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Sci, contentino beffardo Impianti aperti, comuni chiusi

Il nuovo Dpcm dovrebbe dare il via libera agli impianti nelle zone gialle e in quelle arancioni, ma solo al 50% in questo caso. Nulla da fare per le rosse. Piccolo dettaglio: non ci si sposta dai comuni. I comprensori hanno acceso i cannoni per la neve artificiale. AdamelloSki ha investito un milione di euro per ripartire.

di Federico Biffignandi
 
22 novembre 2020 | 08:30

Sci, contentino beffardo Impianti aperti, comuni chiusi

Il nuovo Dpcm dovrebbe dare il via libera agli impianti nelle zone gialle e in quelle arancioni, ma solo al 50% in questo caso. Nulla da fare per le rosse. Piccolo dettaglio: non ci si sposta dai comuni. I comprensori hanno acceso i cannoni per la neve artificiale. AdamelloSki ha investito un milione di euro per ripartire.

di Federico Biffignandi
22 novembre 2020 | 08:30
 

Sembrava essersi aperto il baratro per gli impianti sciistici che avevano ormai rimandato l'avvio della stagione a dopo l'Epifania, ma nell'ultimo incontro tra i Governatori si è raggiunto un accordo per presentare al Comitato Scientifico un documento che prevede alcune linee guida per ripartire. Via libera alle zone gialle con tutti gli accorgimenti arcinoti, sciatori al 50% nelle zone arancioni e stop completo nelle zone rosse. Resta la domanda: con l'obbligo di non spostarsi dai comuni, chi andrà a sciare?

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Piste ancora verdi per mancanza di neve, ma via ai cannoni

A rischio 60mila posti di lavoro
Nei giorni scorsi tra i pareri più pessimisti (anzi, realisti) ce n’è uno particolarmente autorevole come quello di Valeria Ghezzi, presidente degli impiantisti italiani, che parlava di miracolo qualora seggiovie e funivie dovessero entrare in funzione entro il 25 dicembre. Ma la mazzata sarebbe per tutta l’economia italiana dal momento che ci sono in ballo 60mila posti di lavoro e 10-12 miliardi di euro di fatturato.

Manca neve, altro grande problema
L'altro problema è la totale mancanza di neve. Un rammarico a guardarsi indietro se si pensa che in questo periodo nel 2019 già si sciava anche grazie ad abbondanti nevicate che, anche in questo caso, nel 2020 penalizzano lo sci dato che non se ne vedono.

Problema di programmazione e di sistema
Il problema resta dunque sempre quello della programmazione: un comprensorio intero bisogna prepararlo con la neve diverse settimane prima e poi ci sono i collaudi e infine bisogna capire se e come possono aprire i rifugi, per non parlare degli alberghi. Insomma, una filiera che quando tutto funziona alla perfezione tiene in vita un’intera località con tutti i suoi residenti, ma che in situazioni come queste non può viaggiare in maniera slegata. Per la Lombardia i costi da sostenere con queste modalità sarebbero insostenibili.

Se partono gli impianti deve partire tutto
«Non avrebbe senso partire slegati», spiega Michele Bertolini, consigliere del comprensorio AdamelloSki, «perché il nostro è un sistema che è solido e florido solo se tiene insieme le varie realtà che lo compongono. Non possiamo pensare di aprire solo gli impianti e le piste tenendo però chiusi i rifugi o se gli alberghi non possono ospitare clienti».

Problemi economici, ma anche sociali
Una preoccupazione forte, che è sociale, culturale e ovviamente anche economica. «In questo momento», spiega Bertolini, dobbiamo preoccuparci di rispettare tutti quei vincoli economici che fanno parte di un’attività. Ma AdamelloSki è composta da soci che lavorano in tutti quei settori che contribuiscono al sistema montagna e nessuno può restarne fuori».

Cannoni in azione, un milione di euro di investimento
Nel frattempo però, così come accaduto in altre località, anche sulle piste di Temù-Ponte di Legno e Tonale i cannoni sono stati azionati per innevare le 41 piste servite da 28 impianti di risalita fino ai 3mila metri del Ghiacciaio Presena.

Chi si è svegliato nel fine settimana e ha visto la prima neve spruzzata si è sorpreso considerando tutta la situazione in atto e forse ha anche sperato che i vertici del comprensorio avessero buone notizie di prima mano sulla stagione. Ma la risposta di Bertolini non è stata così confortante per gli amanti degli “assi”: «L’ultima settimana di novembre è la più fredda e abbiamo il dovere di sparare neve a sufficienza per creare una base solida che possa resistere tutto l’inverno».

Bisogna farsi trovare pronti se si partirà
Certo, ma sparare neve costa parecchio: il gioco varrà la candela? «Dobbiamo provarci», spiega Bertolini, «per evitare di farci trovare impreparati qualora dovessero darci il via libera per aprire. Non sapremo quando sarà, ma intanto vogliamo dare un segnale di attività. È certamente un investimento al buio che, solo per il primo innevamento, vale più di un milione di euro».

Sarà una stagione senza guadagni
Potrebbero essere soldi che vanno in fumo, oppure un investimento come da tradizione. Secondo Bertolini «a ora l’obiettivo è quello di coprire le spese con i movimenti che ci saranno in questa stagione, difficilmente sarà una stagione “al guadagno”».

A oggi nessuna camera d'albergo prenotata
I numeri parlano chiaro: al momento le prenotazioni negli alberghi per la stagione invernale sono a “zero”, quando solitamente a fine estate si copriva il 60% delle camere d’albergo disponibili in zona. Il motivo è da ricondurre ovviamente alla pandemia e al lockdown con i turisti stranieri bloccati nei loro Paesi che certo non stanno pensando di viaggiare.

Ma il governo sta aiutando economicamente gli impianti? «Quest’estate no», risponde Bertolini, «sono arrivati solo agli alberghi. Per quest’inverno qualcosa potrebbe arrivare considerando che siamo un’attività che fattura più di 5 milioni di euro e con un codice Ateco che dovrebbe essere “sostenuto” dall’ultimo Dpcm».

Più della neve, si aspetta il Dpcm
I 130 dipendenti che lavorano per AdamelloSki sono alla finestra in attesa più delle linee guida del governo per ripartire che della neve, come da tradizione. Cosa succederà ancora non è dato sapere, ma lo slalom tra contagi e restrizioni sembra di quelli particolarmente ostici.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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