La Sardegna del turismo e dell’accoglienza è con il fiato sospeso, in attesa di norme semplici e chiare. Ma il pessimismo si addensa, anche perché nella supersquadra di Vittorio Colao, al lavoro per tenere a galla il Paese, sembra non ci sia un esperto di turismo.
Drappi neri in segno di lutto sugli hotel sardi
I polsi tremano, perché il tempo stringe. «Il dato sulle prenotazioni alberghiere è fermo, ma il lavoro di queste settimane verso il passaggio alla fase 2 è fondamentale per restituire fiducia e riaprire il mercato – ha dichiarato a Il Sole 24 Ore Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi – Fondamentale è garantire la messa in sicurezza economica delle aziende del settore e per questo c’è grande attesa per il prossimo Dpcm».
Lo scenario è da cardiopalma. Maggio e giugno sono ormai al macero e la Regione ha decretato lo stato di emergenza fino al 31 luglio, mentre in molti sperano di poter riaprire e accogliere dalla metà del mese. Il mercato è importante, stimato in 700 milioni per il comparto alberghiero. L’ospitalità turistica ne vale circa 1.500. Si lavorerà al 30% è tra ipotesi più ottimistiche.
Per il momento, come ha sottolineato il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara, «non si vedono prenotazioni e attendiamo la riapertura delle altre attività per una ripartenza anche del segmento business e dei voli».
Per informazioni:
www.federalberghi.it