Il decreto agosto ha previsto lo stanziamento di mezzo miliardo di euro a fondo perduto per sostenere le attività nei centri storici delle città d’arte ad alta vocazione turistica. Un elenco dal quale ne mancano però tante, a partire da Assisi. I commercianti della cittadina umbra, meta ogni anno di centinaia di migliaia di turisti e di fedeli, non potranno dunque accedere a questo fondo. Il motivo? Assisi non è un capoluogo di provincia e per questo non è rientrato nella lista stilata dal Governo.
La Basilica di San Francesco di Assisi
Una beffa per i suoi commercianti, che alcuni senatori della Lega non hanno mancato di stigmatizzare: «L'esclusione di Assisi dall'elenco delle città d'arte ad alta vocazione turistica è inspiegabile quanto inaccettabile», hanno scritto, in una nota,
Luca Briziarelli, Gian Marco Centinaio, responsabile nazionale dipartimento Turismo, e
Lucia Borgonzoni, responsabile nazionale dipartimento Cultura del Carroccio.
«Le città indicate del Decreto Legge riceveranno 500 milioni di euro a fondo perduto per sostenere le attività commerciali presenti nei centri storici», spiegano i senatori del Carroccio. «Il criterio individuato per la scelta è quello del rapporto tra numero di presenze di turisti stranieri e residenti che, per le città che non sono metropolitane, deve essere del triplo. In maniera del tutto arbitraria il Ministero ha però deciso di escludere i Comuni che non sono capoluogo di Provincia a prescindere dalle presenze».
Per questo,
il Comune di Assisi è stato escluso, nonostante - a fronte di 28mila residenti - conti 1 milione e 200mila presenze turistiche all’anno, «delle quali - concludono i senatori leghisti - 600mila sono straniere con un rapporto di ben 20 volte rispetto ai residenti. Il caso di Assisi è emblematico, ma stessa sorte è toccata anche ad altre realtà italiane, per questo come Lega chiederemo che i contributi siano assegnati a tutti i Comuni d’arte ad alta vocazione turistica che rispettino il rapporto fra presenze straniere e residenti».