La marca del distributore (Mdd) conquista sempre più i clienti della grande distribuzione. Soprattutto quelli di Conad. I prodotti a marchio dell’insegna Gdo coprono una quota del mercato pari al 30,9% nel largo consumo confezionato, posizionandosi oltre 10 punti percentuali oltre la media italiana (secondo i dati IRi). Un fenomeno consolidato, quindi: «I clienti hanno più fiducia nella qualità dei nostri prodotti», ha affermato Francesco Avanzini, dg di Conad.
Un banco Conad (Fonte: Facebook)
Un trend continentaleIn generale, la crescita della Mdd è stata
sospinta dall’emergenza Covid-19 e dal massiccio ricorso (anche per mancanza di alternative) agli acquisti al supermercato. Ma la
convenienza non è stata l’unica molla. «In un anno come quello appena passato, il presidio della
qualità e il legame con i
territori delle Mdd hanno probabilmente contribuito ad attirare le preferenze», ha specificato Avanzini a
La Repubblica.
Fattori che hanno caratterizzato l'intero mercato europeo. Secondo i dati
Nielsen e
Plma (Private label manufacturers association international council), infatti, la Mdd è cresciuta in 14 mercati sui 19 analizzati con l'Italia che si è contraddistinta grazie a un +2% nel 2020 attestandosi su una
quota di mercato nazionale del 22,3% in volume e del 19,1% in valore.
Le strategie di ConadIl risultato delle
performance di Conad in questo segmento è positivo: 4,5 miliardi di euro di fatturato nel 2020. D’altronde, la Mdd – che conta un totale di circa cinquemila referenza - occupa la prima o seconda posizione nel 76% delle
categorie merceologiche in vendita; con la quota maggiore, il 70%, alla voce salumi affettati e grana. Guardando alle fasce di
prezzo, salgono del +11% i prodotti dell’offerta core, mentre quelli premium si attestano a un +17%.
Discorso a parte merita la Mdd dei
prodotti green che viaggia a doppia cifra (+12% nel 2020). Su questo segmento si concentra anche la strategia di sviluppo dell’azienda: «Per crescere bisogna sviluppare contenuti innovativi sia nel prodotto, sia nel
packaging», ha spiegato Avanzini. Una strategia con delle ricadute dirette sull’intera
filiera che, grazie anche alla
categoria bio, rappresenta il ponte di lancio per valorizzazione delle tipicità locali, nonché la collaborazione con quasi 7.000 fornitori con un fatturato aggregato di 2,6 miliardi di euro.