Prima l’acqua alta, poi il virus che ha bloccato gli arrivi dalla Cina e infine la pandemia. Venezia affonda insieme a tutto il suo corollario di eventi, iniziative, fascino, folklore e ora riemergere sarà dura più che mai. Senza turismo la Serenissima deve rivedere tutto il proprio impianto economico e sociale e senza turisti anche la ristorazione e il resto del commercio rischia di saltare.
E in un clima di tale insicurezza e debolezza economica la conseguenza molto preoccupante è quella delle infiltrazioni mafiose, che dopo aver contagiato l’agroalimentare e la ristorazione ora tocca anche gli alberghi. «Stiamo ricevendo molte segnalazioni dai nostri associati di intermediari, studi legali, che chiedono informazioni su strutture che intendono vendere - dice Minotto - e le stiamo condividendo con la Prefettura. In un periodo di tale crisi, incertezza, mancanza di liquidità è facile che succeda questo. Sono proposte che arrivano dall’estero, ma anche dall’Italia e vanno monitorate con la massima attenzione. Noi stiamo facendo la nostra parte, ma è necessario che il Governo aiuti noi su questo versante e gli albergatori con i contributi economici dovuti».
Venezia deserta, atmosfera surreale
Del resto il bilancio è tragico. «Possiamo dire che abbiamo perso 7 mesi di fatturato completamente - spiega
Daniele Minotto, vicedirettore di Federalberghi Venezia - e che di conseguenza l’anno 2020 è andato in fumo. L’aspetto ulteriormente negativo è che non ci sono prospettive, non sappiamo come e quando ripartiremo perché non ci siamo mai trovati in una situazione simile».
Si naviga nel buio nel mondo degli alberghi veneziani, senza riferimenti, con pochi aiuti e potendo contare su una struttura economica sempre più debole. «Dei 400 nostri associati - prosegue Minotto - solo una decina sono rimasti aperti in questo periodo, ma perché erano servizi di prima necessità essendo adibiti ad ospitare lavoratori che non avevano potuto fare ritorno a casa per via del lockdown».
Sa quasi di beffa pensare che una città che soprattutto negli ultimi anni stava combattendo per sfoltire un turismo scriteriato, ora si ritrovi
completamente deserta. Ma forse è il suo destino, quello di una città che non sta sulla terraferma e risente di un continuo movimento, di una continua ricerca di un equilibrio comunque sempre instabile.
E con l’arrivo dell’estate, cosa accadrà? «Si muoverà solo il 20% dei turisti consueti - osserva Minotto riportando alcune indagini Istat - e di questi molti saranno italiani. Per noi è un punto a sfavore in quanto per i nostri connazionali
visitare le città d’arte non è una priorità. Si potrà contare su un turismo di passaggio costruito su turisti che visitano località di mare o montagna nelle nostre vicinanze e poi si fermano qualche ora a Venezia. Chiaro che questo non possa essere un mercato florido per gli alberghi, ma solo per i ristoranti o i negozi. Potremmo contare sui nostri grandi eventi, come la Biennale o la Mostra del Cinema, ma si faranno? E in quali modalità?».
Daniele Minotto
E il mercato estero? «L’86% del fatturato arriva da turisti stranieri - ricorda Minotto - e il fatto che le frontiere non si sa ancora in quali modalità verranno riaperte ci fa pensare che davvero pochi arriveranno a Venezia dall’estero. Penso al turismo americano ed anglosassone ad esempio che rappresenta il 25% del nostro fatturato, con i numeri di oggi come potranno pensare di uscire dagli Stati Uniti? Ma lo stesso discorso vale anche per la Russia».
Una riapertura pilota intanto dovrebbe avvenire tra la fine di giungo e l’inizio di luglio con alcuni alberghi che riceveranno la certificazione dell’associazione Federalberghi seguendo tutte le istruzioni dell’Inail. Ma basterà a salvare il settore? «Si salveranno le strutture alberghiere solide e tradizionali - risponde Minotto - le modalità d’accoglienza meno sicure, come Airbnb, probabilmente non riusciranno a ripartire. Basti pensare che, oltre ai costi di adeguamento delle strutture, ci sono anche quelli per mettere a disposizione dei dipendenti tutti i dispositivi di protezione. Abbiamo stimato che questi possano costare circa 300€ al giorno per dipendente. E inoltre il personale dovrà aumentare per monitorare la sicurezza a fronte di un fatturato inevitabilmente più basso».