La
voglia di ripartire si percepisce eppure, da una sponda all’altra dei navigli, l’atmosfera che si respira tra i tavolini semivuoti dei locali è surreale. Pochi clienti, poche persone a passeggio. È il primo weekend con l’emergenza coronavirus a Milano. L’ordinanza di chiusura dei locali alle 18 è per fortuna già un ricordo:
i bar sono quasi tutti aperti, e sono in tanti ad offrire happy hour a prezzi scontati, segno che c’è bisogno di attirare clienti laddove di solito ne arrivano in abbondanza.
Locali sui navigli a Milano
Per la strada si sente parlare poco in altre lingue, ma forse è solo un’impressione. Milano, comunque, non è ferma, né intende fermarsi, anche se il tempio della movida dà l’idea di viaggiare a ritmo lento; un andamento che non si addice certo a una metropoli che ha fatto (nel bene e nel male) della sua frenesia uno dei suoi tratti distintivi. Sui navigli come in altri quartieri del capoluogo lombardo, questo è il momento, anche per gli stessi ristoratori, di
mettersi insieme e provare a dare una scossa per tornare al più presto alla normalità.
Tra loro c’è
Maida Mercuri, titolare del ristorante Pont de Ferr, uno di quelli storici a Ripa di Porta Ticinese. Anche qui pochi coperti, ma – nonostante le sue parole – il suo sorriso e la fiducia che emana sono contagiosi: «L’aria che tira è pessima – dice – perché non ci sono i clienti. Tra noi colleghi, invece, è bello, perché sono proprio questi momenti di difficoltà che ti fanno riscoprire il piacere di sentirsi uniti. Abbiamo anche fatto una foto tutti insieme l’abbiamo pubblicata dicendo che l’unica febbre che ci ha colpito è la voglia di vivere».
Maida Mercuri
Una voglia di vivere che i ristoratori milanesi vorrebbero condividere con i loro clienti: «L’unica cosa che ci manca in questo momento sono loro – aggiunge Maida Mercuri - Non vengono sui navigli, ma penso che non vadano da nessun’altra parte; la situazione è grave, ma è così per tutti».
Serve guardare avanti, anche se è difficile immaginare quanto tempo servirà, prima di tornare ai livelli anche solo della scorsa settimana: «Io penso che ci vorrà molto tempo, anche perché ho visto le scorte che hanno fatto nei supermercati – prova a scherzare Maida Mercuri – Ora che consumano tutte quelle scorte, noi resteremo senza lavoro per tanto tempo. Dopodiché, questo virus è come un’influenza, mentre è stata presentata come la peste del 2020».
Una sala del Pont de Ferr
E poi ci sono i clienti, quelli che nonostante tutto non vogliono cambiare le loro abitudini, dando così un importante segnale di ottimismo a tutto il sistema. «C’è uno strano silenzio, ma sono convinto che lentamente sempre più persone daranno questo segnale», dice qualcuno. «Siamo un po’ stufi di questa situazione – dicono altri – e uscire a mangiare non ci sembra una cosa così grave. Tutto è stato esagerato, è ora di tornare alla normalità».