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La biodiversità? Un italiano su 2 pensa di difenderla con la spesa

È quanto rivela uno studio condotto in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, in programma domani, 5 giugno. L’acquisto di prodotti del territorio può aiutare a sostenere la varietà delle specie vegetali.

 
04 giugno 2020 | 12:20

La biodiversità? Un italiano su 2 pensa di difenderla con la spesa

È quanto rivela uno studio condotto in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, in programma domani, 5 giugno. L’acquisto di prodotti del territorio può aiutare a sostenere la varietà delle specie vegetali.

04 giugno 2020 | 12:20
 

L’aria più pulita che stiamo respirando in queste settimane è uno degli effetti benefici del lockdown di marzo e aprile. Meno auto e dunque meno inquinamento, hanno contribuito a ripulire il cielo non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Di sicuro non basta per salvare il pianeta dai disastri provocati dall’uomo, ma è in questo contesto che arriva la Giornata Mondiale dell’Ambiente, in programma domani venerdì 5 giugno e dedicata quest’anno alla biodiversità. Con un’altra buona notizia: gli italiani si riscoprono più attenti all'ambiente e sensibili nel fare la spesa, proprio per dare il loro contributo alla salvaguardia delle specie vegetali.

Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell'Ambiente - La difesa della biodiversità? Passa dal carrello della spesa

Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell'Ambiente

Un appuntamento, quello della Giornata dell’Ambiente che come tutti gli anni offre spunti di riflessione sul tema della sostenibilità. Dunque, gli italiani che da ieri hanno ripreso a poter spostarsi per tutta la Penisola, escono dall’isolamento più informati, attenti, preoccupati per il loro futuro in rapporto al degrado ambientale. A rivelarlo, dati alla mano, è il Rapporto #Biodiversità, I care 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/SWG, diffusi da Fondazione FICO con la campagna Spreco Zero.

Solo un italiano su 10 (il 9% del totale) ritiene che non valga la pena preoccuparsi, e che la perdita di biodiversità sia fisiologica nell’evoluzione degli ecosistemi, ma nell’insieme oltre i 3/4 dell’opinione pubblica hanno colto la serietà delle condizioni. A commentare i risultati della ricerca è Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e presidente di Fondazione Fico: «La parola ambiente esce da qualsiasi concetto astratto ed entra con prepotenza nella “hit” delle priorità di vita: ben 7 italiani su 10 (68%), infatti, dimostrano di saper correttamente definire la “biodiversità” come “una molteplicità di specie animali, vegetali e microorganismi” e con altrettanta precisione 4 italiani su 10 mettono in collegamento la perdita di biodiversità e l’alterazione degli equilibri ed ecosistemi a conseguenze rilevanti se non addirittura catastrofiche per l’abitabilità terrestre, come la pandemia covid-19». Un restante 37% manifesta “moderata preoccupazione” per la perdita della biodiversità, confidando che un po’ di impegno consenta all’umanità di risalire la china.

Andrea Segrè - La difesa della biodiversità? Passa dal carrello della spesa
Andrea Segrè

Il tema è dunque quello di preservare la biodiversità, ma com’è possibile farlo? Per la metà degli italiani interpellati sono necessari e urgenti prodotti e detersivi a basso impatto ambientale, mentre per quasi uno su due degli intervistati la strada è privilegiare la varietà di prodotti agroalimentari del territorio attraverso la spesa della famiglia.

«Esiste uno stile alimentare che, secondo il 63% degli intervistati, ben  rappresenta la biodiversità ed è la Dieta mediterranea – osserva ancora Andrea Segrè – Una valutazione pressochè unanime, perché la dieta onnivora è la più “biodiversa” solo per il 16% degli intervistati, e quella vegetariana/vegana per il complessivo 11% delle risposte. Questo ci permette di dire che, complessivamente, abbiamo fatto dei progressi nella strada dell’educazione ambientale e alimentare. Anche se molto resta da fare in vista degli Obiettivi di sviluppo dell’Agenda 2030, ed è questo il momento per uno scatto decisivo. Come abbiamo sperimentato nelle ultime settimane, siamo al limite. Con la pandemia covid-19 il 2020 è diventato punto di svolta obbligato e la perdita di biodiversità è indicata fra le cause scatenanti di epidemie virali. Secondo la più autorevole rivista scientifica mondiale, Nature, se il riscaldamento globale dovesse continuare con il ritmo attuale, entro la fine del 21esimo secolo scatterà un allarme estinzione per il 73% delle specie animali e vegetali di tutto il mondo».

E ancora: un italiano su 4 dichiara di impegnarsi nel riutilizzo del cibo avanzato in compost per giardinaggio, 1 su 5 si dedica a piccole coltivazioni di orto/giardino che valorizzano la biodiversità, mentre per il 17% stanno diventando una piacevole consuetudine esperienze dirette della biodiversità attraverso escursioni e viaggi in luoghi ad alta biodiversità e aree protette.

Se agli italiani viene richiesto un impegno personale, quale scelgono di garantire in favore del basso impatto ambientale e di un footprint sostenibile? Un italiano su 2 (53%) si dichiara in prima linea nella raccolta differenziata e sempre il 50% degli intervistati ritiene si debba guardare innanzitutto alla prevenzione dello spreco alimentare. Mentre 4 intervistati su 10 (40%) sono disponibili a ridurre i propri consumi idrici ed energetici, e quasi altrettanti (37%) ad effettuare i piccoli spostamenti a piedi, in bicicletta, in monopattino.

Ma quali sono i segnali che arrivano agli italiani dall’ambiente? Nelle settimane di lockdown innanzitutto l’aria pulita come termometro di un habitat più sano secondo l’83% degli italiani ma anche acque più pulite dei mari, fiumi e laghi per 7 intervistati su 10, oltre alla maggiore varietà o presenza di volatili nei cieli (63%) e di specie di animali che in precedenza non si avventuravano in area urbana (56%). Sono soprattutto le specie animali a farsi notare per la loro rarefazione, nella crisi complessiva della biodiversità: farfalle e insetti per il 66% degli italiani, grilli, rane e cicale per il 63%, ma un segnale inquietante arriva per 6 intervistati sulle 10 dalle cosiddette specie “aliene”, ovvero piante/animali invasivi di origine esotica/alloctona, che avvistiamo nel nostro ambiente e che sono stati importati dalla loro area di origine. Solo la scelta di frutta e verdura è un indicatore in calo meno percepito (41%): probabilmente, nei luoghi di vendita l’offerta è ancora sufficientemente ampia.

Per informazioni: www.sprecozero.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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