Una crisi che si moltiplica a livello esponenziale con il lockdown nazionale da virus. Coinvolti tutti i settori, ma con l’estate che si avvicina le categorie più fragili impiegate nel turismo rischiano grosso. Gli stagionali, per esempio, secondo le stime di Fedrealberghi, sono più di 400mila.
Per gli arrivi dall'estro si profila un 2020 nero
Se tutto andrà per il verso giusto gli italiani faranno delle vacanze fuori porta, ma per gli arrivi dall’estero si profila una catastrofe. E pensare che
l’Italia era il quinto Paese al mondo più visitato, con 94 milioni di arrivi lo scorso anno. Pollice verso anche per piscine, stabilimenti balneare e tutto quanto ruota intorno al lavoro “a tempo” nel mondo dell’ospitalità.
Il turismo rappresenta il 13% del Pil nazionale e oggi si sta intrepretando un dramma che unisce l’emergenza sanitaria a quella sociale. Con il decreto Cura Italia, l’alternativa del rimborso in voucher si è allargata anche agli hotel. «La norma è stata introdotta anche in seguito alle nostre segnalazioni – ha dichiarato Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi – Era necessario far fronte a una situazione esplosiva, in cui tutti sarebbero risultati perdenti: l’albergo, perché attualmente non dispone delle risorse per effettuare il rimborso, e il cliente, che non avrebbe avuto né il voucher né i soldi indietro».
Federalberghi sta lavorando con il Governo e il Parlamento, per impostare i futuri provvedimenti tenendo conto delle esigenze del settore, che prevede per il 2020 un calo di fatturato degli alberghi italiani superiore al 70%. «Tra gli interventi sul tavolo – ha puntualizzato Nucara - quelli volti a tutelare la liquidità delle imprese durante la situazione emergenziale, con misure quali l’abolizione di imposte e la sospensione di termini per adempimenti e pagamenti, quali i contributi, le ritenute, l’iva, o anche le utenze, e a tutelare l’occupazione, fino agli emendamenti che focalizzano l’attenzione sulle peculiari esigenze delle imprese in affitto e delle attività stagionali».
Sei mesi di indennizzo richiesti per gli stagionali
Altro fronte caldo, ma non incandescente come quello del turismo, è rappresentato dall’
agricoltura. «Gli stagionali – ha dichiarato il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra - in media lavorano quattro o cinque mesi l’anno. Finito questo periodo possono accedere alla Naspi per la metà dei mesi lavorati. Ma se il contratto di lavoro proprio non viene sottoscritto, come è probabile che accada per molti, oltre allo stipendio non percepito andrà in fumo anche l’indennità di disoccupazione. Il 2020 rischia quindi di essere un anno drammatico per molte famiglie». La richiesta al Governo è di riconoscere sei mesi di indennizzo.
Per il momento è arrivata la proroga dei permessi di soggiorno in scadenza. Con il decreto Cura Italia, agli stagionali è stata riconosciuta la parità di trattamento con le altre categorie di lavoratori atipici: un’indennità da 600 euro per il mese di marzo, con l’eventualità di una proroga. Ma solo in caso di licenziamento nel periodo tra il 1 gennaio e il 17 marzo.
Per il turismo e l’agricoltura sono stati stanziati 499 milioni di euro.