Giù i fatturati nella moda, nell’arredamento, nelle automobili e in tutti gli altri comparti del Made in Italy: solo l’agroalimentare resiste all’emergenza coronavirus. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base di un'indagine di Mediobanca condotta tra 2.800 imprese manifatturiere familiari che stima un calo medio del fatturato dell'11,1% (-15,7% nel primo semestre, +5,4% nel secondo) per l’industria italiana.

Avvantaggiati dalla pandemia il conserviero, il dolciario e il caseario
Male per moda e automotive, bene per dolciario e conservieroI comparti che più di altri soffrono le misure restrittive messe in atto per contrastare il virus sono
tessile (-26,7%),
abbigliamento (-25,2%),
pelli e cuoio (-23,2%), mezzi di
trasporto (-21,7%), trattamento dei metalli (-17,7%),
metallurgico (-16%), legno e mobili (-14,4%), altri beni per la persona e la casa (-14,2%), elettro-meccanico (-13,6%) e macchine e attrezzature (-11,7%).
Quelli che si sono
avvantaggiati, invece, sono il
conserviero (+1,3%), il
dolciario (+2,5%), il
caseario (+4,9%) e le altre
industrie alimentari (+5,3%).
Dall'indagine emerge, pertanto, che i settori più svantaggiati sono sostanzialmente
moda e
automotive nonostante gli eco-incentivi che hanno portato a un boom delle immatricolazioni a settembre.
Quanto alle attese per la seconda parte dell'anno i comparti
legno e
mobili e delle
ceramiche sono quelli che si attendono di crescere maggiormente "grazie alla ripresa dei lavori anche a livello domestico e una maggiore attenzione alla cura della casa per via dello smart working", emerge dallo studio.
L’alimentare segna un +20% nel fatturatoAl contrario degli altri settori simbolo del Made in Italy come moda e automotive, che registrano
cali di fatturato superiori al 20%, le imprese del comparto alimentare mettono a segno un aumento dei ricavi diventando la prima ricchezza del Paese con un valore di filiera che supera i
538 miliardi.
Quella agroalimentare è una realtà allargata dai campi agli scaffali che garantisce 3,6 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Pil grazie all’attività, tra gli altri, di 740mila
aziende agricole, 70mila
industrie alimentari, oltre 330mila realtà della
ristorazione e 230mila punti vendita al
dettaglio.
I settori più svantaggiati dalla pandemia sono moda e automotive
Una rete diffusa lungo tutto il territorio che viene quotidianamente rifornita dalle
campagne italiane dove stalle, serre e aziende continuano a produrre nonostante le difficoltà legate alla pandemia.
Cresciuto anche l’export: +3% nei primi sette mesi del 2020Una filiera che nonostante le difficoltà ha registrato una continua crescita dell’
export raggiungendo la cifra record di 44,6 miliardi di euro nel 2019, secondo l’analisi Coldiretti sui dati Istat che evidenzia un segno positivo del +3% anche nei primi sette mesi del 2020.
«L’emergenza globale provocata dal coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza» afferma il presidente della Coldiretti,
Ettore Prandini nel sottolineare che «l’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali».
«Un obiettivo di sicurezza nazionale per il quale un sostegno importante – precisa Prandini - può arrivare dai 209 miliardi messi a disposizione dal
Recovery fund».
L’Italia leader in Europa per denominazioniL’Italia può contare sulla
leadership indiscussa nella
Ue per la qualità alimentare con 310 specialità
Dop/
Igp/
Stg, compresi grandi formaggi, salumi e prosciutti, riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari.
Italia primo produttore Ue di riso, grano duro e vinoE l’Italia è anche
leader nella
biodiversità. Sul territorio nazionale ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Il Belpaese è il primo produttore UE di
riso,
grano duro e
vino e di molte
verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la
frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.