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Lombardia e Piemonte, 10 giorni per la zona arancione

Da quattro giorni la Lombardia è virtualmente nella fascia meno a rischio, ma servono altri 10 giorni così per l'ufficialità. Situazione Natale: ipotesi zone rosse alleggerite, ma bar e ristoranti resterebbero chiusi.

 
17 novembre 2020 | 12:52

Lombardia e Piemonte, 10 giorni per la zona arancione

Da quattro giorni la Lombardia è virtualmente nella fascia meno a rischio, ma servono altri 10 giorni così per l'ufficialità. Situazione Natale: ipotesi zone rosse alleggerite, ma bar e ristoranti resterebbero chiusi.

17 novembre 2020 | 12:52
 

Lombardia e Piemonte da zone rosse puntano ora a essere retrocesse in zona arancione. Il primo passo verso questo obiettivo è stato fatto, visto che da quattro giorni nella zona arancione “virtuale” ci sono, almeno stando ai dati. Per l’ufficialità, tuttavia, servono 14 giorni di conferma, il che vuol dire che è iniziato il countdown del “meno 10” per vedere uno spiraglio di ripartenza.

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La Lombardia sogna la zona arancione

Speranza: «La situazione resta molto seria»
«Le prime regioni entrate in zona rossa dovrebbero essere anche le prime a uscirne», spiega Roberto Speranza. Il ministro della Salute lo dice con sollievo misto a preoccupazione, davanti al bollettino quotidiano dei contagiati e dei morti: «C’è una decelerazione e questa settimana sarà importante vedere se continua e quali sono i numeri dei ricoveri. Ma ancora non siamo di fronte a un arretramento del virus. La situazione resta molto seria, nessuna regione italiana è in zona verde. Serve la massima prudenza».

Lombardia: il 27 novembre la data decisiva per il futuro
Per la Lombardia la data da segnare col circoletto rosso sul calendario è dunque quella del 27 novembre, ma tutto dipenderà dall’andamento dei contagi e degli altri parametri (su tutti la situazione negli ospedali) che si rileverà in queste giornate. C’è anche l’ipotesi che rimangano rosse solo alcune determinate zone della Lombardia, con Milano prima indiziata vista la crisi che ha colpito la città nella seconda ondata. «Il Dpcm lo consente», conferma Speranza, «è una valutazione che dovremo fare». L'altra faccia della medaglia è proprio relativa alla macchia di leopardo con la quale il covid tappezza l'Italia e, in questo caso, la Lombardia. Per zone ancora ad alto rischio ce ne sono altre che il periodo buio l'hanno vissuto in primavera e ora fronteggiano la seconda ondata con più margine. Il caso più eclatante è quello di Bergamo e Brescia, peccato però che le due città vantino numeri di contagi e decessi rassicuranti, ma i loro ospedali sono presi d'assalto da pazienti che vengono dirottati lì da Milano, Como e Varese. Da queste parti la situazione sanitaria è al limite, non è difficile pensare a causa di una mala gestione dei ricoveri.

Conferenza delle Regioni in vista del Natale
La conferenza delle Regioni che si è svolta in mattinata ha portato ad una richiesta di rocedure più semplici per cambiare fascia di rischio e condividere le scelte: i presidenti di Regione vanno all’attacco del governo e sollecitano tempi rapidi per uscire dalle zone rosse e arancioni. La conferenza dei governatori si è riunita per elaborare una serie di istanze da presentare all’esecutivo. Il presidente della Liguria Giovanni Toti se ne fa portavoce e chiede «subito un confronto con il Cts anche per conoscere i motivi delle scelte per rendere più efficace il contrasto al Covid e comprensibili ai cittadini le scelte». La convocazione era stata voluta dal presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, secondo cui «la riunione servirà finalmente a confrontarci sui criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico rispetto ai dati forniti a livello regionale».

Abruzzo, scatta il 18 novembre la zona rossa
Intanto nel resto d’Italia la situazione è in continua evoluzione. Da mercoledì 18 novembre l’Abruzzo è in zona rossa per decisione del presidente Marco Marsilio e nella fascia di rischio è entrata anche la Puglia su cui si decide venerdì. Preoccupa la velocità con cui il virus continua a diffondersi nonostante le ordinanze restrittive firmate nei giorni scorsi dal governatore Michele Emiliano.

