Per i ristoranti che hanno scelto di non spegnere le proprie cucine, le alternative per resistere alla crisi innescata dalla pandemia non sono molte. Tra queste c’è quella dello chef a domicilio, una soluzione che ha avuto il plauso di Bernard Fournier, cuoco del ristorante Da Candida a Campione d’Italia.
Lo chef a domicilio
In un’intervista rilasciata al
Corriere del Ticino,
Fournier ha descritto il nuovo
servizio dandone una valutazione positiva. «Ci siamo mossi subito, già durante il primo lockdown. Lo chef a domicilio ha avuto davvero buoni riscontri. Il servizio ha raggiunto il suo apice tra novembre e dicembre. Dopo le
feste abbiamo registrato un calo, ma in generale è andato molto bene e ci ha permesso, cosa molto importante, di mantenere il contatto con i
clienti abituali».
Che cos'è lo chef a domicilio?Ma come funziona? Sostanzialmente, si organizzano delle vere e proprie cene a casa del cliente cercando quanto più possibile di ricreare le stesse
sensazioni ed
esperienze che si avrebbero al ristorante.
Dal Candida, Fournier non porta solo il cibo nelle abitazioni dei privati ma anche tovaglie, posate, bicchieri. La cottura del cibo, invece, viene prima avviata nelle cucine del ristorante per poi essere completata sui fornelli di casa.
A utilizzare il servizio sono essenzialmente i clienti affezioni. Ma c’è spazio anche per i nuovi avventori: «Di solito sono persone di mezza età, dalla
coppia ai
gruppi di massimo 8 amici, per rispettare le misure sanitarie. Abbiamo avuto anche clienti che si sono concessi 3 cene a casa in 3 mesi».
Detto ciò, la domanda è d’obbligo: lo chef a domicilio può rappresentare il
futuro della ristorazione? «La nostra esperienza dice di sì», ha risposto Fournier che anche dopo la fine della
pandemia conta di continuare con il servizio.