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Turismo invernale, alberghi ko se non parte la stagione sciistica

Le Regioni hanno presentato il documento redatto per far ripartire lo sci. Sì nelle zone gialle, al 50% nelle arancioni e no nelle rosse. Ora tocca a Governo e Cts decidere se dare il via libera (che sembra lontano).

 
23 novembre 2020 | 16:21

Turismo invernale, alberghi ko se non parte la stagione sciistica

Le Regioni hanno presentato il documento redatto per far ripartire lo sci. Sì nelle zone gialle, al 50% nelle arancioni e no nelle rosse. Ora tocca a Governo e Cts decidere se dare il via libera (che sembra lontano).

23 novembre 2020 | 16:21
 

La Conferenza delle Regioni si è espressa su uno dei nodi più caldi del prossimo Dpcm: a Natale si potrà sciare? E se sì, dove? Come? Il documento è stato firmato e ora sarà sottoposto al Governo e al Comitato Scientifico per un’approvazione. Le regole proposte dalle Regioni sono: si potrà sciare nelle zone gialle e arancioni indossando la mascherina chirurgica obbligatoria - meglio tenerla sotto lo scaldacollo - ma con la riduzione del 50% di presenze in funivie e cabinovie rispetto alla capienza massima, che resta al 100% per le seggiovie.

Ore calde per decidere la stagione invernale - Turismo invernale, alberghi ko se non parte la stagione sciistica

Ore calde per decidere la stagione invernale

Skipass limitati e acquisto online
Inoltre tetto massimo di skipass giornalieri, acquisto on-line di biglietti per evitare le code e après ski consentito solo con posti a sedere. Impianti chiusi nelle zone rosse, invece, per gli sciatori amatoriali. Le regioni, specie quelle del Nord che hanno insistito molto sulla necessità di dare il via alla stagione per tenere in vita quelle località che costruiscono i fatturati proprio sulla neve, chiedono addirittura una data in cui le nuove disposizioni potrebbero entrare in vigore: anche se, al momento, con le attuali ordinanze del ministero della Salute, le vacanze sulla neve sarebbero off limits in diversi massicci alpini.

Distanziamento e altre misure di sicurezza sempre validi
Le linee guida comunque prevedono che ovunque venga "assicurato il distanziamento interpersonale di un metro in tutte le fasi precedenti il trasporto" dei turisti: "il distanziamento si applica anche a nuclei familiari, conviventi e congiunti", ad eccezione dei soggetti che necessitano di accompagnamento (come i bambini al di sotto di un metro e 25, nel caso delle seggiovie) o di assistenza (per esempio i non vedenti).

Ai gestori degli impianti la responsabilità di controllare la situazione
Misure rigide da rispettare anche per i gestori degli impianti di risalita, che "dovranno garantire l'organizzazione e la gestione dei flussi e delle code, l'applicazione di misure per il mantenimento del distanziamento", anche con cartelli che segnalano le regole. La vigilanza sul rispetto delle misure di distanziamento dovrà essere garantita "dalle autorità di Pubblica sicurezza in raccordo con gli Enti locali, anche con la collaborazione del Dipartimento di Protezione Civile, del Corpo dei Vigili del fuoco, del Corpo Forestale e del Soccorso Alpino".

Via libera anche agli après ski
L'après ski, e quindi lo svago al di fuori delle piste con aperitivi e spuntini, è "consentito solo con posti a sedere nel rispetto delle regole già definite nei protocolli sulla ristorazione e pubblici esercizi". Nel documento "si suggerisce di prevedere dei sistemi di informazione a valle che comunichino ai turisti che nelle strutture in quota potrà non essere assicurata l'accoglienza laddove sia stata raggiunta la massima capienza dei locali". Per la discesa a valle "in caso di eventi atmosferici eccezionali (come i temporali) e per scongiurare assembramenti nelle stazioni a monte, è consentito "l'utilizzo dei veicoli a pieno carico" solo "per il tempo strettamente necessario", sempre con "l'uso della mascherina chirurgica anche eventualmente opportunamente utilizzata inserendola in strumenti (come fascia scalda collo) che ne facilitano l'utilizzabilità".

Responsabilità anche per gli sciatori
Riguardo agli skipass sarà necessario "limitare il numero massimo di presenze giornaliere mediante l'introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, determinato in base alle caratteristiche della stazione/area/comprensorio sciistico". Al momento dell'acquisto del biglietto l'utente, spiegano le linee guida, deve "ritenersi responsabile e informato (con l'ausilio di materiale informativo affisso o reperibile sul sito, se l'acquisto viene effettuato on-line) circa lo stato di salute proprio e dei propri conviventi o costituenti il nucleo familiare (inteso come persone con le quali si condividono spazi confinati quali mezzi di trasporto, camere d'albergo, unità abitative ecc...), impegnandosi nel caso contrario a non utilizzare gli impianti di risalita e segnalando secondo le procedure, l'insorgenza di eventuale sintomatologia".

