprese - Horeca e Ristoratori Toscana torna sulla questione: «Siamo molto preoccupati e amareggiati per tutta questa incertezza nella quale ci costringono a vivere. Si naviga a vista. Il
decreto legge è arrivato come al solito nottetempo, con "il favore delle tenebre”, anche se
Giuseppe Conte dice il contrario, ed è valido solo fino al 15 gennaio (forse)».
Nessun turista, tanto smart working e i ristoranti non lavoranoLo sguardo va spesso all’estero per capire come si comportano gli altri Stati in questa situazione di emergenza e si torna dalla panoramica internazionale con poco conforto: «Anche in altri Stati, vedi
Germania o
Gran Bretagna, vengono imposte misure restrittive, ma non si cambiano colori e regole ogni 5 minuti - prosegue Naccari - in Italia, ormai è acclarato, non c'è la capacità di programmare e dare stabilità a cittadini e
imprese. I
ristoranti non si aprono e chiudono in un giorno. Lavoriamo con materia prima deteriorabile e in queste condizioni non è possibile organizzarsi. Senza contare che è assurdo chiudere i ristoranti, che possono aprire solo a pranzo, nel fine settimana. Dal lunedì al venerdì la gente in giro è pochissima, non ci sono turisti e quasi tutti
lavorano in smart working. Solo sabato e domenica i ristoranti potrebbero lavorare con le famiglie che decidono di andare a pranzo fuori. Ma anche questa possibilità ci è negata».
Pasquale Naccari
Sciopero contro le piattaforme di food deliveryLo scontro si apre poi sulla lotta contro i grandi colossi rappresentati da piattaforme di
food delivery tanto utili per i consumatori quanto protagoniste di un mercato non corretto nei confronti della ristorazione tradizionaIe se si considera la differenza di tasse da versare. Ecco perché è confermato per domani lo
sciopero contro le piattaforme del food delivery, che «non dovendo rispettare
le regole di tutti noi commercianti, giocano su un vero e proprio binario parallelo, esercitando una concorrenza sleale», osserva Naccari.
«Chiediamo - chiude Naccari - a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia. Come? Facendo i propri
ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell'asporto e non tramite le piattaforme delle
multinazionali che hanno sede all'estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia.
Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro. Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro e per far valere i loro diritti visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di assumere queste persone».