Ora, tutti cristiani immacolati che non possono fare a meno di sventolare ai quattro venti la loro devozione verso il Signore e Maria. Dopo essere stati virologi, epidemiologi, capi di stato, ministri, medici specializzati, e dopo avere avuto una storia da allenatori di calcio, avvocati, giudici, cuochi e chi più ne ha più ne metta gli italiani si scoprono anche Cristiani che non possono fare a meno della Messa. Quasi come i nuovi esploratori del jogging, spuntati come funghi in epoca di quarantena pur di mettere il naso fuori di casa.
La proclamazione della Repubblica
Perché tutti Cristiani? Perché la bomba sganciata dal capo della Lega Matteo Salvini nel giorno della Domenica delle Palme ha apparentemente accolto poco favore da parte dell’opinione pubblica, ma considerata la presa che ha sul popolo (che piaccia o meno, ha raccolto oltre il 17% di voti alle ultime Politiche, il 35% se si considera la coalizione di centro-destra) si fa preoccupante in un periodo in cui gli italiani scalpitano dentro casa e le denunce sono ancora tantissime per “evasione”.
Una digressione politica è d’obbligo. Beppe Sala, sindaco di centrosinistra a Milano, ha usato il suo stile un po’ “bauscia” ma con il consueto brillante equilibrio invitando Salvini a chiedere ai Presidenti delle Regioni del suo partito di provvedere ad emettere l’ordinanza (Zaia per il Veneto, Fontana per la Lombardia). Interpellato da La Repubblica, Fontana si è detto «sorpreso da Salvini», ma senza affondare più di tanto, concludendo che la decisione spetta al Governo, Ah, quindi quando bisogna fare chiarezza (da leggersi: scaricabarile) sulle rispettive competenze le istituzioni sono lucide ed informate. Zaia gli ha fatto eco un po’ più convinto rifacendosi al parere dell’Istituto Superiore di Sanità e dicendo “no” alla proposta.
Ma al di là della politica e della reale necessità di riaprire le chiese (che poi, sia chiaro, le chiese sono aperte, solo che non si fanno le funzioni pubbliche) forse una riflessione va fatta sul principio che muove l’ex ministro degli Interni. Perché lui, proprio lui, è quello che si è prestato all’indegna messa in scena organizzata da Barbara D’Urso nei giorni scorsi in diretta su Canale 5, quando in coppia hanno maldestramente recitato l’Eterno Riposo. Ma lui, sempre lui, era anche quello che baciava il Rosario su ogni palco sul quale saliva durante la campagna elettorale. E oggi, in un clima di emergenza e confusione, chiede a chissà chi di affidarsi a Maria e non solo alla scienza per uscirne. Mossa disperata per riprendersi la scena. Peccato che per farlo l’unica idea che gli venga in mente sia quella di chiedere la riapertura delle chiese per Pasqua. Anni luce lontana dal principio cristiano per cui la Chiesa e la Messa sono due principi sacri e inconfutabili, ma non di certo gli unici dove professare la propria fede che ha, come cardine, l’amore e il rispetto per il prossimo. E sono tanti i “prossimi” che ora stanno soffrendo e che vanno amati restando a casa per non generare altri contagi.
Qualunque cristiano che abbia ben chiaro il principio della Fede cristiana ha risposto che certo non celebrare la Settimana Santa in maniera canonica genere rammarico e tristezza, ma che nulla si può fare, vige il principio altrettanto sacro di ubbidienza, e che ci sono molti altri modi per incontrare la Maria tirata in mezzo da Salvini come fosse una bestemmia. Fa sorridere che ci sia voluto Fiorello per ricordare a Salvini che «si può pregare anche davanti al crocifisso appeso in cucina». Con tutto il rispetto per Fiorello, sia chiaro. Se non va bene Fiorello, non può non andare bene Papa Francesco, che ha pregato in una Piazza San Pietro deserta.
Ma al di là dei discorsi sulla sicurezza, sulla fede, sulla politica che ognuno può discutere, dibattere, stravolgere, c’è un principio sul quale la Repubblica Italiana si fonda: la laicità dello Stato. Per cui, da una figura che rappresenta lo Stato stesso, non ci si può né deve aspettare lo sventolio di simboli religiosi cristiani in tv, nelle piazze, sui social. A maggior ragione se mischiati a casaccio con la politica. Giusto per attenersi alla suo tanto sbandierata appartenenza all’Italia, agli italiani e allo slogan “Prima gli italiani”. C’è di più: l’articolo 7-8 della Costituzione dice anche che Stato e Chiesa sono rispettivamente sovrani dei propri ordini e che nessuno dei due può interferire sulle decisioni dell’altro. Che poi, nel corso degli anni, qualcosa sia andato storto non va tenuto in considerazione perché ugualmente condannabile. Il fatto che entrambi decidano da sé spiega che, nel momento in cui i Vescovi hanno deciso di attenersi alle leggi dello Stato invitando i fedeli a restare a casa e lasciar ferme le celebrazioni, la Chiesa non ha intenzione di riaprire per Pasqua. E, se lo Stato non può obbligarli ad aprire, non saranno certo Barbara d’Urso e Salvini a poterli obbligare. Amen.