Il commento della Lombardia
"Tenere chiusi gli impianti  sciistici vuol dire fare fallire  l'economia della montagna. E' una scelta scriteriata - hanno scritto in un  comunicato stampa gli Assessori Lombardi al Bilancio e alla Montagna, Caparini e Sertori - incomprensibile da parte di un Governo  disorientato. Sarà  insomma un danno irreversibile per migliaia di attività. Forse a Roma  non hanno ancora capito che gran parte del Paese non vive di stipendio garantito. Mentre a Natale si scierà in Svizzera, Austria e in Francia,  secondo il Governo - concludono i due Assessori- da questa parte dell Alpi dovrà essere tutto chiuso".

Il piano di Zaia
Il Governatore del Veneto Luca Zaia ritiene prematuro oggi prendere una decisione visto che la curva dei contagi si sta allentando. Vorrebbe che gli impianti ripartissero, ma aggiunge che se arriverà il “no” del Governo verrà rispettato. A tre condizioni: «Va fatta una comunicazione chiara, seria, non catastrofista - ha detto Zaia al Corriere - perché bloccare lo sci non significa chiudere tutto. Non poter sciare a Cortina, per esempio, non vuol dire non poter visitare Venezia. Stiamo attenti ai messaggi sbagliati».

Secondo nodo: «Se le piste devono rimanere chiuse ciò valga per tutta l’Europa. Non si può vietare lo sci in Alto Adige e consentirlo in Carinzia. Sarebbe una presa in giro inaccettabile».

Terzo: «I ristori. Questo è il nodo più rilevante. Al momento sono previsti solo per chi opera nelle zone rosse. Il provvedimento sulle stazioni sciistiche verrebbe adottato anche per le zone gialle (come il Veneto) dove non sono contemplati i ristori. Oltre al danno, la beffa».

Si va verso un accordo europeo

L'Italia dopo aver fatto chiarezza sulle regole "interne" si affaccia ora ai Paesi confinanti cercando un accordo comune: chiudere gli impianti per non generare un esodo di massa che favorirebbe la diffusione del contagio e creerebbe un disequilibrio nel mercato. Al momento la Germania ha fatto slittare il via a dicembre, ma sta pensando ad un prolungamento del lockdown; la Francia si è presa altri dieci giorni di tempo per valutare la situazione; l'Austria è ancora in lockdown totale e sta lavorando sullo screening di massa. Solo la Svizzera ha iniziato a sciare in 10 località e la Slovenia, con Kranjska Gora in testa, potrebbe partire a breve.

Confindustria alberghi: Molto preoccupati
Una decisione quella della stagione sciistica che non riguarda solo gli appassionati, ma un intero sistema montagna. Confindustria alberghi aveva espresso tutta la propria preoccupazione considerando le indiscrezioni che trapelano dal Governo il quale non sembrerebbe intenzionato a dare il via libera allo sci. Un colpo per il settore alberghiero che sarebbe difficile da digerire dopo un intero anno di profonda crisi.

Federica Brignone: Aprire per consentire ai ragazzi di stare all'aria aperta
A favore della ripresa degli impianti si sono schierati anche i grandi campioni dello sci, del presente e del passato. «È molto importante che gli impianti sciistici aprano a Natale - ha detto all’Ansa la fresca vincitrice della coppa del mondo di sci, Federica Brignone - perché sarebbe un segnale positivo per tutti. Altrimenti, con le stazioni chiuse, il danno sarebbe irreparabile. Permetterebbe alle famiglie e ai ragazzi di stare all'aria aperta, facendo nel rispetto delle regole uno sport che non è pericoloso, che permette di stare a distanza perché nello sci è difficile starsi addosso. E darebbe un segnale di positività».

Tomba: sci sport sicuro
«Lo sci - ha detto Alberto Tomba - è per eccellenza sport all'aperto ed individuale: in più, visto come ci si veste quando si va a sciare, non è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso. E sciando neppure c'è un problema di distanziamento. Le piste dovrebbero dunque essere aperte, anche se ci sono ovviamente degli accorgimenti da prendere».

Thoeni: Un peccato non sciare a Natale e Capodanno
«È un peccato - ha detto Gustav Thoeni, simbolo della Valanga Azzurra - non poter aprire a Natale e Capodanno, peccato per gli impianti e per le gravi perdite di noi albergatori. Mi sembra che l’intenzione sia quella di non aprire. Vediamo se l’Alto Adige farà qualcosa sfruttando l’autonomia, ma sarà difficile».

© Riproduzione riservata STAMPA

 


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