Sembrava essersi aperto il baratro per gli impianti sciistici che avevano ormai rimandato l'avvio della stagione a dopo l'Epifania, ma nell'ultimo incontro tra i Governatori si è raggiunto un accordo per presentare al Comitato Scientifico un documento che prevede alcune linee guida per ripartire. Via libera alle zone gialle con tutti gli accorgimenti arcinoti, sciatori al 50% nelle zone arancioni e stop completo nelle zone rosse. Resta la domanda: con l'obbligo di non spostarsi dai comuni, chi andrà a sciare?
Piste ancora verdi per mancanza di neve, ma via ai cannoni
A rischio 60mila posti di lavoroNei giorni scorsi tra i pareri più pessimisti (anzi, realisti) ce n’è uno particolarmente autorevole come quello di
Valeria Ghezzi, presidente degli impiantisti italiani, che parlava di
miracolo qualora seggiovie e funivie dovessero
entrare in funzione entro il 25 dicembre. Ma la mazzata sarebbe per tutta l’economia italiana dal momento che ci sono in ballo 60mila posti di lavoro e
10-12 miliardi di euro di fatturato.
Manca neve, altro grande problemaL'altro problema è la totale mancanza di neve. Un rammarico a guardarsi indietro se si pensa che in questo periodo nel 2019 già si
sciava anche grazie ad abbondanti nevicate che, anche in questo caso, nel 2020
penalizzano lo sci dato che non se ne vedono.
Problema di programmazione e di sistemaIl problema resta dunque sempre quello della
programmazione: un comprensorio intero bisogna prepararlo con la neve diverse settimane prima e poi ci sono i collaudi e infine bisogna capire se e come possono aprire i rifugi, per non parlare degli
alberghi. Insomma, una
filiera che quando tutto funziona alla perfezione tiene in vita un’intera località con tutti i suoi residenti, ma che in situazioni come queste
non può viaggiare in maniera slegata. Per la Lombardia i costi da sostenere con queste modalità sarebbero insostenibili.
Se partono gli impianti deve partire tutto«Non avrebbe senso partire slegati», spiega
Michele Bertolini, consigliere del comprensorio
AdamelloSki, «perché il nostro è un sistema che è solido e florido solo se tiene insieme le varie realtà che lo compongono. Non possiamo pensare di aprire solo gli impianti e le piste tenendo però chiusi i
rifugi o se gli
alberghi non possono ospitare clienti».
Problemi economici, ma anche socialiUna preoccupazione forte, che è
sociale, culturale e ovviamente anche economica. «In questo momento», spiega Bertolini, dobbiamo preoccuparci di rispettare tutti quei vincoli
economici che fanno parte di un’attività. Ma AdamelloSki è composta da soci che lavorano in tutti quei settori che contribuiscono al
sistema montagna e nessuno può restarne fuori».
Cannoni in azione, un milione di euro di investimento
Nel frattempo però, così come accaduto in altre località, anche sulle piste di
Temù-
Ponte di Legno e
Tonale i cannoni sono stati azionati per innevare le 41
piste servite da 28 impianti di risalita fino ai 3mila metri del
Ghiacciaio Presena.
Chi si è svegliato nel fine settimana e ha visto la prima neve spruzzata si è sorpreso considerando tutta la situazione in atto e forse ha anche sperato che i vertici del comprensorio avessero buone notizie di prima mano sulla
stagione. Ma la risposta di Bertolini non è stata così confortante per gli amanti degli “assi”: «L’ultima settimana di
novembre è la più fredda e abbiamo il dovere di sparare neve a sufficienza per creare una base solida che possa resistere tutto l’
inverno».
Bisogna farsi trovare pronti se si partiràCerto, ma sparare neve costa parecchio: il gioco varrà la candela? «Dobbiamo provarci», spiega Bertolini, «per evitare di farci trovare
impreparati qualora dovessero darci il via libera per aprire. Non sapremo quando sarà, ma intanto vogliamo dare un segnale di
attività. È certamente un investimento al
buio che, solo per il primo innevamento, vale più di un milione di euro».
Sarà una stagione senza guadagniPotrebbero essere soldi che vanno in fumo, oppure un investimento come da
tradizione. Secondo Bertolini «a ora l’obiettivo è quello di coprire le
spese con i movimenti che ci saranno in questa
stagione, difficilmente sarà una stagione “al guadagno”».
A oggi nessuna camera d'albergo prenotataI numeri parlano chiaro: al momento le prenotazioni negli
alberghi per la stagione invernale sono a “zero”, quando solitamente a fine estate si copriva il 60% delle camere d’albergo disponibili in zona. Il motivo è da ricondurre ovviamente alla
pandemia e al
lockdown con i turisti stranieri bloccati nei loro Paesi che certo non stanno pensando di viaggiare.
Ma il
governo sta aiutando economicamente gli
impianti? «Quest’estate no», risponde Bertolini, «sono arrivati solo agli alberghi. Per quest’inverno qualcosa potrebbe arrivare considerando che siamo un’attività che
fattura più di 5 milioni di euro e con un
codice Ateco che dovrebbe essere “sostenuto” dall’ultimo Dpcm».
Più della neve, si aspetta il DpcmI 130
dipendenti che lavorano per AdamelloSki sono alla finestra in attesa più delle linee guida del governo per ripartire che della neve, come da tradizione. Cosa succederà ancora non è dato sapere, ma lo slalom tra
contagi e
restrizioni sembra di quelli particolarmente ostici.