Il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, invoca il lockdown totale e non è escluso che il presidente della Regione decida di seguire le orme di Marsilio. Il presidente dell’Abruzzo ha scelto di «applicare la disciplina delle zone rosse», lasciando aperte le scuole. Una decisione che il ministro Roberto Speranza ha apprezzato. In Calabria e Basilicata tutte le lezioni sono state invece sospese.

Lazio, resiste la zona gialla ma i dati peggiorano
Il Lazio resiste in fascia gialla, ma preoccupano l’aumento dei positivi rispetto ai tamponi e il numero dei ricoverati: 3.100 a fronte di 5.500 letti. I posti ci sono e la situazione è sotto controllo, eppure il presidente Nicola Zingaretti teme la saturazione e si è mosso per tempo con ordinanze restrittive. Rimangono in giallo anche il Veneto, la Sardegna, il Molise e la provincia di Trento.

Rt poco sopra l'1, dati in continua evoluzione
«I contagi continuano a crescere, ma la velocità si è ridotta - spiega il ministro della Salute -. L’Rt è poco sopra 1, speriamo che sia l’ultimo pezzo di salita verso il plateau». Venerdì la cabina di regia del governo esaminerà tutti i dati in arrivo dalle regioni e il ministro della Salute potrebbe firmare nuove ordinanze restrittive. La prima tappa del monitoraggio settimanale è attesa per il 17 novembre, quando il Comitato tecnico-scientifico comincerà ad aggiornare i dati dei territori.

Lombardia e Piemonte venerdì concluderanno le prime due settimane in lockdown e gli esperti non escludono che, ai sensi del Dpcm, possano tornare in fascia arancione, dove le misure restrittive sono meno severe. Con il tasso di positività ai tamponi che sale al 18% su scala nazionale gli scienziati mettono in guardia da allentamenti rapidi: una maggior saturazione dei posti letto imporrebbe un cambiamento delle politiche di accettazione degli ospedali, «portando a privilegiare i casi più gravi con conseguente aumento della mortalità di chi non riesce a essere curato in tempo».

L'incubo di un Natale di distanziamento - Lombardia e Piemonte, i dati in calo fanno sognare la zona arancione
L'incubo di un Natale di distanziamento

Per Natale si valuta zona rossa light. Bar e ristoranti ancora chiusi
Le valutazioni in questo momento sono particolarmente delicate perché è probabile che ogni decisione che venga presa abbia ripercussioni sul Natale e, viceversa, il nostro Natale dipenderà proprio dagli ultimi Dpcm. L’ipotesi al vaglio del premier Conte è quella di mantenere le tre fasce ma ammorbidendo la zona rossa.

In questo caso bar e ristoranti non subirebbero variazioni rispetto alla zona rossa “rigida” potendo lavorare dunque solo con asporto o delivery. I negozi al dettaglio invece potrebbero essere riaperti con ingressi contingentati ma orario prolungato fino a sera tardi. I centri commerciali resterebbero chiusi nel weekend.

Spostamenti tra comuni concesso per Natale
Il punto più critico riguarda lo spostamento fra comuni. In zona rossa potrebbe essere tolto l'obbligo di non muoversi da casa salvo le comprovate esigenze. In pratica: la fascia più alta di rischio erediterebbe le regole di quelle intermedie, quindi spostamenti solo all'interno del comune.

Anche il coprifuoco vacillerebbe. A Natale spostato alle 24
Se l'indice Rt scendesse sotto il "fatidico" 1, Conte potrebbe anche eliminare del tutto il coprifuoco. Con un valore superiore, ma in miglioramento, si potrebbe spostare l'inizio del divieto totale di uscita alle 23 o alle 24. Non è escluso che il coprifuco possa slittare alle 23, con eccezione delle 24 la sera della vigilia di Natale.

Capodanno? Impossibile obbligare, serviranno consigli
Conte e i ministri sono consapevoli che i divieti tassativi per il cenone rischierebbo di essere inapplicabili. Resterà la raccomandazione di evitare gli inviti e sarà fortemente sconsigliato organizzare cene con più di sei persone extra nucleo familiare. In ogni caso, anche all'interno della propria abitazione, mascherina e distanziamento saranno la prima barriera al contagio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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